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December 11, 2022
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Caccia alle opere d’arte scomparse: prosegue l’opera dei Monuments Men

La fondazione che porta avanti le ricerche è diretta da una italiana

Massimo CutòbyMassimo Cutò
Caccia alle opere d’arte scomparse: prosegue l’opera dei Monuments Men

Anna Bottinelli - Monuments Men and Women Foundation

Time: 4 mins read

Il pacchetto è arrivato anonimo per posta all’indirizzo della Monuments Men and Women Foundation, a Dallas. Una busta gialla imbottita, con dentro una sorpresa spuntata dal passato: nove preziose monete datate tra il 1500 e il 1800. Accluse alla busta, alcune banconote in dollari e una lettera del 2007 al vecchio sindaco di Ulm, città del Baden-Württemberg dov’è nato Albert Einstein. Le monete erano state sottratte da una teca del museo cittadino durante la seconda guerra mondiale. L’autore del furto? Un soldato americano, che in seguito aveva barattato il bottino con un commilitone: è lui il mittente del pacco. Le monete sono in buono stato, a eccezione di un foro su ciascuna: il militare le aveva regalate a sua moglie, trasformate in un paio di orecchini e un braccialetto.

“Dopo tanti anni la lettera spiegava ogni cosa. L’autore era rammaricato per il suo gesto e desiderava fare ammenda”, racconta Anna Bottinelli, la storica dell’arte e ricercatrice fiorentina, 35 anni, che dal 2019 presiede la Fondazione creata nel 2007 dal marito Robert Edsel. Lui ha scritto il libro sui cacciatori di tesori trafugati durante l’ultima guerra che ha ispirato il film di George Clooney; lei nel luglio scorso si è incaricata della restituzione delle monete a Ulm. Riportando a casa anche una statuetta lignea intagliata da Albrecht Berblinger. La scultura era finita negli Stati Uniti come souvenir di guerra del tenente Jim Kunkle, pilota di caccia P-38 e P-51 della nona Air Force, che nell’occupazione postbellica della Germania viveva a Monaco. La statua, avvolta in una coperta, gli era stata offerta da una sconosciuta in cambio di qualche pacchetto di sigarette. “Come l’anonimo veterano delle monete, l’ufficiale si è preso cura di questa scultura per decenni. E nel crepuscolo della sua vita ha visto nella nostra Fondazione la possibilità di restituirla al paese d’appartenenza”, chiosa la Bottinelli.

Anna Bottinelli, Robert Edsel -Monuments Men and Women Foundation
Gocce nel mare. Importanti, certo. Ma sono ancora centinaia di migliaia le opere disperse: distrutte, trafugate e vendute, prese come souvenir. “Unisciti alla caccia”, è l’appello lanciato dall’organizzazione che oggi ha inserito doverosamente le donne nel titolo: Monuments Men and Women Foundation. “Il nostro compito – illustra la signora Bottinelli – è sensibilizzare l’opinione pubblica creando una pressione sulle opere scomparse. Recentemente alcune sono riemerse nei cataloghi delle case d’asta, per poi inabissarsi di nuovo: i responsabili degli incanti non possono rivelare i nomi dei possessori privati, così ogni volta il gioco dell’oca riparte dalla casella zero. Però se l’attenzione resta alta, svalutiamo gli investimenti illegali”.
Di tanto in tanto qualche buona notizia si fa strada nel buio. E’ il caso del Vaso di fiori del pittore olandese Van Huysum, sottratto dalla Wehrmacht nel ’44 alla collezione degli Uffizi e restituito grazie ad azioni legali, trattative diplomatiche e iniziative clamorose del direttore della galleria. L’opera era in mano a una famiglia tedesca: il lieto fine è arrivato dopo 75 anni. “La Fondazione – continua la presidente – ha recuperato e riconsegnato ai legittimi proprietari più di trenta fra dipinti, disegni, arazzi, libri, monete e documenti rari. Ma il lavoro è enorme. Faccio un esempio: è stato rintracciato in Svizzera un pastello di Degas, Portrait de Mademoiselle Gabrielle Diot, che appartiene agli eredi del celebre mercante ebreo francese Paul Rosenberg. Si sa che è lì, in qualche deposito, ma non si riesce a farlo riemergere”. E allora tutto fa gioco per puntare i riflettori sui tesori nascosti. La Fondazione ha realizzato e messo in vendita online un mazzo di 54 carte con le opere d’arte e i beni culturali più ricercati (i cosiddetti most wanted) dalla fine della seconda guerra mondiale. E offre una ricompensa di 25mila dollari – “denaro donato da persone di buona volontà” –  a chiunque fornisca informazioni che portino al recupero di un bene trafugato.
“Le carte sono un mezzo per dare la massima visibilità alle opere scomparse: Michelangelo, Raffaello, Rodin, Van Gogh, Monet, Renoir, Guercino, Mondrian e tanti altri maestri attendono giustizia”, ribadisce Anna Bottinelli. La memoria torna all’immenso tesoro stipato nel castello di Neuschwanstein: i Monuments Men impiegarono sei settimane per svuotarlo. O ai tesori nascosti nella miniera di sale di Altaussee, vicino Salisburgo, dove nel maggio del ’45 – accanto a una quantità incredibile di quadri, sculture e libri miniati – fu ritrovata in una cassa la Madonna di Bruges di Michelangelo. E si riaffacciano i nomi dei 348 uomini e donne in divisa, arruolati per ordine del presidente americano Roosevelt in una sezione speciale dell’esercito alleato, che tra il 1943 e il 1951 presero parte al progetto di salvare il patrimonio artistico trafugato dalla Germania nazista. Tra loro nessun italiano. Italiani sono però nove coraggiosi benemeriti che, da civili, hanno contribuito a recuperare beni librari e archivistici di importanza straordinaria: Rodolfo Siviero, Pasquale Rotondi, Alessandro Olschki, Giorgio Castelfranco, Emiliano Lavagnino, Anna Saitta Revignas, Luigi De Gregori, Guerriera Guerrieri, Giovanni Poggi. La lista potrebbe comunque allungarsi con i nomi di quanti hanno partecipato, anche ufficiosamente, alla storia più ampia dei Monuments Men. “Se avete informazioni da trasmettere, la Fondazione è qui per onorarne il ricordo”.
Madonna di Bruges – businessinsider.com
Ma non esiste solo il passato della guerra mondiale. Afghanistan, Siria, Iraq, Perù: ovunque ci sia un fronte caldo, c’è chi accorre a salvare opere inestimabili. Sono I Monuments Men e Women del ventunesimo secolo. “Finalmente – conclude la presidente Bottinelli – la Fondazione è riuscita a convincere i vertici dell’esercito americano a formare una unità di riserva. Si tratta di uomini e donne di pronto intervento, con una missione decisiva: proteggere il patrimonio artistico e culturale in pericolo. Nell’agosto scorso abbiamo festeggiato la classe dei primi ventuno laureati. Abbiamo bisogno un gran bisogno di loro”.
Per approfondire leggere articolo su Richard Baringer
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Massimo Cutò

Massimo Cutò

Massimo Cutò, giornalista, classe 1957, ha svolto tutta la sua carriera tra Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale. E' nato a Pescara ma vive e lavora a Bologna da molti anni. Ogni volta che arriva in piazza Maggiore non si rassegna a una domanda senza risposta: perché qui non c'è il mare?

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