Centinaia di persone si sono riunite nella serata dell’8 maggio nella graziosa cittadina laziale di Sutri, in provincia di Viterbo, per festeggiare il compleanno del sindaco uscente. Non un personaggio qualsiasi, bensì Vittorio Sgarbi, attualmente sottosegretario alla cultura del governo Meloni oltreché assessore alla Cultura di Viterbo, prosindaco di Urbino, commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara Arte, del Mag di Riva del Garda, della Gypsotheca del Canova e del Mart di Trento. Il genetliaco si è tramutato ben presto in un avvenimento pubblico, sicuramente atipico, nello stile di una personalità carismatica e controversa come quella del critico d’arte più famoso d’Italia.
Tra canti corali e strette di mano a Sutri si è consumato un sereno distacco: quello del primo cittadino con la cittadinanza che ha mostrato gratitudine per l’operato del professore. “Vi continuerò a portare nel mio cuore” – ha detto lui commosso alla fine del lungo ringraziamento. Adesso, lo attende un nuovo impegno: Vittorio Sgarbi corre come sindaco alle elezioni comunali del 14 e 15 maggio ad Arpino, piccolo centro in provincia di Frosinone, dove nacquero fra gli altri Caio Mario, Marco Tullio Cicerone e Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, tra i più importanti pittori di epoca barocca alla cui bottega si formarono Guido Reni e Caravaggio. Una decisione seguita a dissidi interni al centrodestra: Fratelli d’Italia ha deciso di candidare a Sutri Matteo Amori, il critico d’arte ha fatto infine un passo indietro, e rilanciato su Arpino.
La festa di compleanno, animata da ottimo cibo locale, musica live, canzoni popolari e finanche l’inno nazionale (in coro, tutti insieme), è stata preceduta dalla proiezione della pellicola del 2021 “Lei mi parla ancora” del regista Pupi Avati, ispirata alla vita del padre di Vittorio, Giuseppe Sgarbi. Un film davvero struggente con la memorabile interpretazione di Renato Pozzetto.
Dopo la lunga cena, abbiamo scambiato qualche parola con il festeggiato. In attesa che iniziassero i fuochi d’artificio, che hanno suggerito la prima delle risposte veloci.

Oggi festeggia settantuno anni, vissuti nella cultura, nella bellezza, nell’arte. Come definirebbe, da critico, quella culla d’arte contemporanea che è New York?
Una città dove i fuochi d’artificio esistono anche di giorno. La Grande Mela è innegabilmente la città dello stupore. Ammetto però che non ci vivrei. L’America nel suo complesso è un luogo di potere, e anche di massima contraddizione.
La digitalizzazione dei musei e della cultura in generale incalza, in un mondo sempre più globalizzato. Dove arriveremo, secondo lei?
Dovunque arriveremo, non sarà il luogo dove voglio trovarmi io. A me basta conoscere i quadri, vederli con i miei occhi ed occuparmi delle emozioni che ricevo dalla loro visione. Avere un inventario è sicuramente una questione di sicurezza, ma riguarda le persone che si dedicano a questo. Io mi occupo di altro: della bellezza che contemplo dal vivo quando ho davanti un’opera d’arte, e non della digitalizzazione per sapere che quell’opera esiste. Dentro di me, so benissimo che cosa voglio vedere, e dove trovare quello che cerco.
L’approccio culturale americano rispetto a quello italiano.
Un intellettuale americano è consapevole del valore dell’Italia. Mi viene in mente la scrittrice Susan Sontag, tanto per dire un primo nome di getto. Noi italiani abbiamo in qualche modo ispirato al mondo un desiderio di emulazione.
Chi è l’esponente vivente da cui l’arte mondiale non può prescindere?
Direi Banksy.
Se potesse scegliere un solo istante di questi settant’anni di vita, quale sceglierebbe?
Il giorno in cui sono nato.
Partiti i fuochi d’artificio, è stato impossibile proseguire con le domande: Vittorio Sgarbi, circondato di nuovo dalla folla accorsa a festeggiarlo, ha ricevuto la torta, gli auguri cantati, le foto ricordo, i regali.
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