Nebraska, l’album paradigma artistico di Bruce Springsteen, sarà protagonista del prossimo appuntamento al cinema sulla scia di un trend che ha preso piede con Bohemian Rhapsody ed è proseguito – a pari ottimi risultati – con Elvis e Rocketman, biopic nel segno del rock.
Deliver Me From Nowhere, targato 20th Century, ripercorre il making of di uno degli album più rappresentativi del Boss, uscito nel 1982. L’interprete sarà Jeremy Allen White, già star della serie tv The Bear, mentre Scott Cooper sarà sceneggiatore e regista, sulla base del libro di Warren Zanes Deliver Me from Nowhere: The Making of Bruce Springsteen’s Nebraska, in Italia intitolato Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska.
Dopo The River, grande successo, Springsteen realizzò un disco inatteso, che raccoglieva canzoni registrate per sé solo: il digitale era alle porte, tuttavia il lavoro fu inciso su cassetta con un registratore a quattro piste. La tecnica, che guardava alle spalle, rifletteva un senso di scollamento dalla contemporaneità, un’inquietudine interiore che l’autore avrebbe spiegato apertamente solo molti anni dopo.

Di documentari sulle rockstar ce ne sono a pacchi e, il più delle volte, di eccellente fattura; Bohemian Rhapsody ha risvegliato l’interesse sullo stesso argomento, ma declinato in versione biopic, ovvero il genere cinematografico che ripercorre la biografia di un personaggio realmente esistito. E le prove di Rami Malek nell’indossare nel 2018 gli eccentrici panni di Freddie Mercury, di Taron Edgerton nel 2019 in quelli (nondimeno) di Elton John, di Austin Butler nel 2022 come Elvis Presley hanno assicurato continuità al filone, che si è appena arricchito di One Love: The Bob Marley Story con Kingsley Ben-Adir (uno dei Ken in Barbie) e Back to Black su Amy Winehouse, impersonata da Marisa Abela, anch’ella nel cast della bionda bambolona. E c’è anche la grintosa Gianna Nannini in procinto di farsi raccontare in Sei nell’anima, dagli esordi ai primi anni, con un cast tutto toscano, a partire dalla regista fiorentina Cinzia TH Torrini e dalla primattrice pistoiese Letizia Toni, sfogliando le pagine dell’autobiografia Cazzi miei (2016).

Tra gli antesignani, spiccano The Doors di Oliver Stone e con Val Kilmer, risalente al 1991 a vent’anni dalla scomparsa di Jim Morrison, Last Days di Gus Van Sant (2005), ove Michael Pitt rievoca Kurt Cobain, Control di Anton Corbijn (2007, pluripremiato a Cannes) con Sam Riley a tracciare il ritratto di Ian Curtis dei Joy Division, problematica figura che pose fine ai suoi giorni a soli 23 anni, nel 1980.

Curiosità e pazienza porteranno gli appassionati a trovare numerosi altri film, meno noti, forse non meno interessanti. Se in taluni casi ci sono state critiche sulla ricostruzione di fatti e persone, pressoché unanime rimane il riconoscimento agli attori protagonisti, calatisi nel ruolo con convinzione e aderenza. Come Freddie, Rami ha vinto l’Oscar; come Elton, Taron ha vinto il Golden Globe; come Elvis, Austin è stato candidato all’Oscar e ha vinto Golden Globe e Bafta, per citare solo alcuni nomi e alcuni premi.
Ribaltando la prospettiva, il mondo del rock è stato spesso presente in prima persona sui set: artisti che hanno interpretato loro stessi o altri personaggi: un fulminato Anthony Kiedis (frontman Red Hot Chili Peppers) si spara ad un piede in Point Break, i Ramones vanno al liceo in Rock ‘N’ Roll High School e Satana ha l’inaspettato volto di Dave Grohl (Nirvana e Foo Fighters) in The Pick Of Destiny, ribattezzato in Italia Tenacious D e il destino del rock.
Come le matrioske, Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band, 1978, è ispirato all’omonimo album dei Beatles e vede nel cast i Bee Gees, Peter Frampton e gli Aerosmith; a dirla tutta, non fu un’opera particolarmente riuscita, Steven Tyler e Joe Perry la ricordano a malapena, allora più calati nella parte dei cosiddetti “Toxic Twins”, a causa dell’abuso di sostanze stupefacenti.
Per veri intenditori, Kiss Meets The Phantom Of The Park (aka Attack of the Phantoms o Kiss Phantoms) è un fantamusical girato nel 1978 per la tv, firmato dai celebri produttori di cartoni animati Hanna e Barbera. Al centro della trama i Kiss, in versione supereroi, a sparare raggi laser dagli occhi e sputare fuoco, per contrastare il classicissimo scienziato malvagio, particolarmente preoccupato dal fatto che il loro prossimo show distoglierà l’attenzione dai robot da lui assemblati appunto per l’evento… basti dire che l’epico finale vede la band combattere contro la propria versione robot.
Nella storia del rock, Elvis prima di tutti? Elvis la sorgente? Proprio in una pellicola dedicata alla giovinezza di Jonh Lennon, Nowhere Boy (2009), si ascolta questo scambio di battute fra John e la madre Julia; dice lui: “Why couldn’t God make me Elvis?” e lei: “‘Cause he was saving you for John Lennon!”