Nelle splendide sale di memoria sansoviniana della Biblioteca Marciana a Venezia ha aperto la rassegna dal titolo: “Giardini e virtù tra salute e bellezza”. L’esposizione mette in luce la riflessione sul rapporto tra individuo e natura ponendo l’attenzione sui giardini storici, su come in passato siano stati una risorsa importante per la salute dell’umanità. Le erbe e le piante, accanto a qualche sostanza animale, costituivano la materia prima per la composizione dei rimedi medicinali.
La mostra inizia con la sezione dedicata a Dioscoride, medico botanico greco, attivo a Roma sotto l’Imperatore Nerone e primo autore del trattato “De Materia Medica” preso a modello anche negli erbari del Quattrocento e Cinquecento, secoli in cui si recuperano le conoscenze rivolte alle ricerche e studi antichi legati alla botanica.

Studiosi, medici e speziali, ma anche persone comuni, entusiasti per le scoperte di nuove piante dalle proprietà curative, le coltivavano anche in piccoli spazi. Un esempio di giardino botanico? Quello creato dallo studioso, botanico e“arborizzatore” di giardini della Serenissima Repubblica, il nobile Antonio Michiel (1510-1576) che a Venezia, nella zona di San Trovaso, coltivava molteplici varietà botaniche donate da Ambasciatori e Diplomatici al ritorno dei viaggi nel Nord-Europa ed Estremo Oriente: riusciva così a catalogare 1.028 esemplari di piante, fiori, bulbi, corredate da illustrazioni da lui dipinte.
Il giardino del Michiel non esiste più, ma rimane l’erbario che assemblò nel corso della sua vita. Per l’Ars Medica era di vitale importanza identificare correttamente le piante benefiche così come quelle nocive. L’amplificazione di tutto questo avvenne nel XV secolo con la stampa di libri che si moltiplicarono in tutta Europa, dapprima in latino e poi soprattutto nelle lingue nazionali ampliando il pubblico di fruitori.
L’excursus espositivo evidenzia l’esistenza di un altro giardino a Venezia a la Madonna de l’Orto (tutt’ora esistente) appartenente al botanico Lorenzo Patarol (1674-1727), con numerosi esemplari inseriti in uno straordinario contesto di 600 alberi. Tra loro 180 esemplari di rose dalle molteplici varietà unite a piante dalle foglie variegate, provenienti anche da Sud Africa ed Australia. Il percorso della mostra si snoda attraverso sezioni espositive che delineano una varietà di rari carteggi, libri, contenitori, illustrazioni, preziosi albarelli in maiolica e speziali vari.

Uno degli esemplari più significativi in materia di natura è il Compendium del Mattioli stampato del 1571 e appartenente alla Collezione Museo Aboca, dalla quale proviene anche un contenitore in legno di fialette di vetro per la conservazione di granuli omeopatici del XVIII secolo. Non poteva mancare nell’ambito della mostra veneziana la narrazione dell’Antidoto dei due mondi, una ricetta di amaro con trenta erbe, creata nel 1603 da Girolamo Ferrante di Orvieto. Brevettato col nome “Orvietano”, divenne formula di successo europeo plurisecolare per ovviare a svariati malesseri e lenire quelli provocati dalle pene d’amore…
La mostra frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Studi dell’Università di Ca’ Foscari e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia è curata da Sabrina Minuzzi. Dal 29 al 31 marzo un convegno dedicato al tema delle Piante medicinali si terrà nella sede della Biblioteca Marciana con la partecipazione di studiosi internazionali. Info: Correr.visit.muve.it