«Ognuno nella vita ha diritto ad avere un’ossessione». Enrico Casarini lo dice con un sorriso tra il sornione e l’imbarazzato. Perché la sua ossessione è obiettivamente molto particolare. Ma ha anche portato alla scoperta, oggi ammessa da tutti gli addetti ai lavori, del momento in cui la musica leggera italiana è cambiata per sempre. È bastato uno spazio di tempo brevissimo: appena otto minuti e ventitrè secondi. «Che però sono bastati: hanno segnato la fine di un’era e l’inizio di una nuova. È l’evento che segna il tramonto della grande Rai Broadway in bianco e nero».
L’evento avviene in un anno, giorno e ora precisi: le ore 21 e 47 di domenica 23 aprile 1972. Quando lui, Casarini giornalista di lungo corso e musicofilo accanito, di anni ne aveva appena sei. E all’evento che ha scatenato la sua ossessione non aveva nemmeno assistito. Tra l’altro anche i giornali dell’epoca ne avevano parlato poco o nulla.
L’evento è l’incontro «unico e irripetibile» fra due giganti della musica italiana del dopoguerra: Mina e Lucio Battisti. Di quest’ultimo il 5 marzo ricorre la data di nascita: oggi avrebbe 80 anni ma è morto nel 1998 ad appena 55.
Che l’evento di quella notte di aprile 1972 sia stato “unico e irripetibile” lo si capirà dopo. Al momento l’entusiasmo tra i giornalisti di quegli anni, è scarso. «Eppure – assicura Casarini – la luce di quella cometa è così forte che illumina ancora la nostra idea di spettacolo perfetto». Non teme le iperboli, lui: quella cometa «è anche tuono e avvolge l’Italia in una musica destinata a non invecchiare mai». E oggi, in effetti, anche i critici musicali concordano.
E poi c’è quella storia dei «cinque amici da Milano».
A questo punto è necessario andare con ordine.

Il modo migliore è leggere Teatro 10, il duetto Mina Battisti (edizioni Minerva, pagg. 286) scritto da Casarini. È la riedizione aggiornata di un primo libro uscito nel 2014. Ma evidentemente mancavano dettagli importanti. Che Casarini redattore di TvSorrisi e canzoni e di Telepiù racconta nei particolari, ricorrendo a un mestiere che negli anni lo ha portato nei settimanali L’Europeo, Visto, Anna e nei mensili Max, Carnet e Condè Nast Traveller.
Alla fine sarà tutto chiaro: la genesi, le premesse e lo svolgimento dell’evento straordinario. Ma che sia stato straordinario, al momento gli stessi protagonisti non ne sembrano consapevoli. Chissà oggi magari Mina, dal suo ritiro svizzero in cui è rinchiusa da decenni, se avrà letto il libro di Casarini potrà ricordare e essere d’accordo. All’epoca, però, in quel 1972 è sull’orlo di una crisi di nervi anche se sotto i riflettori non si vede: sarà perfetta come sempre, forse per lei è stata una esibizione come tante altre. Per Battisti, invece, “l’artista che non voleva diventare stella” quella sera sarà l’ultimo spettacolo dal vivo. E sul palcoscenico del Teatro romano delle Vittorie, dove si registra lo show Teatro 10 all’inizio sembra quasi svogliato. All’invito di Mina – «Tu canti sempre e soltanto le tue canzoni. Io, invece, molto spesso canto le tue canzoni. Cosa dici? Per una volta le cantiamo insieme queste canzoni?» – lui risponde con la sua nota burbera timidezza: «Sarei anche d’accordo… no, anzi: sono d’accordo, perché tra l’altro mi hanno accompagnato cinque amici da Milano…».
Già: gli amici da Milano. Per risparmiare sull’albergo hanno passato la notte in treno andando subito al Delle Vittorie. Sono: Gianni Dall’Aglio, batterista prediletto da Adriano Celentano; il bassista catalano “italianizzato” Angel Salvador, l’organista Gabriele Lorenzi e i chitarristi Eugenio Guarraia e Massimo Luca. Saranno i coprotagonisti dell’eccezionale duetto. Eppure dopo quella sera stregata non si incontreranno mai più. Sarà l’“ossessionato” giornalista Casarini a farli rimettere in contatto. Tutti, tranne Angel Salvador che nel frattempo è passato a miglior vita.

ANSA/GIAMMARCO
Anche i cinque, sul momento, non pensano di essere coprotagonisti di un evento straordinario. Forse intuiscono qualcosa quando Mina e Lucio finiscono di cantare. Perché nello studio di Teatro 10 succede qualcosa di eccezionale. Il pubblico è come impazzito, non smette di applaudire. Gli assistenti di studio e la regìa cercano di spegnere l’entusiasmo: è troppo, è troppo! Ma nessuno vuole fermarsi. La magnifica, trascinante performance di Mina e Lucio ha stregato tutti: in quel momento sanno di aver vissuto qualcosa di inaspettato. Un evento straordinario. Unico. Che è possibile rivivere su YouTube, basta cercare “Duetto Mina-Battisti”. Anche se tutta l’interminabile sequela di applausi finali è stata tagliata: «Erano quasi dieci minuti buoni, io lo so» assicura Casarini. «Ma i tecnici della Rai hanno tagliato la coda…E io sono alla caccia della registrazione integrale, con tutti gli applausi». Non abbiamo dubbi: ci riuscirà. Quelli che hanno un’ossessione non si arrendono mai.
Ma in fondo poco importano quegli applausi accorciati. Conta che due grandissimi artisti «forse i più grandi che la musica leggera italiana abbia conosciuto, si sono incontrati e uniti in quel duetto», dice Massimiliano Pani, figlio di Mina, che del libro ha curato la prefazione. «Quando ci si chiede che cosa significhi avere presenza scenica e sapere trasmettere emozioni in un recital dal vivo, basta guardare quei minuti per capire che la classe non è acqua… Questa è la forza di quel duetto straordinario. È coevo alla sensibilità e alla capacità di emozionarsi di chi lo sta guardando per la prima volta. Invidio chi lo deve ancora guardare…».
Noi abbiamo questa possibilità.