A guardarla dall’esterno ci si sente catapultati in altri tempi. L’immaginazione si fa largo fra il via vai di taxi ed autobus della Fifth Avenue e ci spinge ai primi anni del Novecento, tra profumo di fiori freschi e abiti sontuosi.
Quella che abbiamo davanti è una villa d’epoca con un giardino curato e suggestivo, apprezzabile anche oltre lo spesso cancello nero che lo circonda. I suoi colori, all’ora del tramonto, sono caldi e rilassanti. All’improvviso, lasciandosi rapire dal contesto, è come se anche i suoni diventassero ovattati.
L’angolo del Museum Mile in cui sorge questa meraviglia è alla 91ma Strada, in pieno Upper East Side. Intorno c’è solo eleganza, ma quel palazzo spicca non soltanto per la sua maestosità, bensì anche per il suo ingegno nascosto.
Ci abitava Andrew Carnegie un tempo. Proprio colui a cui si deve la Carnegie Hall, ma anche la donazione di 320 milioni di dollari, parte dei quali servirono, pensate, per realizzare oltre 2500 biblioteche. L’imprenditore e filantropo, fondatore di una delle più importante acciaierie della storia degli Stati Uniti, aveva voluto per sé e per la sua famiglia spazi ampi, ma anche modernità. Quel palazzo, destinato ad abitazione, è stato il primo edificio privato ad avere una struttura in acciaio, l’ascensore, il riscaldamento centralizzato e, udite udite, l’impianto per l’aria condizionata. Il suo fascino esterno è direttamente proporzionale agli interni, con un giardino d’inverno realizzato in vetro Tiffany. Tra il periodo in cui vi ha abitato Andrew Carnegie ed oggi c’è una lunga storia di restauri, passaggi di mano, variazioni di destinazione.

Oggi questo palazzo fiero ed elegante racchiude una collezione tutta da scoprire, che, insieme alle mostre temporanee, ci conduce in un viaggio lungo 240 anni attraverso il design storico e contemporaneo. Una perla, l’unica degli Stati Uniti a racchiudere cotanta arte e bellezza legata da un unico filo conduttore.
Va detto che il Cooper-Hewitt Museum of Design non ha sempre abitato qui, ma ai suoi albori era al quarto piano del Foundation Building. Poi, nel 1976, si trasforma nel primo museo Smithsonian oltre Washington ed apre al pubblico nella sede attuale con una mostra dedicata alla trasformazione dell’uomo.
Da allora ha ospitato pezzi di rara bellezza e importanza, da una sedia usata da Abramo Lincoln a una Rolls Royce dei Beatles donata da John Lennon e Yoko Ono. Ed ancora: abiti originali di Etro, una mostra sull’età del Jazz e la sala di immersione, presente ormai da anni, e visitabile ancora oggi, nell’ex camera da letto di Margaret Carnegie.
Adesso, tra quelle eleganti stanze in boiserie, è possibile ammirare l’esposizione “Deconstructing power: WEB Du Bois at the 1900 world’s fair”. Cosa offre? Una serie di 63 diagrammi realizzati da Du Bois e dai suoi studenti dell’Università di Atlanta per l’Expo di Parigi del 1900. Il valore è fortemente umano, perché rappresenta quanto successo i neri americani siano riusciti ad ottenere malgrado il razzismo. I loro lavori finirono alla fiera insieme a quelli di Louis Confort Tiffany ed Emile Gallé, ma anche Carlo Bugatti ed Adolf Loos.
Poi c’è “Designing Peace”, esposizione che esplora il ruolo del design per progettare pace attraverso installazioni interattive e riflessioni.
Ed ancora “Hector Guimard: how Paris got its curves” è un’esposizione che aiuta a comprendere il più famoso architetto art nouveau francese. A lui si deve il progetto delle stazioni della metropolitana di Parigi. E sempre a lui si devono diversi progetti abitativi degli anni ’20.

Le carte da parati della Cooper Hewitt nella Immersion Room e, infine, “Botanical Lessons”, che va a riscoprire i modelli botanici dell’Ottocento anche attraverso libri illustrati e periodici. Ovviamente c’è la collezione permanente del museo, che comprende porcellane, disegni che documentano come sono nate opere e oggetti d’uso comune, tra cui, ad esempio, la Vegetal Chair di Vitra.
Il Cooper-Hewitt Smithsonian Museum ha anche lanciato nel 2006 la National Design Week, la cui ultima edizione si è svolta ad ottobre, con diversi appuntamenti per scoprire il ruolo del design nella vita di tutti i giorni. Per i dettagli sulla prossima sarà necessario attendere l’estate.
Tuttavia la sola struttura che ospita il museo vale una visita. Le vetrate Tiffany, la scala, i soffitti a cassettoni sono soltanto alcuni dei numerosi dettagli che aiutano a fare un salto in un passato ormai lontano. E, con la bella stagione, soffermarsi a respirare un po’ di quiete in quel giardino non ha prezzo.