È una scomparsa davvero tragica quella di Michaela Mabinty DePrince, pioniera della danza nera, morta a soli 29 anni: l’annuncio è arrivato sulla sua pagina Instagram, ma né il portavoce che ha scritto il post, né la famiglia hanno dato una causa del decesso. La giovane era un’eroina moderna, sopravvissuta alla guerra civile in Sierra Leone, discriminata in orfanotrofio perché soffriva di vitiligine (la condizione che provoca macchie bianche sulla pelle) e per questo affamata e maltrattata, poi adottata a quattro anni da una coppia che l’ha portata negli Stati Uniti con altre due bambine. DePrince si era interessata alla danza fin da piccolissima e tutta la sua breve vita ha lavorato sia per promuovere le danzatrici nere, sia per fare da ambasciatrice per i bambini in zona di guerra.
“Siamo devastati da questa immensa perdita, Michaela ha toccato così tante vite in tutto il mondo” dice il post. La sorella, Mia DePrince, ha scritto “la mia bellissima sorella non c’è più. Dall’inizio della nostra storia in Africa, dormendo insieme su un materassino nell’orfanotrofio, Michaela e io creavamo le nostre storie musicali e i nostri balletti. Quando ci adottarono i nostri genitori nutrirono i nostri sogni e crebbero la ballerina bellissima, aggraziata e forte che tanti di voi conoscono”.
Mabinty Bangura arrivò in orfanotrofio a tre anni, dopo la morte dei genitori nella guerra civile in Sierra Leone. “Ci chiamavano con i numeri, il mio era il 27 ed era il peggiore, quello con meno cibo e meno vestiti”. L’orfanotrofio rischiò di essere bombardato, la bambina camminò chilometri a piedi nudi per arrivare a un campo profughi. La madre, che la adottò con altre due bambine dopo averle incontrate in Ghana nel 1999, raccontò in un’intervista che la bimba era “traumatizzata dalla guerra e malata”: tonsillite, febbre, mononucleosi.
Durante l’infanzia e l’adolescenza si sentì ripetere varie volte il vecchio mantra: la danza classica non era per le bambine nere. Né lei né la famiglia si scoraggiarono. Alla fine frequentò la prestigiosa Rock School for Dance Education. Fu la più giovane prima ballerina della storia del Dance Theatre di Harlem. Nel 2013 entrò nella compagnia dei giovani del Balletto Nazionale dei Paesi Bassi. A 21 anni partecipò a Lemonade, il videoclip della canzone di Beyoncé. Nel 2021, fu assunta come seconda solista al Boston Ballet. “Sono molto fortunata” disse allora ai giornalisti parlando delle danzatrici nere prima di lei. “C’era stata Lauren Anderson come modello. Lo Houston Ballet. Heidi Cruz, il Pennsylvania Ballet. E Misty Copeland. Non siamo molte, ma quello che voglio è spargere più papaveri in un campo di narcisi, avere più ballerine nere e scure”.
Ambasciatrice per i bambini in zona di guerra, DePrince sognava di aprire una scuola di danza in Sierra Leone; ne scriveva anche nel suo memoir, Hope in a Ballet Shoe, sperando di usare a questo fine i proventi del libro. La famiglia ha chiesto di non mandare fiori, ma fare donazioni a War Child, organizzazione che DePrince sosteneva. “Per lei era molto importante” affermano, “le vostre donazioni aiuteranno direttamente altri bambini che crescono in zone di conflitto armato. Grazie”.