Artista, poeta e romanziere, ma anche uomo politico impegnato in un momento drammatico della storia italiana del dopoguerra . La retrospettiva dedicata a Nanni Balestrini che il CIMA, Center for Italian Modern Art di New York ha inaugurato a New York e che rimarrà aperta fino al 22 giugno rappresenta sicuramente una iniziativa ambiziosa e particolarmente interessante .
Curata da Marco Scotini, un critico d’arte e curatore ben conosciuto in Italia che ha recentemente iniziato ad occuparsi dell’archivio personale dell’artista, la nuova mostra si intitola ‘Nanni Balestrini: Art as a political action. One thousand and one voice, e il suo obbiettivo è far conoscere per la prima volta al pubblico americano un artista e scrittore finora ignoto negli Stati Uniti.

Nato a Milano nel 1935, Balestrini è stato certamente uno dei protagonisti dell’avanguardia artistica cresciuta nel dopoguerra, ha fatto parte integrante della Neoavanguardia, poi trasformatasi in Gruppo63, insieme a Umberto Eco e Eduardo Sanguineti e un gruppo di scrittori sperimentali nell’ambito dell’antologia ”I Novissimi”.
In campo musicale, è stato vicino e ha collaborato con il compositore Luigi Nono, come lui impegnato nella ricerca di un linguaggio artistico nuovo e sperimentale.
Contemporaneamente, però, l’artista e’ stato anche e’ stato sempre legato a una sinistra impegnata in quegli anni a combattere, anche in modo talvolta violento, una dura battaglia a favore dei lavoratori, è stato uno dei membri fondatori di Potere Operaio e sostenitore dal 1976 di Autonomia Operaia.
Sospettato, ingiustamente, di avere avuto una parte nel rapimento e nell’uccisione di Aldo Moro nel 1978, si è rifugiato in Francia e poi in Germania, ma è tornato in Italia nel 1984 dopo essere stato riconosciuto innocente e ha vissuto a Roma fino alla sua morte nel 2019.
Per raccontare la sua storia il CIMA, che ha sempre cercato con successo di allargare il discorso agli aspetti sociali e culturali delle opere esposte nei suoi locali di Soho, ha appeso alle sue pareti oltre settanta grafiche che l’artista ha realizzato negli anni ’60 e ’70 utilizzando in maniera innovativa e provocatoria inserti di giornali, immagini e slogan politici per creare un linguaggio nuovo e complesso.

Nel mondo artistico di Balestrini, le grafiche hanno probabilmente rappresentato un aspetto secondario, di puro divertimento, Lo stesso curatore Scotini ha raccontato di aver trovato nell’archivio alcuni album che non erano mai venuti alla luce e che con molta probabilità l’autore considerava uno sfogo espressivo personale. Impeccabili da un punto di vista artistico e coinvolgenti per chi le osserva con cura, le immagini raccontano però anche un storia assai più complessa.
Per farla comprendere, la mostra espone al pubblico anche molti degli elementi necessari per valutare, con gli occhi di oggi, il percorso di un intellettuale multiforme, che è partito dall’inizio del secolo scorso per arrivare, straordinariamente, all’oggi più attuale. Alle pareti della galleria, così , sono stati mostrati anche alcuni disegni realizzati già negli anni precedenti la prima guerra mondiale da Carlo Carrà, uno degli artisti a cui Balestrini si è ispirato, con cui condivideva lo spirito critico nei confronti della societaà circostante, e che precedono il suo linguaggio di parole in libertà.
In esposizione vi sono poi le copie dei libri e dei romanzi che Balestrini ha scritto e che hanno affascinato i lettori, a cominciare da Vogliamo Tutto, pubblicato da Feltrinelli per la prima volta nel 1971e poi ristampato diverse volte da Mondadori, in cui si racconta la protesta di un giovane sindacalista contro un mondo industriale che lo sfrutta.

E soprattutto, in mostra vi è una piccola cassetta di legno che potrebbe sfuggire ai visitatori meno attenti. Costruito dallo stesso artista nel 1961, il ”Tape Mark” e’ uno dei primi esempi esistenti di arte generata dal computer, uno straordinario precursore dell’odierna intelligenza artificiale che crea poesia elaborando con un algoritmo i dati di un computer della IBM. Messi accanto alle creazioni grafiche, i disegni di Carrà, insieme ai libri e al Tape Mark, aiutano il visitatore a capire il messaggio che Balestrini vuole trasmettere e a raccontare le mille sfaccettature di un artista che non solo ha vissuto da protagonista tutti gli aspetti politici e culturali dei difficili ”anni di piombo” dell’Italia del dopoguerra, ma che ha anche saputo anticipare con genialità quale sarebbe stato il linguaggio artistico del futuro.