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February 4, 2023
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Enrico Fagone: un direttore d’orchestra italiano ai Grammy Awards

Non solo i Måneskin ai Grammy: il giovane maestro nominato per la migliore raccolta di musica classica

Luciana CaprettibyLuciana Capretti
Enrico Fagone: un direttore d’orchestra italiano ai Grammy Awards

Enrico Fagone al Teatro Regio / foto Roberto Ricci

Time: 3 mins read

E’ felice Enrico Fagone e non potrebbe non esserlo: è stato nominato ai Grammy Awards, nella categoria ‘Migliore raccolta di musica classica’ come direttore d’orchestra di un album molto particolare, ‘Aspire’ con brani di Villa-Lobos, Piazzolla e inediti di Jofre. Ora è a Los Angeles per partecipare alla cerimonia in rappresentanza degli altri artisti che hanno lavorato all’album, Seunghee Lee al clarinetto e JP Jofre al Bandoneon. Poi l’11 febbraio dirigerà, sempre a Los Angeles, l’orchestra giovanile della fondazione Music to Save Humanity.

Sono felice – ci dice – perché è una conferma all’impegno: questo lavoro di direttore d’orchestra che è arrivato nella seconda parte della mia carriera, ero un contrabassista, mi ha preso molto studio e questa nomination è una bella soddisfazione per tutti gli sforzi fatti.

Come è nato il disco?

Ci siamo trovati a Manhattan con JP Jofre per un concerto nella chiesa dietro alla Julliard School dove vengo spesso a fare delle Master class di contrabasso, il concerto non era completato, ma l’etichetta newyorkese ha avuto l’idea di fare il disco con la London Symphony Orchestra e ci siamo ritrovati tutti a Londra: la clarinettista Seunghee Lee da New York, il compositore JP Jofre dalla Corea e io dalla Svizzera. Tra tamponi e mascherine a ottobre 2021 siamo riusciti a realizzare questa registrazione che era stata già rimandata per la pandemia. Il risultato è eccellente, abbiamo lavorato molto, fino al giorno prima dell’incisione ero al telefono con il compositore per controllare ogni battuta

Lee, Fagone e Jofre per l’album Aspire ©Copyright Musica Solis Melanie Aldridge Photography

Enrico Fagone, unico italiano a partecipare ai Grammy, insieme al gruppo dei Måneskin, dice che gli piacciono molto e che anche lui un tempo suonava heavy metal.

Da piccolo andavo male a scuola, male a calcio, un disastro, chiesi al maestro di chitarra dell’oratorio di frequentare le sue lezioni. Non mi voleva, lo convinse mio padre, cominciai a studiare e dopo un mese insegnavo agli altri. Per la prima volta ero bravo in qualcosa, la musica divenne la mia vita. Formai un gruppo, suonavamo Guns N’ Roses e con un pezzo dei Metallica mi presentai alla prova del conservatorio. L’insegnante mi disse: Lei ha talento, ma a noi servono contrabbassisti, vuole provare?  Ho iniziato a studiare il contrabasso così. A 24 anni ho avuto una crisi, volevo smettere di suonare per andare in un ashram a fare il monaco, ho chiesto un consiglio dall’alto e mi è apparso questo grande guru che mi ha detto: tu continua a fare, al resto ci penso io. Io allora ho continuato a studiare a suonare e ora ho il più grande riconoscimento della musica: la nomination ai Grammy Awards.

Enrico Fagone / foto Antonio Mercurio

Lombardo di nascita, Fagone si è trasferito in Svizzera dove è primo contrabbasso dell’Orchestra della Svizzera Italiana ed insegnante al Conservatorio. La sua seconda carriera di direttore d’orchestra è iniziata 8 anni fa, quando lui e sua moglie aspettavano il primo figlio.

Sono andato in crisi non mi sentivo all’altezza del mondo. Di solito quando vado in crisi passo una notte totalmente sveglio e mi ascolto. Ho fatto così anche quella volta e ho capito che la crisi veniva dal fatto che non sentivo la musica abbastanza profondamente. Ricordo che con la mia orchestra stavamo preparando un cofanetto delle sinfonie di Brahms. Il giorno dopo ero a pranzo con un musicista che aveva da poco iniziato a dirigere, gli ho raccontato la mia sensazione e lui mi ha detto: perché non vieni a fare il corso di direzione d’orchestra? Sono andato al corso e questo vuoto è sparito. Allora ho iniziato a studiare anche composizione, sono andato a Helsinki a perfezionami con il grande maestro finlandese Jorma Panula. Ed è’ stato lui a darmi la spinta definitiva. Quando mi ha detto: Ci sei, ho cominciato a fare le mie esperienze sul podio e ora eccomi qua.

Lei ha avuto questo grande maestro ed anche una grande maestra: Martha Argerich con cui ha lavorato molto. Come è nata la vostra collaborazione?

A Lugano, dove lei lavora e ha il suo festival, serviva un contrabbasso nel gruppo da camera, hanno chiesto a me. Nella pausa di una prova lei, che non parla mai con nessuno, si è avvicinata e mi ha detto: bravo, di dove sei? E’ nata una amicizia, specialmente con mia moglie, e da un punto di vista professionale mi ha insegnato molte cose, soprattutto molta libertà in musica

Cosa significa?

Significa non fermarsi all’aspetto intellettuale. Il mio modo di fare musica è di non smettere mai di studiare e alimentare il mio intelletto, ma dimenticare tutto nel momento in cui interpreto.

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Luciana Capretti

Luciana Capretti

Nata a Tripoli, Libia, ha studiato a Roma, lavorato più di 20 anni a New York come corrispondente per varie testate giornalistiche e per la Rai, e a Roma nella redazione esteri del Tg2. Ha scritto i romanzi Ghibli (Rizzoli) e Tevere (Marsilio) e il saggio La Jihad delle donne (Salerno).

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