Uscito in questi giorni negli Stati Uniti, No Way Up, film adrenalico-catastrofico-claustrofobico del regista Claudio Faeh, si accoda alla lunga serie di pellicole in cui un aereo passeggeri precipita da qualche parte ma qualcuno si salva (altrimenti il film sarebbe già finito…), e a quel punto comincia la dura lotta per la sopravvivenza. Contro la natura, contro il tempo, contro tutti e tutto.
Da un punto di vista cinematografico, la memoria va subito al film Airport 77, perché anche in quel caso c’erano dei passeggeri intrappolati in un Boeing caduto in mare. Per non parlare dell’Avventura del Poseidon (1972, sempre sul fondo dell’oceano ma un transatlantico). Ma qui, con No Way Up, tutto è stato portato al massimo della potenza, pescando (come storia) anche nei film con gli squali giganti e nelle avventure sottomarine del romanziere Clive Cussler.
In breve, la storia è questa: l’aereo precipita in mare, si ferma su un fondale, un gruppo di passeggeri si salva, il velivolo resiste per un po’ alla pressione dell’acqua ma è molto vicino ad un abisso, poi sul più bello si spezza, arrivano i soccorsi ma anche gli squali, l’acqua comincia a filtrare e…. meglio non raccontare altro, anche se molti usciranno dalle sale guardando diversamente gli aerei in volo.
Claudio Faeh è un americano di origine svizzera (già autore del film storico-avventuroso I Vichinghi e di altre pellicole americane di cassetta come Sniper 2, The Hole, Coronado).
Claudio, che avventura è stata quella di No Way Up?
Per me è stata un’avventura difficilissima, soprattutto da un punto di vista tecnico. Abbiamo girato per mesi nell’acqua, in una enorme vasca, con un pezzo di aereo ricostruito mezzo sommerso. Eravamo fradici dalla mattina alla sera, io, i tecnici, gli attori, insomma tutti dentro in un caos assoluto. Non è facile.
Perché questa storia ti ha affascinanto così tanto?
Perché è una storia di sopravvivenza, racconta di persone che trovano idee e coraggio quando la situazione sembra ormai precipitata. Il cast del film è perfetto, tutti sono rappresentati, ci sono anziani, adulti, bambini. È un thriller-survival che mi ha convinto a dirigerlo non appena ho letto il soggetto.
In che modo avete girato le scene in cui sembra proprio essere sul fondo dell’oceano?
Grazie alla tecnologia, che può mettere insieme immagini vere e immagini del computer. Per esempio, le scene in cui sembra che una persona nuoti vicino all’aereo sono state girate in un mega studio speciale, l’aereo è sullo schermo gigante e la persona che nuota è sollevata da una gru.
Sei conscio che chi andrà al cinema a vedere il tuo film uscirà poi con qualche timore giustificato per il volo, per gli aerei?
Spero che il pubblico consideri tutto questo solo come un film, anche se sicuramente qualcuno poi avrà qualche timore. Succede anche così se giri un film in montagna e fai cadere una valanga, o se giri in autostrada e fai scontrare dieci auto, o se progetti il deragliamento della metropolitana o di un treno affollato. Credo che ormai il mondo del cinema le abbia inventate tutte…
Va bene, ma nel film, come se non bastasse, ci anche squali famelici…
Sono il pepe in più nella storia.