Una stanza in Danimarca e un lago in Austria. Cosa condividono? Di certo una placida atmosfera, contemplativa e lenta. Inoltre, entrambi godono di una versione parallela, un’alternativa pittorica alla loro reale condizione. Alternativa che gli consente di essersi ritrovati a New York, in una sera di maggio, su uno degli amboni più ambiti di sempre, quello di Sotheby’s, nella Modern Evening Auction del 16 maggio. Le due opere, tra le più contese della serata, sono Insel im Attersee (Island in the Attersee) di Gustav Klimt e Interior. The Music Room, Strandgade 30 di Vilhelm Hammershøi. Un esterno e un interno, uno luminoso e l’altro freddo. Entrambe, comunque, assolute protagoniste dell’asta appena conclusasi in York Avenue, aggiudicate rispettivamente a 53,2 milioni (Klimt) e 9,1 milioni (Hammershøi). Prezzi da record per due capolavori che vale la pena analizzare più nello specifico, scorrendone la pellicola pittorica.

Il lago di Klimt è stato realizzato tra il 1901 e il 1902 durante le estati che l’artista viennese passava in campagna, nella regione del Salzkammergut, insieme alla compagna Emilie Flöge. Lavorando en plein air, in quel periodo Klimt si trova a sperimentare tecniche e soggetti partendo da un paesaggio. Ne risultano opere sperimentali e innovative, e per questo ricercatissime. Nell’opera in questione, l’inquadratura appare tagliata, con il cielo che si alza poco sopra la linea dell’orizzonte. Un’isola emerge appena dalla superficie dell’acqua, così poco che è impossibile definirla come una presenza. A dominare è proprio il lago, con le sue onde lievemente increspate, quel tanto che basta per attivare riflessi e colori, che luccicano per tutto il dipinto muovendosi dall’azzurro al viola. In questo modo il vero soggetto diventa l’interazione di luce e colore, la costruzione di una trama scintillante che spazia da blu, gialli e verdi, piuttosto che una rappresentazione naturalistica del riflesso sull’acqua. Interessanti, inoltre, i riferimenti stilistici a Impressionismo e Puntinismo, ma anche all’arte giapponese e le xilografie orientali. Come pure a New York, città che nel 1940 ospitò la mostra Salvate dall’Europa, che alla Galerie St. Etienne di Otto Kallir riuniva le opere che il gallerista aveva portato con sé lontano dall’Europa nazista. Tra queste c’era proprio Insel im Attersee.

Un viaggio a New York l’ha compiuto anche, nel 1997 per una mostra, Interior. The Music Room, Strandgade 30 di Hammershøi. Come tipico dell’artista, anche in questo caso l’opera mostra l’atmosfera rarefatta, silenziosa e a tratti angosciante di un interno casalingo. In particolare, l’appartamento rappresentato è quello in cui il pittore e la moglie Ida abitarono dal 1898 al 1908. E dove Hammershøi dipinse i suoi interni più importanti. Opere dove – per l’uso della luce, i toni tenui e la scelta dei soggetti – riecheggia nitido l’insegnamento di Vermeer, le cui opere l’artista ebbe modo di studiare da vicino, in Olanda, nel 1887. Scene semplici, che scendono nell’anima come residui di vecchi ricordi. Al pari dell’artista olandese, Hammershøi allestiva la scena nei minimi dettagli, disponendo mobili, tappeti, oggetti e quant’altro con precisione assoluta. «Ciò che mi fa scegliere un motivo – disse il pittore in un’intervista del 1907 – sono le linee, quello che mi piace chiamare l’atteggiamento architettonico. E poi la luce, naturalmente». La luce. Tanto che per ottenere l’effetto desiderato, Hammershøi dipinse le pareti dell’appartamento di un grigio freddo, che avrebbe assorbito e riflesso meglio la luce nordica che cercava di catturare. Atmosfera presente anche nell’opera battuta da Sotheby’s, all’interno della quale scorgiamo un trio di strumenti. Pianoforte, violoncello e violino oziano in silenzio, i loro musicisti assenti, aumentando il senso di straniamento. Vista la passione di Hammershøi per la musica, tanto da ospitare spesso concerti a casa sua, non è da escludere che appartenessero alla sua famiglia o a quella di qualche amico. Un pianoforte è presente anche in Interior with woman at piano, Strandgade 30 (1901), diventato ora il terzo lotto più prezioso in asta dell’artista (6,2 milioni di dollari da Sotheby’s nel 2017). Il secondo è Stue (Interior with an Oval Mirror) del 1900, aggiudicato nel 2022 da Christie’s per 6,3 milioni, e scalzato ora dalla musica silenziosa del pittore esistenzialista danese.