Il Futurismo è stato molto più di un movimento artistico: è stato un’impresa titanica, un manifesto di volontà che ha travolto ogni forma espressiva, dall’arte all’architettura, dal design alla letteratura, persino la cucina e la moda. Un impeto visionario, una tensione febbrile verso il futuro, che oggi ci interroga nuovamente. Ma quali tracce del Futurismo sopravvivono nell’immaginario delle città contemporanee? Quali tensioni e quali utopie persistono nelle architetture che plasmano il nostro quotidiano? A queste domande proverà a rispondere il panel interdisciplinare Beyond the Skyline: Futurism and the City of Tomorrow, in programma il 31 gennaio presso la Casa Italiana.
Lorenzo Marinetti scriveva che i futuristi volevano “dare scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile”. Non concepivano spazi statici, ma organismi urbani in continua evoluzione, città che si consumano e si rigenerano come esseri viventi. Oggi, nei grattacieli avveniristici di città come Tokyo o Dubai, nelle infrastrutture sospese delle megalopoli iperconnesse, risuona ancora l’eco di quel linguaggio audace e visionario.
Saranno proprio questi temi al centro del dibattito tra Ara Merjian (NYU), Nicola Lucchi (Magazzino Italian Art Museum), Vito Adriaensens (NYU), Ali Rahim (UPenn/Contemporary Architecture Practice) e Spyros Papapetros (Princeton University), che guideranno il pubblico in un viaggio tra passato e presente, tra utopie irrealizzate e realizzazioni utopiche.
Parallelamente, la mostra Metropoli: Visionary Architecture from Futurism to Rationalism, in corso fino al 31 maggio 2025 presso la Casa Italiana, racconta l’evoluzione delle città novecentesche, dove la frenesia futurista si scontra con l’ordine razionale del Movimento Moderno. Le visioni avanguardistiche di Sant’Elia dialogano con le architetture razionaliste di Giuseppe Terragni, in un percorso che mostra come le città siano sempre state il palcoscenico di tensioni ideologiche e artistiche.
Ad accompagnare l’esposizione, un documentario introduttivo guida il visitatore attraverso un universo di schizzi, plastici e progetti che raccontano un’epoca in cui l’architettura non era solo costruzione, ma racconto, tensione, rivoluzione.