Nel cuore di New York, nelle sale solenni del Metropolitan Museum of Art, una luce fredda e misurata cade sulle tele di Caspar David Friedrich, il maestro tedesco che trasformò la natura in specchio dell’anima. Dall’8 febbraio all’11 maggio 2025, la grande retrospettiva Caspar David Friedrich: The Soul of Nature celebra il pittore romantico, con una curatela d’eccezione firmata da Alison Hokanson e Joanna Sheers Seidenstein.
Più di settantacinque opere, tra dipinti e disegni, giungono da oltre trenta istituzioni pubbliche e private, spalancando ai visitatori un paesaggio interiore fatto di rovine, nebbie e figure solitarie. Per la prima volta negli Stati Uniti saranno esposti capolavori come Viandante sul mare di nebbia e Monaco in riva al mare, quadri che hanno dettato l’alfabeto visivo della malinconia.

Negli ultimi anni, il Met ha ampliato il suo focus sulle scuole artistiche europee meno rappresentate nelle collezioni statunitensi, e questa mostra si inserisce in un filone di riscoperta che mette in evidenza la risonanza contemporanea della visione di Friedrich. Alcuni curatori la definiscono una mostra politica, anche se nessuno lo dice apertamente. L’ossessione per il paesaggio e per il senso di perdita evocato dalle tele di Friedrich sembra parlare anche al nostro presente: cambiamenti climatici, incertezze esistenziali, il desiderio di connessione con la natura in un’epoca dominata dalla tecnologia.
Un tempo considerato un artista di nicchia, oggi è diventato una figura chiave nella storia dell’arte occidentale. Nei suoi dipinti la natura si libera dallo sfondo per emergere come un’entità viva e sacra. Gli alberi spogli, le rovine immerse nell’ombra, i ghiacciai scintillanti sono frammenti di un discorso mai del tutto concluso. “Se lo vedi, vuol dire che c’è. Ma sei tu che lo stai vedendo”, sembra suggerire Friedrich, parafrasando le domande dei suoi personaggi immobili davanti all’infinito.
Ma c’è un altro livello di lettura. Lo sguardo assorto dei suoi personaggi, le vedute desolate, le rovine immerse nel silenzio raccontano il dramma della transizione, della perdita di un mondo e della ricerca di un senso più profondo nella natura.

Questa mostra arriva in un periodo in cui la riflessione sull’ambiente si fa sempre più pressante. Friedrich dipingeva paesaggi incontaminati, ma già nei suoi tempi la natura era minacciata dalle prime fasi dell’industrializzazione. Oggi, di fronte a crisi ecologiche sempre più evidenti, le sue opere assumono un significato nuovo, come un monito e una riflessione sulla nostra fragilità di fronte alla vastità del mondo naturale. Il Romanticismo di Friedrich, con il suo sguardo malinconico e contemplativo, non è solo un viaggio nel passato, ma una lente per osservare il presente. Come se, prima che tutto scompaia, fosse necessario fermarsi a contemplare.
Nelle sale del Met, sotto la luce studiata per valorizzare le tonalità fredde e gli orizzonti sconfinati delle sue tele, i visitatori potranno perdersi in un mondo che sembra lontano, eppure così vicino. Un mondo in cui la bellezza si mescola al senso di inquietudine, e dove il rapporto tra uomo e natura assume un significato che, ancora oggi, continua a interrogarci.