Un violino struggente, profondo, vibrante di passione e dolore, di rabbia e rivolta. Una esecuzione di sorprendente bellezza del violinista e di tutta l’orchestra. Il concerto n 1 per violino di Shostakovich diretto da Gianandrea Noseda con la New York Philarmonic Orchestra e Leonidas Kavakos al violino al Geffen Hall è stato magico. La sinfonia n 1 di Walker e le Feste Romane di Respighi, che sono seguiti, non potevano che rimanere in ombra dopo la maestosità del concerto iniziale.
Shostakovich soffriva profondamente quando lo ha composto. Dopo una vita di approvazioni e censure, persecuzioni o provvisorie gratificazioni, nel 1947 il musicista creò questo primo concerto per violino. Era in un periodo di relativa calma, la guerra aveva distratto Stalin dalle purghe interne, la sinfonia di Leningrado composta nel 1942 aveva addirittura vinto il premio Stalin ed era stata eseguita nelle sale di concerto dei paesi alleati come simbolo di resistenza ai nazisti. Dopo la vittoria su Hitler però l’attenzione di Stalin tornò a concentrarsi sul nemico interno: gli intellettuali. I lavori di Shostakovich vennero banditi, il suo concerto non fu eseguito fino a dopo la morte del dittatore nel 1955.
Leonidas Kavakos ha studiato a lungo i passaggi del concerto, uno dei più difficili per violino del 20esimo secolo. E’ costruito con quattro movimenti. Un notturno seguito da uno scherzo, la passacaglia e l’enorme finale. Il violinista non ha pause. Non c’è quasi mai un momento in cui l’orchestra subentra e il violinista si ferma. Salvo nel finale. Dicono sia stato grazie a David Oistrakh, il primo violinista a eseguirlo. Chiese pietà a Shostakovich. Almeno il tempo di asciugare il sudore dall’archetto, implorò. E il compositore permise all’orchestra di iniziare il finale per poche battute prima di fare rientrare il violino.

“Quello che è meraviglioso in questo concerto – ha spiegato Kavakos a WRTI – è l’incredible varietà di sfumature usate per esprimere la depressione e la separazione. Nel primo movimento sembra di percepire dei fantasmi, nel secondo avvertiamo la rabbia, e nuovamente la depressione, ma stavolta furiosa. Il violino continua a raccontare una storia politicamente vietata e suona quasi un inno nel terzo movimento e una melodia burlesca nel quarto. Shostakovich esprimeva così la sua disperazione.”
Gianandrea Noseda ha una passione per i compositori russi. Da quando è andato a dirigere l’orchestra del Teatro Mariinsky nel 1997 con la Russia in pieno cambiamento dopo perestroika, nella Leningrado che aveva ricominciato dopo 67 anni a chiamarsi Pietroburgo, con la guida del direttore Valeri Gergiev “mio grande mentor” come lo ha definito, il direttore si è ancora di più addentrato nella conoscenza dei compositori russi.

Ed ecco la volontà di dirigere il primo concerto di Shostakovic con un grande violinista come il greco Leonidas Kavakos. Quella di New York non è stata la prima esecuzione: insieme sono stati già a Londra, a Washington, sempre salutati da interminabili applausi, standing ovations. A New York, l’orchestra ha applaudito il violinista. Non succede quasi mai. Il New York Times ha scritto “una reazione giustificata con un violinista come Kavakos. È una meraviglia. La musica fluiva da lui come un fiume, grande, luccicante senza ostacoli ma insieme ricco nei suoi particolari senza alcuna frizione.”
Kavakos ha suonato uno Stradivari del 1734, un Willemotte, dal nome del collezionista per cui fu creato. Quando lo ha provato la prima volta ha sentito che la terra si muoveva sotto di lui, ha detto, uno strumento unico che sembrava un prolungamento della sua anima e del suono disperato di Shostakovich.
Noseda ha diretto un’orchestra insieme intensa e non intrusiva rispetto al flusso di coscienza del violino.
Dopo il finale ed uno splendido bis di Kavakos, la Partita n 1 di Bach, c’è stato l’intervallo. Anticipato rispetto al programma. L’emozione era troppo intensa.

La sinfonia n 1 di Walker composta nel 1984 è sembrata un esercizio musicale al confronto, le Feste Romane di Respighi hanno invece fornito il gran finale alla serata. Noseda è un grande sostenitore dei compositori italiani del 20esimo secolo come Respighi appunto o Dallapiccola, che cerca di introdurre quando possibile nei suoi programmi perché poco rappresentati.
Questa estate per esempio a Roma dirigerà l’Orchestra di Santa Cecilia all’auditorium il 13 luglio con Burlesca di Respighi, e il Secondo concerto per pianoforte di Rachmaninoff con il pianista uzbeco Behzod Abduraimov. Una buona occasione per ascoltare questo direttore d’orchestra prima della tournéè europea con la National Symphony Orchestra di Washington, di cui è direttore musicale dal 2017, che lo porterà a La Scala il 26 febbraio.