Segni particolari: bellissimo. Helmut Berger aveva una bellezza altera e distaccata, gli zigomi alti di una nobiltà sconosciuta, i suoi erano albergatori, lo sguardo cristallino di chi d’istinto si sente un principe.
Helmut Steinberger, questo il suo vero nome, se ne è andato nella sua casa di Salisburgo a 78 anni, gli mancava poco al suo compleanno il 29 maggio, gli mancava molto ad essere celebrato a Cannes come aveva sempre sperato.
La sua carriera era iniziata quando per la sua scandalosa bisessualità aveva dovuto lasciare la natia Bad Ischl in Austria per andare a Londra. Ma anche lì il clima negli anni ’50 per il sesso omo non era favorevole così si era trasferito a Perugia per imparare le lingue e poi a Roma per iniziare a lavorare nel cinema. Così aveva conosciuto Visconti. Il resto è storia del cinema.
Visconti, di cui divenne il compagno, lo fece debuttare in “Le streghe” (1967), poi i ruoli ne “La caduta degli dei”, “Ludwig”, “Gruppo di famiglia in un interno”. Berger riuscì anche a lavorare con altri: fu Dorian Gray per Massimo Dallamano, Alberto ne “Il Giardino dei Finzi Contini” per De Sica, Arconati ne “La colonna infame” di Nelo Risi, il seduttore di Liz Taylor in “Mercoledi delle ceneri” di Larry Peerce, il poeta seduttore di “Una romantica donna inglese” di Joseph Losey, Helmut in “Salon Kitty” di Tinto Brass.

Per una serie di problemi di salute si era ritirato dalla professione nel 2019. La scomparsa di Visconti lo aveva sconvolto tanto da tentare il suicidio e rifugiarsi spesso nell’alcool e negli stupefacenti. La sua carriera è proseguita senza raggiungere più i successi del passato. Il suo viso da angelo drammatico è però divenuto una icona grazie alle foto di Andy Wahrol, di Helmut Newton, i video di Madonna “Erotica” e “Sex” degli anni ’90, l’omaggio di Quentin Tarantino in “Jackie Brown”.
Nella sua autobiografia Berger si vantava di aver avuto storie con una lista infinita di personaggi, da Rudolf Nureyev a Britt Ekland, Ursula Andress, Nathalie Delon, Florinda Bolkan, Linda Blair, Marilù Tolo, Jerry Hall, Bianca e Mick Jagger, Miguel Bosé. e si vantava di avere avuto, nonostante gli alti iniziali e i bassi successivi, una “Dolce Vita”. Diceva spesso: “I have lived three lives, and in four languages! Je ne regrette rien!”
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