Quando finalmente si mette al pianoforte e spiega le sfumature, le differenze fra il tono e il ritmo di Beethoven e Donizetti, e spiega che l’opera segue la lingua e quella italiana è legata come il nostro parlato, che bisogna sapere ascoltare, lo diceva sempre il suo grande maestro Pappano e lo diceva Strehler, che lui andava a vedere al Piccolo Teatro di Milano, perchè a Milano è cresciuto fra La Scala, il Conservatorio e il Teatro Verdi, Michele Gamba ci trasporta altrove. In un mondo meraviglioso che è quello del sentire profondo della musica, del piacere impalpabile del cuore e dell’intelletto. Trasporta tutti gli spettatori dell’incontro organizzato da Fred Plotkin alla Casa Italiana Zerilli Marimò in occasione della presenza a New York di Michele Gamba per dirigere L’Elisir D’Amore di Donizetti al Met.
E’la sua prima volta a New York, ci dice, ma il suo debutto americano è avvenuto in autunno al Washington National Opera per dirigere Il trovatore. “Washington però è quasi casa – spiega – perché ci vive mio fratello che fa un lavoro serio: sta al Fondo Monetario Internazionale.” Un lavoro serio, come se aver collaborato con Antonio Pappano e Daniel Barenboim, aver diretto al Covent Garden il mozartiano Bastien und Bastienne e i Folk Songs di Berio, alla Staatsoper di Berlino Le nozze di Figaro e tanto, tanto altro sia un gioco da ragazzi.

Nato Milano, Gamba ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio Verdi, si è anche laureato in Filosofia all’Università Statale, ha fatto corsi di perfezionamento alla Scuola di Musica di Fiesole, alla Royal Academy di Londra, all’Accademia Chigiana di Siena ed alla Musikhochschule di Vienna. Il debutto alla direzione d’orchestra è arrivato per un colpo di fortuna dice, ma anche preparazione e nervi saldi, aggiungiamo. Era venuto a Milano per le vacanze di Pasqua da Berlino dove lavorava con Barenboim quando un amico, il tenore Francesco Meli lo ha chiamato per dirgli di correre a La Scala, il direttore Mariotti si era sentito male e c’era da dirigere “I due Foscari”. “Pensavo fosse uno scherzo – ha spiegato al pubblico – e gli ho risposto prendo un taxi, ma se non è vero devi pagarmi la cena per tutta la vita.” Il Maestro Gamba I due Foscari, opera di Verdi giovane poco nota e poco rappresentata, la conosceva bene, l’aveva studiata due anni prima a Londra con Pappano. Non c’erano molti altri che potevano salire sul podio quella sera e condurre senza esitazioni, senza prove senza conoscere l’orchestra un’opera che, spiega, proprio perché poco eseguita, ha molte possibilità di interpretazione diverse. “Non ci sono stati problemi con i musicisti conclude autoironico – l’unica difficoltà è che avevo preso in prestito una giacca da mio fratello che è più alto e sembravo un panda….”
Da allora, era il 2016, ha diretto a La Scala 7 diverse produzioni, ultima il Rigoletto per la regia di Mario Martone. Il rapporto con il teatro milanese era iniziato da bambino, studiava pianoforte e i genitori gli avevano regalato un biglietto per ascoltare Maurizio Pollini che suonava l’Appassionata di Beethoven. “Ascoltare Pollini è stato un sogno. La prima opera invece l’ho sentita a Torre del Lago, perché mio padre viene da lì, mia madre è pugliese, quindi sono milanese fino ad un certo punto. Avevo 7 anni era La Boheme, sono rimasto affascinato e ho detto: lo voglio fare anche io. Poi ho cominciato ad andare regolarmente a La Scala, erano gli anni di Muti, molto intensi specialmente per il repertorio Verdiano, e infine ho conosciuto Claudio Abbado, e quando entri nel mondo di Abbado non vuoi lasciarlo più. Una leggenda, un landmark.”
Questi i suoi Maestri, gli inizi di un percorso che lo ha portato giovanissimo all’estero e a dirigere ad Amburgo, Stoccarda, Strasburgo, Tolosa, Tel Aviv, Dresda, Berlino. “Quello che è magico nella musica – spiega – è che non devi spiegare, devi lasciare che susciti delle reazioni, delle emozioni….ed è una cosa viva perché ogni volta che ascoltiamo un brano ha qualcosa di nuovo da dirci… e devi andare in teatro ad ascoltarla, perché sarà diversa da tutto ciò che puoi ascoltare online, perché in quel momento puoi sentire il fiato del cantante, puoi sentirti parte di un tutto anche con il tuo vicino che non conosci ed è una sensazione unica. Ha senso quello che dico?” molto per chi ha conosciuto quella sensazione.
Il Maestro Gamba sarà di nuovo al Met in Elisir d’Amore in Aprile. Come è dirigere al Met? “E’ una grande macchina dove tutto si incastra perfettamente, diversa dai teatri italiani dove diciamo c’è più spazio per l’improvvisazione…” conclude sorridendo.