Roma e New York. Due città che apparentemente non hanno niente in comune, se non l’essere due grandi multisfaccettati specchi della civiltà occidentale con tutti i suoi valori e le sue contraddizioni, pur essendo site ai due poli opposti del globo. Percorrendo le strade del centro della Capitale italiana, ha attirato la mia attenzione la mostra ROMA vs NEW YORK – visitabile dal 4 marzo al 15 maggio 2022 – che accosta le due metropoli ponendole a confronto e cogliendone, attraverso il medium pittorico, le suggestioni comuni. L’esposizione dell’artista Michele Telari, a cura di Francesca Barbi Marinetti, è ospitata nel cuore pulsante di Roma, in via Margutta, all’interno del raffinato spazio del Margutta veggy food&art, un’istituzione nel panorama eno-gastronomico europeo votata alla cultura della cucina gourmet ed eco-sostenibile, che propone ai suoi fruitori, personaggi di spicco della cultura, dello spettacolo e del design oltre che cultori di un’alimentazione sana, anche il nutrimento dell’arte, per un’esperienza sensoriale totalizzante. Le istantanee iperrealistiche di Telari offrono un viaggio immersivo negli scenari urbani da cui emanano vibrazioni che richiamano il ritmo incessante di due città in perenne movimento e, allo stesso tempo, la loro ieraticità atemporale. Un viaggio illusionistico che ci consente di passare in un batter di ciglio da Madison Square al Colosseo, da Via Condotti alla Fifth Avenue, dal Brooklyn Bridge al Ponte dell’Angelo. L’artista Michele Telari si racconta e descrive la mostra ai lettori de La Voce di New York.
Vuole raccontarsi ai nostri lettori? Qual è stata la sua formazione artistica?
“Mi sono diplomato al Liceo Artistico “Tuscia” di Viterbo e successivamente mi sono laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma con una tesi dedicata all’iperrealismo americano”.
I suoi lavori sono frutto di grande ricerca. Su quali fonti di ispirazione si basano attualmente? E quali le tecniche e i materiali?
“Il mio amore per gli Stati Uniti e più nel dettaglio per la città di New York, hanno dato una maggior forza e spinta nella scelta dei soggetti. Sono stato sempre affascinato da questa metropoli, dai suoi grattacieli, dalla vita frenetica e dai suoi colori, non per ultimo, per la sua grandezza, vastità. I miei soggetti sono per la maggior parte scorci autunnali ed invernali, con la pioggia o sotto un manto di neve, con le persone che con i loro ombrelli scuri attraversano la strada o sono fermi al semaforo immersi nei loro pensieri”. La tecnica che utilizzo e preferisco è quella della pittura acrilica su tela”.
Da quali suggestioni nasce la sua mostra ROMA vs NEW YORK?
“L’idea è nata insieme a Tina Vannini, curata poi da Francesca Barbi Marinetti, ci siamo confrontati ed abbiamo trovato questo “filo” che collega queste due meravigliose città, tanto diverse quanto simili sotto alcuni punti di vista. La prima così storica, dove si respira arte in ogni angolo della città, conosciuta dal Mondo intero come la Città eterna. La seconda, New York, così grande, con la sua modernità e veloce sviluppo verticale dei suoi grattacieli, che lascia a bocca aperta. Entrambe hanno diverse cose in comune, essere magnifiche agli occhi dell’osservatore, essere “sorelle” e offrirci, in modi quasi opposti di intendere l’architettura, tutta l’espressione artistica e geniale di due diverse epoche”.
Cos’hanno in comune le due metropoli Roma e New York?
“Ad uno sguardo superficiale si direbbe quasi nulla. Ma dopo un’attenta valutazione, e dopo diversi modi di “vivere” entrambe le città, ci si può accorgere di come abbiano molte cose in comune. Ho provato, con i dipinti in mostra, a cercare delle similitudini, e ne ho trovate moltissime. Partendo dai ponti, passando dal Colosseo ed il Madison Square Garden, alla romantica via del Corso di Roma alla lussuosa Fifth Avenue di Manhattan e non per ultimo Piazza di Spagna e Time Square, veri luoghi di aggregazione”.
La sua è una visione pittorica iperrealista non scevra da un cangiante illusionismo. Che tipo di sguardo vuole indurre?
“Nei miei dipinti ho cercato, specialmente nella produzione degli ultimi anni, di discostarmi dalla tecnica dall’iperrealismo, e di avere un “rapporto” pittorico con le mie tele più diretto, legato meno al lato tecnico ma a quello più emozionale, ho cercato una comunicazione più diretta con il fruitore. Chi osserva il dipinto deve sentirsi immerso dalla strada riprodotta, deve sentirsi parte integrante dell’opera, sentire quasi i discorsi delle persone che attraversano, o dal rumore delle auto che affollano le Avenue”.
Metropoli sovraffollate o nonluoghi svuotati di umanità?
“Sinceramente credo che entrambe le città abbiamo una rete sociale molto forte, forse New York leggermente più “mordi e fuggi”, data dal fatto che specialmente Manhattan è vissuta da turisti e da uomini d’affari che popolano Wall Street, ma passeggiando specialmente nei quartieri più periferici ci si rende conto di come ci siano comunità molto ben radicate, con le loro tradizioni, i loro modi di vivere e che sono un valore aggiunto a tutto questo grande “set cinematografico” che siamo abituati a vedere in TV. Lo stesso vale per Roma: adoro ritrarre la vita delle persone immerse nei propri pensieri, nel traffico, con i fari delle auto che riflettono sull’asfalto bagnato di una giornata di pioggia autunnale, tutto questo rende Roma ancora più fantastica, ma sicuramente non svuotata di umanità, al contrario credo che sia “poetica”. I suoi paesaggi urbani sembrano tutt’altro che univoci e statici, ma specchi dell’anima individuale”.
Le due città suscitano in lei stati d’animo analoghi?
“Sono due città che suscitano in me emozioni completamente diverse, New York mi infonde una sensazione di vivere come in un sogno, dove tutto è possibile, dove i miei progetti prendono vita e sono sempre più ambizioni, basta volerlo. Roma invece e come se mi donasse ogni volta tranquillità e serenità, una visione di metropoli più intima”.
Dopo il raffinato spazio d’arte del “Margutta veggy food&art” a Roma, la sua mostra approderà negli States?
“Per ora non è in programma, ma non nego di averci pensato. Sicuramente tra il 2022/23 ci sarà un nuovo progetto proprio a New York, ma è ancora in stato embrionale”.