Un tempo in America c’erano i junkets e ai junkets c’era Silvia Bizio. E c’era alle visite sui set, ai Golden Globes e agli Oscar, a guardarli da dentro, a chiacchierare con le star. Ora le star vanno a cena a casa sua, e se sei a Los Angeles e sei italiano, casa Bizio è il luogo dove andare per incontrare qualcuno. Ci trovi Oliver Stone o la figlia di Clint Eastwood o Matteo Garrone o Paolo Sorrentino. Non è un caso quindi che Silvia, per 40 anni corrispondente da Hollywood per Repubblica, abbia alla fine deciso di raccontare una delle sue amicizie storiche, quella con Kevin Costner. Lo ha fatto con un libro molto semplice ma insieme ricco di 40 anni di interviste, di conversazioni durante e dopo i film, che la star di Hollywood ha fatto con lei. Kevin on Costner, edito da Gremese e cui ha collaborato Pietro Ricci, fondatore del Fan Club di Costner in Italia, è un racconto per film dell’attore e della persona.
“L’ho incontrato la prima volta per Fandango – mi dice Silvia al telefono da Los Angeles – ma abbiamo iniziato ad essere amici ai tempi di The Untouchables. Allora ero amica di Brian De Palma e andavo a trovarlo sul set del film. Kevin mi ha conosciuto così, in modo assolutamente informale e ha cominciato a fidarsi di me, io, d’altra parte, ho iniziato a scoprire il bravo ragazzo americano dietro la star.”
Costner allora era famoso, tagliato fuori al montaggio da The Big Chill, era l’amico suicida per cui si riuniscono tutti, si era rifatto interpretando Silverado, Fandango e American Flyers, oltre ad Amazing Stories di Spielberg. Ma è stato proprio il capolavoro di Brian De Palma a lanciarlo nel cielo stellato di Hollywood. Il rapporto con Silvia dopo di allora si è solidificato attraverso Bull Durham del 1988, Field of dreams, chi non ricorda la frase If you build it, they will come?, e il premiatissimo Dances with Wolves da lui diretto e interpretato (7 oscar fra cui miglior film e miglior regista). Poi ci sono stati Robin Hood, JFK di Oliver Stone fino a The Bodyguard del 1992 che lo ha consacrato definitivamente un sex symbol americano. Come guardia del corpo di Whitney Houston Costner ha fatto sognare milioni di donne, ma lui quel film non lo voleva fare. “Mi raccontava che il soggetto non lo entusiasmava affatto – ricorda Silvia Bizio – che era interessato a film con soggetti storici, o sociali, indirettamente politici, ma è andato ad un concerto di Whitney Houston ed è rimasto folgorato. Gli è sembrato che lì dal palco lei cantasse solo per lui, così ha deciso che il film aveva un senso e lo ha fatto.”
Allora Costner era felicemente sposato – “ripeteva sempre che era innamoratissimo della sua Cidney che aveva conosciuto mentre era al college e lei faceva Biancaneve e lui il nocchiero della jungle boat a Disneyland per mantenersi” – poi ci sono stati altri amori. Ma Silvia Bizio sostiene che è sempre stato un grande “family man”, un padre di famiglia molte presente, ha ormai 7 figli, peraltro sostenitore anche dei figli degli amici. Per esempio ha acquistato due lampade scolpite a mano in legno recuperato del figlio di Silvia, Matteo Borgardt, e le ha presentate sui social per fargli pubblicità. Convinto democratico, dopo che in gioventù è stato amico di Ronald Reagan, fa anche spesso beneficenza. Di recente ha inciso un disco, Find Your way, con la sua band Modern West, per devolvere gli incassi alle vittime degli uragani Helen e Milton.
“Kevin è profondamente americano – spiega Bizio – lo vedi anche nelle piccole cose, nel fatto che mangia con gusto hamburger o bistecca e patatine fritte. Ma lo vedi soprattutto nei film che ha fatto, l’epopea del west è presente in tante sue pellicole, fa parte del suo dna. Non è un caso che per realizzare Horizon la sua serie in due parti, che è stata presentata a Cannes e ora a Venezia, lui abbia ipotecato le sue quattro case e ci abbia investito 40 milioni di dollari di suo. Perché ci crede, era un progetto che aveva in mente di realizzare da 40 anni, non trovava i finanziatori e alla fine l’ha fatto lo stesso, da solo.”
Americano anche nel credere che in questo paese i sogni si possono realizzare, come Coppola che ha venduto le sue vigne per realizzare Megalopolis. Personaggi rari in un mondo del cinema dove i compensi vengono discussi spesso prima di ogni cosa.
Silvia sul set di Horizon è andata varie volte, ed è lì che ha incontrato Pietro Ricci che aveva collezionato tutte le sue interviste perché fan sfegatato di Costner e che le ha proposto di riunirle in un libro. Così è nato Kevin on Costner. “Quando sono andata a ripescare tutte le registrazioni originali delle interviste mi sono stupita io stessa di quante conversazioni avevamo fatto nel tempo!”
È successa la stessa cosa con le registrazioni video delle chiacchierate con Charles Bukowski che Silvia ha ritrovato in fondo al garage di casa sua e il figlio ha messo insieme nel bellissimo documentario An Evening with Bukowski presentato a Venezia qualche anno fa. “Potrei fare una serie di libri – conclude ridendo Silvia – Andy Garcia, Oliver Stone, chissà quanto materiale ho negli armadi.” Quanta storia di Hollywood da spolverare per i fan.