Tre giorni di parole, fili immaginari fra passato e presente, fra poeti, critici, accademici di qua e di là dell’Atlantico. Tre giorni rincorrendo un fagiano che scompare, come diceva Wallace Stevens in uno degli Adagia per definire la poesia, “Poetry is a pheasant disappearing in the brush”, ma può anche ricomparire.
Perché nel caso del convegno che si è tenuto alla Casa Zerilli Marimò e all’Istituto Italiano di Cultura, il fagiano è riapparso. “The Reappearing Pheasant” è il titolo scelto per questo incontro che celebrava con due anni di ritardo, causa covid, il trentesimo anniversario dell’inaugurazione della Casa Italiana Zerilli Marimò. Luigi Ballerini ne è stato il primo direttore e l’organizzatore del primo convegno di poesia, “The Disappearing Pheasant” appunto, l’idea di richiamarlo per riparlare di poesia è stata dell’attuale direttore, Stefano Albertini.

Ballerini è convinto che non esistano grandi poesie senza grandi lettori che anziché chiedersi solo cosa significa? riescano ad assaporare il testo. In questo senso sono essenziali i critici, dice, protagonisti del convegno insieme ai poeti americani e italiani, per un rapporto di sempre maggiore amicizia e interazione. Alla base il lavoro della traduzione, cui è stata dedicata una delle tavole rotonde. “I problemi del tradurre in poesia sono particolarmente acuti – spiega Ballerini – se non ci si limita ad un semplice travaso ma si coltiva l’urgenza di un pensare in traduzione.”
La conferenza si è aperta con un intervento sulla poesia italiana oggi in America e si è chiusa con uno sulla poesia americana oggi in Italia: due aspetti di una stessa storia con sviluppi molto diversi. “C’è sicuramente una sproporzione – dice Ballerini – in Italia la poesia americana è molto seguita, a partire dalla presenza di Pound nel nostro paese e dalla, sia pur lenta e a lungo politicamente ostacolata, assimilazione della sua lezione.
Di tracce o stimoli poundiani è ricca una notevole fetta della poesia italiana del secondo Novecento e oltre. I motivi del successo sono tanti, non esclusa la curiosità che si prova sempre nei riguardi di una cultura egemone e che a volte sfocia in fenomeni difficili da spiegare, che si reggono quasi sempre su fraintendimenti. Come il caso della fortuna della Spoon River Anthology di Edgar Lee Master che negli Stati Uniti non legge quasi più nessuno e in Italia è, dagli anni Quaranta del secolo scorso, un cult book. Per quanto riguarda la poesia italiana in America invece, quella contemporanea si insegna pochissimo.”

La conferenza si è conclusa alla St. Mark’s Church nel Bowery con un concerto del maestro Diego Minciacchi che ha composto la musica sui testi poetici.
“Il connubio tra musica e poesia è per me una fonte inesauribile di emozione – ha concluso Ballerini – la poesia è da sempre alla ricerca di liquefazioni sonore e la musica ha un’antica vocazione semantica.”
Gli atti del convegno saranno pubblicati in Italia in un numero speciale de Il Verri, a New York da Agincourt Press e tutto il materiale sarà reso disponibile in rete sul sito della Casa Italiana Zerilli Marimò.