È fondamentale squadrare la società, i costumi, le celebrità, la politica, la letteratura, l’arte ma dipende come si osserva e si giudica. La percezione vera della bellezza non è immediata e le epoche storiche la possono sovvertire. Irving Penn, in questo caso, è stato un maestro nel suo lavoro emancipando la fotografia e lasciando un segno indelebile nella cultura di massa. Fino al 22 Dicembre la Cardi Gallery di Milano – Corso di Porta Nuova 38 in collaborazione con The Irving Penn Foundation ospita la mostra dell’artista con 44 foto di un periodo compreso tra gli anni Quaranta e novanta (lun.-sab. 10:00 – 18:30. Ingresso libero).
Il percorso espositivo è sviluppato su due piani e si percepisce il ponte di collegamento tra l’Italia e l’America.
Al piano terra si hanno immagini di Vogue US come l’iconica Bee (1995) e Dahomey Children o Early Hippies (1967) che documentano la profonda esplorazione nei confronti di culture e comunità ai margini della società.
Invece al primo piano vi sono ritratti di personaggi illustri italiani come Sophia Loren, Alberto Moravia, Eugenio Montale, Luciano Pavarotti, Giorgio De Chirico fino ad arrivare alle fotografie realizzate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Penn ha uno stile semplice e utilizza una luce naturale per lo più su sfondo neutro.
Il linguaggio visivo è essenziale caratterizzato da un’eleganza disarmante e l’atteggiamento è l’effettivo protagonista del proprio essere. La fotografia è visione, dettaglio e sentimento.