I femminicidi percorrono la storia, e ne abbiamo traccia terribile anche dall’Antica Roma.
Un assassinio è un assassinio. Detto ciò, guardiamo alle statistiche per verificare come il numero delle donne uccise da uomini – mariti, fidanzati, amanti, respinti, maniaci, squilibrati – sia spaventosamente più alto degli uomini uccisi da donne (idem: mogli, fidanzate, amanti, respinte, maniache, squilibrate). Siamo sull’80/90% dei casi in Italia, a seconda del parametro di riferimento.
Non esiste una definizione comune di “femminicidio” tra i 27 Stati UE e, se si fanno dichiarazioni usando numeri, bisogna avere un parametro comune ed ufficiale. I dati sono infatti lacunosi: mancando una definizione comune, non tutti i Paesi ne raccolgono di specifici su questo fenomeno. La Commissione statistica delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto che spiega quali statistiche vanno considerate per inquadrare meglio i femminicidi: tali sono considerati gli omicidi volontari di una donna in quanto donna. L’omicidio di una donna in un incidente stradale oppure durante una rapina non è per forza un femminicidio, se non c’è una motivazione legata al genere della vittima. Il Mediterranean Institute for Investigative Reporting, insieme a diciassette testate giornalistiche europee facenti parte di EDJNet , ha realizzato la mappa più aggiornata della violenza contro le donne in Europa.
Dal 2013 il Senato italiano insegue il contrasto alla violenza di genere attraverso il varo di leggi (n. 69 nel 2019, n. 134 nel 2021, n. 53 nel 2022) che hanno rafforzato le tutele processuali delle vittime, hanno introdotto nuovi reati nel codice penale ed aumentato le pene previste. Nella legislatura corrente, sono state approvate la legge n. 12 del 2023, che prevede l’istituzione di una Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, e la legge n. 122 del 2023, riguardante l’obbligo per il pubblico ministero di assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato.
Alcune settimane fa è stato approvato un nuovo decreto-legge in merito. Aula semivuota. Aula dove andrebbe collocata la lapide ritrovata nella necropoli di Porto all’Isola Sacra (odierna Fiumicino) e conservata nel Parco Archeologico di Ostia Antica, ove poche parole ricostruiscono una tragedia avvenuta nel II sec. d.C.: “Restutus Piscinesis e Prima Restuta fecero alla carissima figlia Prima Florentia, che dal marito Orfeo fu gettata nel Tevere. Lo zio materno December pose. Aveva 16 anni e mezzo”.
Non esistevano Carabinieri o Polizia, spettava alla famiglia assumere un pubblico ministero a proprie spese e fornire prove e testimoni, oppure vendicarsi direttamente. Eppure esisteva il divortium, per cui un marito doveva solo lasciare la moglie e restituire l’eventuale dote per sciogliere il matrimonio. Ma la violenza non passa attraverso la ragione. I genitori di Prima Florentia probabilmente non riuscirono a perseguire Orfeo, poiché il suo epitaffio non menziona punizioni; la famiglia, tuttavia, ricorse alla condanna dell’opinione pubblica, eternando il nome e il delitto sulla pietra.

Tacito negli Annales narra di Ponzia Postumina che, sposata, viene sedotta dal tribuno della plebe Ottavio Sagitta, il quale la copre di doni e le promette il matrimonio. Siamo nel 58 d.C., Ponzia lascia il marito, ma, una volta libera, tergiversa, non vuole sposare l’amante (l’Autore scrive – insinua? – che desiderasse cercare un miglior partito). Sagitta si dispera, le rinfaccia che per lei ha rovinato la reputazione e dissipato il patrimonio, chiede ed ottiene un‘ultima notte di passione, ma, al termine, accecato dalla collera ma con premeditazione, la accoltella con un’arma portata di nascosto dal suo liberto. Condannato da Nerone all’esilio in Sardegna, nel 68, morto l’imperatore, rientra a Roma.
Appia Annia Regilla Atilia Caucidia Tertulla, nobildonna romana, nel 139 d. C. andò in sposa quattordicenne a Erode Attico, ricco aristocratico greco, intellettuale e console di Roma. Le leggi promulgate da Augusto nel 18 a.C. indicavano i 12 anni come età minima per il matrimonio e la consuetudine prevedeva che una ragazza si sposasse prima di raggiungere i venti anni. Nel 160 d.C. Annia Regilla, incinta del sesto figlio, morì, presumibilmente dopo essere stata presa a calci nell’addome in uno scatto di’ira del marito (Filostrato cita Alcimedonte, uno dei liberti di casa, come “sicario”). La nebbia del tempo cela il vero responsabile dell’uccisione, ma certo è che il fratello di Regilla, Appio Annio Atilio Bradua, intentò una causaa contro Erode Attico, che venne assolto dall’imperatore Marco Aurelio per insufficienza di prove.
Un’altra epigrafe conserva triste memoria. «Agli Dei Mani della sfortunatissima Giulia Restuta, uccisa a dieci anni a causa dei gioielli. I genitori Giulio Restuto e Stazia Pudentilla».
In ventotto anni di matrimonio, Julia Maiana divenne madre di un maschio e una femmina e vittima di violenze domestiche da parte del marito, che finì con l’ucciderla. Sull’epitaffio giunto a noi, gli aggettivi “santissima” e “crudelissimo” da parte dei suoi dedicatori – il fratello e il figlio – sintetizzano il dramma, risalente al IV sec. d.C. nella provincia romana della Gallia Lugdunensis, la cui capitale era l’attuale Lione.
È l’imperatore Federico II di Svevia il primo a dettare norme contro le violenze sulle donne, contenute nelle Costituzioni di Melfi del 1231, ma poco contano le regole, se nelle coscienze non c’è l’educazione al loro rispetto, lo dimostrano i secoli trascorsi, senza sostanziali miglioramenti.
A fronte di tutto ciò non sono mai accettabili le generalizzazioni che nei pollai tv vogliono tutti gli uomini colpevoli. Proprio noi donne conosciamo da vicino l’oltraggio degli stereotipi: spesso basta una minigonna a mettere un’etichetta, con tutti gli annessi e connessi, per cui un tacco ed un rossetto equivalgono a sdoganare uno stupro. No! E non vale anche per non mettere nel calderone dei potenziali assassini tutti gli uomini. Società civile significa anche equilibrio nei giudizi.
Oggi le manifestazioni pubbliche per stigmatizzare la violenza sulle donne hanno raggiunto toni quasi convulsi. L’appena trascorso 2023 ha contato oltre 100 donne trucidate, eppure non per tutte la gente è scesa in piazza. Quale è la variabile? Non siamo il Paese messo peggio in Europa (il che, beninteso, non è un conforto), però, in seguito all’efferato omicidio di Giulia Cecchettin, l’onda di sdegno si è alzata. Molti politici hanno commentato facendo dichiarazioni sul numero di femminicidi in Italia; secondo alcuni sono in calo da anni e il nostro Paese è tra quelli europei che ne hanno di meno. Non vincere la medaglia d’oro forse consola in questo frangente?
Per saperne di più:
Femminicidio e stalking nell’antica Roma, Anna Pasqualini in Donne nell’antichità: figlie, mogli, sorelle, madri, streghe, sante, «Forma Urbis» XX, 3, marzo 2015, pp. 29-32.
L’assassinio di Regilla. Storia di una donna, del suo matrimonio e del tempo in cui visse, Sarah Pomeroy, Laterza, Roma-Bari 2009, pp. 240.
La donna romana. Modelli e realtà, Francesca Cenerini, Il Mulino, 2013
Amore e Sesso Nell’antica Roma, Alberto Angela, Oscar Mondadori/Rai Eri, 2016