La stampa ha potuto ascoltare in anteprima i brani di Sanremo: il mood generale è un ritorno alla canzone classica sanremese per un Festival mai così pop, con meno rap e assenza del rock, con pezzi che strizzano l’occhio alle radio, una sola canzone politica ed una che fotografa l’attuale momento sociale, una Kermesse che celebra l’amore in tutte le sue forme con tanto sentimento e poca attualità nei testi. Va detto che il 66 per cento dei brani di fatto è scritto dagli stessi 11 autori… omologando un po’ lo stile. Solo 4 i brani in gara interamente firmati dai loro interpreti (Achille Lauro, Bresh, Brunori SAS e Modà). Il pubblico potrà giudicare di persona dall’11 al 15 febbraio ma intanto ecco le nostre impressioni sulle 30 canzoni.
Voce e piano per Simone Cristicchi che con il brano struggente Quando sarai piccola si rivolge principalmente ad un pubblico over e commuove la platea parlando di sua madre affetta da Alzheimer e, considerando le reazioni in sala, si candida direttamente al Premio della Giuria attraverso un testo toccante e raffinato anche se talvolta un po’ troppo esplicito.
Francesco Gabbani a Sanremo non sbaglia un pezzo e con Viva la vita porta sul palco una classica ballata dal testo esistenzialista. Una bella canzone con un finale da carpe diem con l’augurio di vivere davvero ogni momento.
Clara con Febbre propone una metafora delle oscillazioni emotive della vita che porta la firma di Madame, la cui influenza si fa sentire nell’accenno a rappare. Come tanti altri brani ascoltati sembra scritto appositamente per andare in radio, non offrendo però grandi spunti di novità.
Willy Peyote, brillante e ironico, fornisce una risposta utile per tutte le occasioni con Grazie ma no grazie portando a Sanremo l’unico pezzo a tema sociale, offrendo con il suo inconfondibile spirito critico una riflessione sulle contraddizioni della società moderna. Il brano, arricchito con sonorità latine e ritmi incalzanti, regala un po’ di freschezza e un po’ di coscienza critica in un Festival con poco racconto sociale.
Noemi (Se t’innamori muori) canta una ballata elegante, classica e romantica che calza a pennello con la sua voce graffiante. Scritta dalla “premiata ditta” Blanco e Mohamood che l’hanno creata pensando a lei, la canzone parla dell’abbandono e della paura di sentirsi fragili quando la propria vita è nelle mani di un’altra persona.
Lucio Corsi, cantastorie delicato, con Volevo essere un duro ha finalmente l’occasione per farsi conoscere dal grande pubblico con questa poesia vestita di musica, un autoritratto sognatore e a tratti surreale che accompagnato da piano e archi gioca con le immagini e con un accenno al rock nel finale.
Rkomi con Il ritmo delle cose esplora il rapporto con il tempo e il caos della vita quotidiana sottolineando il bisogno di accoglierlo al posto che evitarlo. Immagini evocative e sound coinvolgente in cui si sente la mano di Shablo nella produzione di questo pezzo pop elettrico molto radiofonico.
I The Kolors con il supporto di Calcucca centrano l’obiettivo tormentone con Tu con chi fai l’amore, canzone ad altissima velocità con un sound pop-dance dal gusto latino che tiene alto il ritmo e invita a ballare. E’ una canzone passionale che celebra la leggerezza e la spontaneità della vita quando l’istinto prende il sopravvento regalando esperienze inaspettate e spensierate.
Rocco Hunt con Mille vote ancora racconta della nostalgia verso la propria terra, rappresentando tutti quei ragazzi costretti a lasciarla. Il rapper gioca tra nostalgia e voglia di riscatto con un sound partenopeo riletto in chiave contemporanea. Un pezzo a volte “furbo” cantato un po’ in italiano e un po’ in dialetto ma che già dal primo ascolto si è fatto notare.
Rose Villan rimane nella sua zona confort con Fuorilegge in cui parla di un desiderio viscerale e logorante così forte da farti sentire sbagliato. Ripete la formula vincente dello scorso anno con una parte soft che esplode nel pre-ritornello per poi cambiare direzione. Unica nota di novità, una parentesi gospel all’interno dei suoni elettronici più sfrenati, ma già dal primo ascolto si intuisce che questo pezzo pop con influenze e sapori mediorientali sarà una hit.
Brunori SAS dedica L’albero delle noci alla figlia Fiammetta, presentandosi per prima volta all’Ariston con una canzone d’autore che celebra le gioie e le paure dell’essere genitore. Un pezzo fedele alla sua attitudine artistica che offre un cantautorato fresco e profondo che unisce tradizione e innovazione. In questo brano troviamo tutta la sua capacità di parlare di temi universali con linguaggio semplice ed incisivo.
Serena Brancale con Anima e core esorta a fare le cose ben fatte ovvero con l’anima e il cuore, regalandoci un vero gioiellino con questo pezzo verace e travolgente, dal ritmo popolare ma allo stesso tempo sofisticato.
Irama propone una ballatona pop-rock che, con l’aiuto di Blanco risulta calzargli alla perfezione. Lentamente parla di un amore intenso che si distrugge piano piano fino a sgretolarsi in modo definitivo. Un brano che lo mette a nudo con un testo crudo e trasparente allo stesso tempo. Dal primo ascolto però si è rilevata una certa difficoltà nel comprendere a pieno le parole del brano.
Marcella Bella con Pelle di diamante porta una canzone autobiografica che parla di una donna combattente attraverso questo brano orgoglioso, dal ritmo sostenuto e dalla cassa dritta. Un inno dedicato alle donne d’oggi, indipendenti e che conoscono perfettamente il loro valore.
Achille Lauro con Incoscienti giovani ci regala una bella ballata sull’amore giovanile ricordato da un over 30, ma anche un momento autobiografico a tratti commovente con un sound che calamita l’attenzione del pubblico impreziosito dal suo inconfondibile timbro. Un brano magnetico che riesce a dare la giusta scossa attraverso un finale sorprendente.
Elodie porta all’Ariston una canzone d’amore con sonorità elettroniche. Dimenticarsi alle 7 è un mix tra melodramma e deep house proponendo una nuova versione della sua evoluzione artistica e raccontando del lato emotivo e drammatico dell’amore.
Tony Effe, un Califano munito di autotune, esce dalla sua zona confort attraverso uno stornello romano iniziale proposto con la chitarra. Con Damme na mano fa l’occhiolino alle più famigerate canzoni che raccontano di Roma. Un brano che parla di nostalgia e sofferenza, temi da tenerone che non ci aspettavamo certamente da lui, al centro delle polemiche delle ultime settimane per i suoi testi giudicati troppo violenti verso le donne.
Massimo Ranieri con un brano un po’ teatrale e un po’ musical soddisfa a pieno i fan dell’evergreen. Scritto da Tiziano Ferro e Nek Tra le mani un cuore dona lustro alla sua voce inconfondibile raccontando di un amore come processo di cura per un cuore a pezzi. Una canzone orchestrale e di grande respiro.
Sarah Toscano, fresca della vittoria ad Amici, la più giovane concorrente di questa edizione, con Amarcord porta il pezzo più radiofonico in assoluto che declina il concetto del dèja-vu. Parla di nostalgia, del rivivere un ricordo che deve rimanere tale attraverso un testo interessante e moderno e una melodia sempre più ritmata fino all’esplosione in un mood disco dance.
Fedez con Battito porta sul palco dell’Ariston un’atmosfera cupa e dark nella quale fa i conti con i suoi demoni, portandoci nel profondo buio della psiche con ritmi e suoni aggressivi e risultando molto convincente.
Coma _Cose tornano alle origini proponendo immagini quotidiane che riescono a rendere poetiche con un brano veloce, ironico, scanzonato e in stile anni 80. Cuoricini ironizza sull’abuso dei social ed ha le carte giuste per diventare una hit.
Giorgia con la sua voce dirompente che raggiunge vette incredibili, propone La cura per me, una ballata dal suono contemporaneo, anche questa firmata Blanco, che racconta di una donna forte che non teme la solitudine, vivendo anche le follie d’amore come normalità.
Olly attraverso la ballata ben costruita di Balorda Nostalgia racconta di un amore finito ricordandone la dolce e banale quotidianità. Tra i pezzi più sanremesi di questa edizione, in sordina, si potrebbe candidare al podio.
Emiss Killa in Demoni fa largo uso di autotune su un tappeto elettronico dal ritmo sostenuto restituendo un ritratto di un amore vorticoso e inarrestabile. Un rapper prestato al pop che in questa versione non convince del tutto.
Joan Thiele con Eco porta a Sanremo un brano molto elegante che valorizza a pieno la sua voce. E’ una delle scommesse di questo Festival che regala atmosfere anni 60 con uno stile raffinato.
I Modà propongono un pezzo da copione che non tradisce la loro natura. Non ti dimentico è una ballata sull’amore perduto in pieno stile Modà, un mix di amore e coraggio. L’essenza melodica del brano talvolta tracima in un rock un po’ crudo che la valorizza distinguendola dalla maggioranza delle canzoni in concorso.
Gaia con il brano ritmato Chiamo io chiami tu confeziona un prodotto perfettamente radiofonico con un ritornello che ti entra in testa e non esce più. Sempre intensa e seduttiva, in occasione della Kermesse sanremese Gaia parla di un bisticcio amoroso su chi cede prima in amore esplorando il tema del distacco emotivo.
Bresh con La tana del granchio confeziona una classica ballad sanremese ma non scontata che esplora la libertà come aspirazione universale e conferma la sua abilità di raccontare storie autentiche e ricche di significato emozionando il pubblico.
Francesca Michelin per il suo ritorno all’Ariston propone Fango in paradiso, un bel brano sulla fine di un amore che si esprime attraverso una canzone. Ballata pianistica di livello ma che, in mancanza di un ritornello killer che la faccia emergere sulle altre, rischia di perdersi in questa Kermesse ricca di ballate amorose. Non facilissima al primo ascolto, potrebbe riservare sorprese in classifica con il prosieguo della gara.
Shabo feat. Gue, Joshua e Tormento, un poker d’assi in perfetto stile urban che strizza l’occhio al pop con ricordi anni 90 regalando allo show un concept variegato che spazia dall’afro, al jazz, al black e al pop. La canzone più originale del Festival che funziona già dal primo ascolto potrebbe essere la vera sorpresa.
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