Trent’anni fa chi l’avrebbe detto che Il più bello d’Italia sarebbe diventato uno dei più apprezzati professionisti della tv. Correva esattamente l’anno 1993: Beppe Convertini vinse sorprendentemente quel contest. Tutt’oggi dichiara, con la sincerità che lo fa tanto amare al pubblico: “Vinsi io, ma non me lo meritavo. Ce n’erano di più belli”. Conduttore televisivo e radiofonico, e in generale personaggio seguitissimo del piccolo schermo, negli anni è stato in grado di padroneggiare diversi tipi di media e di programmi televisivi. Ha anche qualità di attore che lo hanno portato a partecipare ad alcuni film così come ad alcuni spettacoli di grande successo a teatro. Oltre al lavoro – le sue ultime trasmissioni RAI di successo sono “Azzurro. Storie di mare”, “Linea Verde 100’’ sul segreto della longevità, Linea Verde programma storico della rete ammiraglia – Beppe Convertini continua a dedicarsi alle numerose cause di cui è testimonial, con un grande impegno umanitario a largo spettro. Citiamo un esempio: quello nella campagna di Terre Des Hommes contro lo sfruttamento e la violenza sulle minori in Italia e nel mondo. Ci preannuncia in questa chiacchierata l’uscita di un libro, “Paesi miei” (RAI Libri), a marzo. Conterrà aneddoti, storie di grandi donne e grandi uomini che fanno la fortuna del Belpaese. Con curiosità su tradizioni, dialetti e borghi da visitare, e con qualche consiglio per evitare itinerari prettamente turistici.
Cominciamo dall’inizio. Cosa si ricorda di quella corona di bellezza del 1993?
Avevo da poco superato i 20 anni. Di solito nei concorsi, che si tratti di Miss Italia o altro, non è vero che partecipano i migliori concorrenti. E’ tutto relativo. Partecipai grazie a miei amici che mi iscrissero alla gara quando eravamo in una discoteca in Liguria. Risi molto della faccenda, perché quella sera vinsi e inizio’ questo percorso che mi portò poi alla finale, e a vincere anche quella. Personalmente, presi tutto come un gioco. Ed è stato divertente: la corona, la fascia, il mantello…e soprattutto la mia sorpresa al momento della proclamazione. Non ero affatto il più bello della serata, ma vinsi io.
Da allora, un lungo tragitto e una carriera eclettica.
Sì, è stato molto bello poter passare dalla radio alla tv; dal cinema al teatro. In particolar modo a teatro, hai quella adrenalina che ti permette di vivere dei momenti unici ogni sera, emozionandoti insieme al pubblico che sta lì, proprio a due passi da te. Un maestro per me è stato Leopoldo Mastelloni. Un talento unico, dal quale ho imparato il senso del sacrificio, la puntualità. La professionalità. Del teatro ricordo volentieri una mia piece teatrale, dal titolo ‘Off’, per la regia di Enrico Maria Lamanna. Io ero un condannato a morte nel braccio della morte. E’ stato un ruolo molto toccante.
Parliamo di tv e cinema.
In tv, una esperienza importante è stata sicuramente ‘La vita in diretta Estate,’ dove raccontavo la cronaca in Italia e nel mondo. Al cinema voglio ricordare ‘Io che amo solo te’, un film italiano del 2015 diretto da Marco Ponti, dai sentimenti ed intrecci familiari molto romantici. Ho avuto modo di interpretare un personaggio pugliese, come me. Sono andato ad attingere a tutti i valori del mio vissuto a Martina Franca, dove sono nato ed ho abitato per quasi 18 anni.
Di che valori stiamo parlando?
Provengo da una famiglia umile, che ha fatto sacrifici enormi per farmi studiare. Ho sempre sognato sopra l’atlante geografico cartaceo di visitare i luoghi dove a caso puntavo il dito, ad occhi chiusi. Nel 1990, la morte di mio padre è stato uno spartiacque nella mia vita. Ho perso una guida importantissima. Sono diventato uomo nel giro di pochi mesi. Amo da sempre la mia famiglia: mia mamma, le mie due sorelle. E poi i miei quattro nipoti e i cinque pronipoti. Credo nei valori familiari autentici e insostituibili.
Come attore che esperienza le piace ricordare?
Sicuramente quella che mi ha dato un grande successo popolare: ‘Vivere’, la soap opera di Canale 5 dove ho interpretato un giornalista televisivo. Per due anni ho lavorato con un gruppo di lavoro incredibilmente straordinario, ed è stata la prima fiction italiana che ha avuto un successo strepitoso. Quando andavo in giro, tutti mi chiedevano del mio personaggio, Giulio Stocchi. Una esperienza speciale.
Ha iniziato nel campo della moda. Milano, Londra, New York. Ha girato molto. Quale viaggio porta nel cuore?
New York è sicuramente una città che mi ha affascinato. Nella mia memoria è sempre stata la città delle luci. E dei grattacieli. Era un sogno che si realizzava, uno dei luoghi desiderati sopra quel mio atlante geografico. Negli anni l’ho visitata numerose volte. Una metropoli magica ed intensa, dove accade di tutto, dove nascono tendenze e si incontrano le menti più illuminate”.
“Linea Verde” è da quattro stagioni il suo attuale biglietto da visita di grande successo. Che messaggi le arrivano per questa trasmissione?
Tramite RAI Italia mi vedono anche all’estero, e gli ascolti, davvero altissimi, premiano tutto il nostro team. Facciamo oltre tre milioni e mezzo/ quattro di media tutte le domeniche su RAI 1. Durante la pandemia abbiamo raggiunto, in alcuni momenti del programma, punte di sette milioni di telespettatori. Mi scrivono in tantissimi, soprattutto sui social e mi raccontano le emozioni provate vedendo le puntate. Ci sono telespettatori che tornano in Italia ogni anno, magari per i periodi di festa, ma molti non tornano nella terra d’origine da tantissimo tempo, e quindi amano rivedere i propri luoghi. Sono affascinati anche dall’idea di viaggiare insieme a me nei posti unici che visito. Il successo di ‘Linea Verde’ ritengo sia questo.
Ogni anno si fanno bilanci e progetti. I suoi quali sono?
Sono fortunato. Mamma ha 85 anni ed è ancora in salute. L’intera mia famiglia è in salute. Dal punto di vista professionale, è stato un anno lavorativo molto interessante e positivo. Speriamo che continui ad andare bene. Allargando l’orizzonte, mi auguro che finisca presto la guerra in Ucraina.