Food and Future, concorso di video-arte organizzato dallo Studio Capone di Lecce, è una vera e propria chiamata alle armi per i giovani artisti delle Accademie di Belle Arti di Bari, Lecce e Napoli. L’obiettivo? Affrontare una delle questioni più attuali e complesse: il cibo e il suo profondo significato nel mondo contemporaneo. Come spiega Jacqueline Greaves, food writer e presidente della giuria, il progetto non vuole essere un semplice evento artistico, ma un momento di riflessione collettiva su un tema di grande rilevanza culturale, economica e di impatto sociale. “Le persone tendono a considerare il cibo un bisogno primario da soddisfare per sopravvivere, ma in realtà, come ci insegnano gli eventi del passato, esso rappresenta una delle componenti politiche ed economiche più importanti, se non la più importante, sia a livello nazionale che internazionale. Spesso al centro di enormi conflitti, diventa il primo bersaglio nei momenti di crisi. La questione della terra e dell’approvvigionamento alimentare è stata determinante lungo tutta la storia, soprattutto in Europa occidentale”.
La prima edizione di Food and Future vede in gara dodici cortometraggi, realizzati dagli studenti delle accademie coinvolte, che esplorano aspetti come la sostenibilità alimentare, la distribuzione delle risorse e la valorizzazione delle tradizioni culinarie, con un focus particolare sulla dieta mediterranea. L’evento si conclude l’11 ottobre 2024 a New York, presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University, dove le opere finaliste saranno presentate a un pubblico internazionale.
Nei cortometraggi emergono storie uniche che compongono un quadro complesso. “Molti hanno messo in luce l’agricoltura italiana, con elementi iconici come il grano, gli ulivi e i pomodori, che evocano abbondanza e tradizione”. Dall’elogio della pasta come simbolo universale di Giulia Carluccio, che esplora il legame familiare racchiuso in un piatto di spaghetti, all’opera di Michela Rondinone contro lo spreco alimentare, che invita a riscoprire sapori locali. Altri artisti, come Daniele D’Amato e Margherita Pesce con il loro video Bugonia, adottano un approccio sperimentale per indagare il rapporto tra uomo e natura attraverso antichi riti agricoli.
Per Greaves, proveniente da un contesto culturale diverso, questa esperienza è stata illuminante: “Negli Stati Uniti, e in particolare a New York, tendiamo a dare per scontato il cibo. Andiamo al supermercato o, se siamo fortunati, al mercato locale degli agricoltori. Osservare con quanta passione e orgoglio i giovani artisti italiani abbiano esaltato il ruolo fondamentale del cibo nella cultura e nelle dinamiche familiari è stato significativo. Figure come il giovane della cooperativa alimentare, la nonna che cucina per il nipote, la preparazione del pane in famiglia e il rito di stare insieme a tavola emergono con forza. Si percepiva chiaramente il rifiuto del fast food e la consapevolezza dello spreco quotidiano di cibo, così come l’attenzione per chi non ha accesso a risorse alimentari”.
Portare queste opere a New York offre ai giovani artisti italiani un’occasione irripetibile di confronto con un panorama internazionale. Greaves ne è convinta: “Il pubblico di New York non solo potrà interagire con i video, ma avrà anche la possibilità di votarle, creando un feedback che supera i confini nazionali. L’intento è che gli artisti possano vedere le proprie creazioni accolte e valorizzate in un ambiente diverso, instaurando un dialogo interculturale che arricchisca la loro visione artistica e ampli il loro orizzonte creativo”.
Un aspetto centrale per la presidente di giuria è anche il potenziale educativo della videoarte, che negli ultimi dieci anni ha conosciuto una crescita esponenziale grazie all’uso di internet e dei social media. “Oggi più che mai, assistiamo a un aumento di cortometraggi, video e documentari sulle questioni legate al cibo”, spiega. “Riceviamo continuamente immagini e storie da tutto il mondo, e penso che sia importante: abbiamo bisogno di vedere e comprendere, poiché le persone oggi apprendono in modo visivo”.
Greaves conclude con una visione proiettata al futuro: “L’idea è di continuare questo progetto negli anni, coinvolgendo sempre più città italiane e straniere, creando un forum in cui i giovani possano sviluppare le loro competenze artistiche e al contempo esprimere idee e stimolare il cambiamento. Il cibo diventa così un simbolo di consapevolezza, un mezzo per raccontare chi siamo e come desideriamo definirci”.