Nacque il 15 ottobre 1923 a Cuba, dove i genitori lavoravano; morì a soli 52 anni. Italo Calvino ne avrebbe compiuti 100 quest’anno, e anche a New York si celebra lo scrittore che tanto rapporto ebbe con ‘le Americhe’ con un’intera giornata di seminari e dibattiti organizzata per il 17 novembre, in collaborazione fra l’Istituto Italiano di Cultura e Casa Italiana Zerilli-Marimò alla New York University.
Il seminario all’Istituto comincerà alle 10:30 ora italiana. Apre i lavori Laura Di Nicola con Parlare alle Americhe: durante i suoi viaggi nelle Americhe Calvino ha tenuto importanti conferenze, dimostrando sempre una attenta conoscenza verso il pubblico al quale si sarebbe rivolto. Erano occasioni che in qualche misura lo costringevano a “tirare le fila”, a guardare la cultura italiana da lontano e al tempo stesso a osservare le Americhe da vicino, ma anche a interrogare se stesso in quanto scrittore italiano o, meglio, europeo. Laura Di Nicola è professoressa associata di Letteratura italiana contemporanea alla Sapienza Università di Roma ed è Direttrice del Laboratorio Calvino e membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni della nascita di Italo Calvino.
Il secondo intervento, di Martin McLaughlin, via Zoom, sarà Calvino’s Essays on Anglophone American writers. “Questo evento si intitola Italo Calvino (1923-2023) e le Americhe. Questo è ovviamente un argomento molto vasto, considerando quanto importanti fossero per Calvino sia il Nord che il Sud America” spiega McLaughlin, che è stato professore di Italiano a Oxford dal 2001 al 2017, ed è ora Emeritus Fellow del Magdalen College di Oxford. “Quindi mi limiterò a un’area della sua produzione che è relativamente poco studiata, vale a dire: i saggi di Calvino sugli scrittori anglofoni americani, non solo Conrad e Hemingway ma anche tre recensioni di libri di Richard Wright, Sherwood Anderson e Stephen Crane, scritte tra il 1947 e il 1948, tutte pubblicate su l’Unità con un taglio fortemente ideologico. Questo saggio traccia lo sviluppo degli interessi di Calvino per la letteratura americana da questi primi pezzi, attraverso la sua fascinazione per Henry James e Mark Twain nei primi anni ’70, fino ai suoi saggi su Washington Irving (per il bicentenario di Irving) e Gore Vidal nel 1983”.
Giulio Ciancamerla, dottore di ricerca in Studi-storico letterari e di genere alla Sapienza e membro del comitato scientifico del «Laboratorio Calvino» della Sapienza in qualità di responsabile del progetto su Italo Calvino e gli audiovisivi, interverrà via Zoom su “America paese di Dio: il reportage cinematografico di Italo Calvino”: a partire dal 1959 il rapporto di Italo Calvino con gli Stati Uniti si arricchisce di implicazioni impreviste: l’intensa passione giovanile per le pellicole hollywoodiane e l’attenzione verso l’americanismo si mescolano a una “immediata reazione emotiva” di fronte alla società americana e alle sue grandi città. L’intervento mira ad illustrare un episodio meno noto, una delle rare occasioni in cui l’autore si è cimentato con la scrittura di un testo per “quell’altro mondo che era il mondo”, ovvero la rielaborazione del memoriale-reportage ‘disvoluto’ per il documentario America paese di Dio (Luigi Vanzi, 1967), un commento che si pone all’intersezione tra letteratura, cinema e giornalismo.
Valerio Cappozzo, Associate Professor of Modern Languages alla University of Mississippi, interverrà invece su Calvino visibile ma invisibile: il rapporto con la stampa e l’editoria statunitensi. Calvino in Nord America cerca nuovi scrittori da tradurre per Einaudi ma non intrattiene particolari scambi epistolari con gli intellettuali, editori o giornalisti come, per esempio, hanno fatto Sciascia, Bassani, Pivano e Soldati. Le tracce lasciate da Calvino sono rare e concise, ma non per questo meno efficaci. Negli Stati Uniti acquista una visibilità conclamata grazie alle pubblicazioni dei suoi romanzi e alle recensioni ricevute, ai saggi critici sulla sua opera e attraverso le conferenze che tiene in diversi atenei, ma la carenza di materiali di archivio sottolinea un atteggiamento schivo di uno scrittore che osserva il Nuovo Mondo per comprenderne la realtà culturale e poterci entrare in contatto rimanendo invisibile.
La giornata Calvino proseguirà a Casa Zerilli-Marimò a partire dalle 18 con tre eventi. Il primo, in inglese, If on a Winter Night Calvino Could Talk to a Fellow Writer, vedrà la scrittrice Jhumpa Lahiri dialogare con Andrea Ciccarelli dell’Indiana University, raccontando le sue letture di Calvino in italiano e in inglese, il suo approccio al continuo passaggio dell’autore fra realtà e immaginazione, e il suo significato oggi per la letteratura.
Alle 18:45, Giovanna Calvino, figlia dello scrittore, presenterà il libro da lei curato Lettere a Chichita, 1962-1963 uscito quest’anno per Mondadori, parlandone con la scrittrice Judith Thurman. Calvino incontrò la moglie a Parigi nell’aprile del 1962, uno dei momenti che considerava più significativi nella sua vita accanto alla partecipazione alla Resistenza e al lavoro in Einaudi. Nelle lettere lo scrittore si rivela poco a poco a Eshter Judith Singer, nota come Chichita, la traduttrice argentina che due anni dopo divenne sua moglie.
La giornata si chiude alle 19:30 con la visione del documentario Italo Calvino: The Writer in the Trees diretto da Duccio Chiarini, seguito dal dialogo con il regista.