Un inizio pirotecnico per la rassegna di teatro In Scena! creata e diretta da Laura Caparrotti. Ieri ha aperto il sipario “Noi Pupazzi storia di una vita sconvolta dal razzismo” (We Puppets, Story of a Life shattered by racism) di Marco De Simone, seguito da “Manca solo Mozart” (Only Mozart is missing) di Marco Simeoli. Due storie che hanno a che fare con gli accadimenti dell’Italia nel secolo scorso, le leggi razziali nel primo, il fascismo e la guerra come sfondo alla storia di una famiglia e di un negozio il secondo.
Il pubblico era entusiasta. Molti italiani certo, ma anche molti che all’Italia e all’italiano si vogliono avvicinare. Lo scopo della rassegna è questo: attraverso il teatro creare un ulteriore ponte di conoscenza fra i due paesi. Creata 10 anni fa, grazie al sostegno della Casa Italiana Zerilli Marimò e con l’aiuto del newyorkese Kairos Italy Theatre e dell’italiano Kit Italia, la rassegna porta il teatro nei 5 quartieri di New York, e in altre città americane. Quest’anno si tratta di Boston, Detroit, Los Angeles e San Diego. Il festival andrà avanti fino al 16 maggio con una serata conclusiva dedicata al premio intitolato al drammaturgo Mario Fratti recentemente scomparso.
“Manca solo Mozart”, recitato in italiano e napoletano da Marco Simeoli è un ‘one man show’ fatto di vis comica, drammatica, gestualità, mimo, ogni possibile arte del palcoscenico. Simeoli è un attore consumato: racconta di avere iniziato a lavorare a 12 anni in una compagnia amatoriale del Vomero dove abitava e poi di aver debuttato facendo il cameriere in “Filumena Marturano” con Eduardo de Filippo. Ci sono voluti poi molti anni per imparare bene il mestiere, grazie alla scuola di Gigi Proietti, con cui ha in seguito lavorato a lungo. Questo “Manca solo Mozart” è uno spettacolo molto personale nato da una storia di famiglia e di un negozio di musica fondato dal nonno.
“Avevo raccolto nel corso degli anni tanto materiale: gli aneddoti raccontati da mio padre, che erano di mio nonno, li avevo scritti e conservati. Passati 50 anni ho pensato che era arrivato il momento di metterli insieme per raccontare una storia, ho consegnato tutto ad Antonio Grosso che ha scritto il testo e mi ha diretto. Quindi lo spettacolo nasce dalle memorie legate a questo negozio di musica, che è il più importante di Napoli, ci sono passati tutti da Stravinsky in viaggio a Napoli a Riccardo Muti che studiava nel conservatorio lì di fronte, a Matilde Serao, allora direttrice de Il Mattino. E ancora: Beniamino Gigli, Roberto Murolo, Renato Carosone, Katia Ricciarelli, Salvatore Accardo, Pino Daniele, James Senese, Roberto De Simone, Alfred Brendel, Claudio Abbado e molti molti altri. Un grande stimolo per la nostra famiglia. Dopo la morte di mio nonno il negozio è passato a due miei zii, mio padre non ci ha lavorato e adesso c’è mio cugino. Dopo 100 anni il negozio resiste.
Ci sono molte storie però in questo spettacolo, oltre a quella del negozio e della famiglia….
Ed è tutto vero, tutti i personaggi sono veri, con delle licenze che sono quelle che ti permette il teatro una fra tutte il ballo immaginario con Donna Rachele Mussolini perché lei disse che amava tanto ballare, e mio nonno diceva “quanto m’avesse voluto fare u’ ballo con Donna Rachele”, ma non lo aveva fatto.
E donna Rachele ha detto veramente quel traditore di mio marito?
Era molto arrabbiata quel giorno e disse delle cose … c’era Starace che era di passaggio a Napoli e lei fece questa passeggiata con tutti quanti, era molto amica di Matilde Serao che gli aveva consigliato di andare da mio nonno, così volle conoscerlo, ed entrò nel negozio. Sono tutte storie vere, ripeto, come è vera la storia del pizzo: mio zio non ha mai pagato il pizzo alla Camorra perché Cutolo diede ordine che la strada della musica non bisognava toccarla.
Perché Cutolo amava la musica?
Cutolo si faceva chiamare “u professore” e siccome la musica aveva reso Napoli importante e famosa nel mondo “è na cosa nun s’ha da toccà”.
Questa è anche un pezzo di storia d’Italia…
Si grazie alla scrittura di Antonio Grosso. Io non volevo raccontare una storia privata, non volevo che il pubblico uscisse dicendo “Vabbé c’hai raccontato ‘sto fatto ma a noi che ce n’emporta?” volevo che fosse una storia universale. E così è stato.
“Manca solo Mozart”, che ha già girato tutta l’Italia, dopo il debutto newyorkese di ieri alla Casa Italiana replica al CIMA, e il 6 maggio a Detroit. Per il calendario degli appuntamenti di “In scena!” vedere https://www.inscenany.com/ e anche http://www.casaitaliananyu.org/events