Una perla dei Paesi Bassi incastonata nell’Upper East Side. Si è conclusa da poche ore l’edizione americana della regina delle fiere d’arte, il Tefaf (The European Fine Art Fair), qui nella sua veste più glamour e contemporanea rispetto alla nobile e austera Maastricht. La celebre kermesse d’autore, padrona incontrastata della proposta globale sull’arte antica e l’alto antiquariato, ha chiuso il sipario di Park Avenue Armory la sera del 16 maggio, dopo una cinque giorni di passione. Gli spazi, maestosi, totalmente rinnovati da Herzog & de Meuron, hanno raccolto novantuno gallerie da tutto il mondo, di cui tredici presenti per la prima volta. Una fiera boutique, estremamente elegante, scandita dalla qualità della proposta negli stand garantita dalla severità del vetting, il comitato curatoriale dell’ente organizzativo. Ostriche, orchidee e peonie hanno accompagnato il meglio della proposta artistica sulla scena internazionale, trasformando gli stand fieristici in veri e propri salotti di velluto ricamati su misura per i 30 metri quadrati a disposizione di ogni galleria. Grazie alla qualità, alla ricerca dell’offerta e all’elevato tasso di vendite, Tefaf si conferma come uno degli appuntamenti imprescindibili del panorama del sistema dell’arte mondiale.

Importante la presenza della compagine italiana con sei gallerie all’appello. Imponente la partecipazione delle “istituzioni” locali, dai direttori di musei ai collezionisti e le fondazioni, agli stessi dealer, primi attori della parabola commerciale. L’offerta, a parte il Basquiat di Van de Weghe proposto a 22 milioni di dollari, si è contenuta sotto il milione di dollari. La risposta dei collezionisti non si è fatta attendere, fin dalle prime battute, senza l’ansia patologica tipica di Miami, Hong Kong o Basilea. Moltissimi i bollini rossi sui cartellini esplicativi a certificare l’avvenuta compravendita, come moltissimi sono stati gli attori e le attrici più o meno note a calcare le soffici moquette stese nella “piazza d’armi” su Park Avenue. Da Woody Allen e Soon-Yi a Emily Blunt, da Thelma Golden a Scarlett Johansson. E ancora John Krasinski, Glenn Lowry, Peter Marino, Sienna Miller, Bernard Picasso, Renee Rockefeller e Stanley Tucci.
Ma stiamo alle vendite, che è quello che poi conta realmente per gli attori dell’evento. Rilevante la risposta dei collezionisti ai raffinati stand monografici realizzati per l’occasione. Di Donna, per esempio, ha venduto diversi pezzi della sua personale sulla storica pioniera del Surrealismo, Meret Oppenheim, tra cui una scultura – acquistata da un’importante istituzione statunitense – e tre lavori su carta. David Zwirner ha ceduto numerose opere di Josef Albers (molte andate a un museo asiatico) grazie alla monografica sui dipinti della serie Variant/Adobe dell’artista tedesco.
Gladstone ha fatto all in: vendute tutte le opere presenti nello stand dedicato ai disegni thailandesi di Robert Rauschenberg del 1983 al prezzo di 90 mila dollari ciascuno. Strike anche per Fergus McCaffrey, che ha alternato due solo-show, quello di Reinhard Pods e quello di Patrick Hall, e per Hazlitt Holland-Hibbert con opere su carta di Bridget Riley dal valore di 200 mila dollari.
Quasi tutta venduta la monografica di Martha Jungwirth da Thaddaeus Ropac, mentre White Cube ha piazzato White Semaphores del 1962 di Alexander Calder per 1,1 milioni di dollari, oltre a una stampa su carta alla gelatina ai sali d’argento di Larry Clark per 10 mila dollari. Sopra il milione anche gli scambi di Almine Rech, tra cui l’olio di Günther Forg Ohne Titel del 2008 a 1,5 milioni, e quelli di Galerie Mitterrand con top price la scultura a forma di scimmia realizzata da François-Xavier Lalanne nel 1992 venduta a 1,7 milioni. Design che fa, da sempre, la voce grossa in fiera. Sempre la galleria francese fa sapere di avere venduto numerosi oggetti di Claude Lalanne dal valore oscillante tra 20 e 650 mila dollari. Così Galerie Patrick Seguin che ha ceduto diverse opere di Jean Prouvé, tra cui una lampada del 1954 esistente solo in 12 esemplari; due credenze e una libreria di Charlotte Perriand.

Significativa la presenza di artiste di sesso femminile come mai prima d’ora, elemento rilevato anche nelle fiere andate in scena in questi giorni, da Independent (Tribeca) a Frieze e Nada (Chelsea) fino a 1-54 Contemporary African Art Fair ad Harlem.
Tina Kim ha venduto un’opera della filippina Pacita Abad attorno ai 75 mila dollari; Nathalie Obadia ha piazzato opere su carta di Shirley Jaffe, mentre Gisela Capitain ha venduto pezzi di tutte le sue artiste femminili – tra cui Gillian Carnegie, Isabella Ducrot, Jadé Fadojutimi, e Laura Owens. Bene Kiki Smith da Galleria Continua, così come Chloe Wise della già citata Almine Rech (prezzi tra i 40 e i 60 mila dollari), Marlene Dumas e Tracey Emin da White Cube e Lynne Drexler da LGDR. Che sia il profondo Limburgo o il patinato Upper East Side, la fiera non sbaglia un colpo. E già guarda avanti. Arrivederci alla prossima primavera. A marzo nel centro d’Europa, Maastricht. A maggio nel centro del mondo, New York.