Dopo 40 eventi e spettacoli si è conclusa recentemente in Italia con grande successo la decima edizione del Narnia Festival, svoltosi a Narni, piccola cittadina medioevale in Umbria, dal 20 luglio al 1 agosto. Il Festival, manifestazione annuale di spettacoli con musica classica, jazz, danza, teatro, mostre, attività culturali e il meglio della didattica a livello internazionale, è stato ideato 10 anni fa dalla famosa pianista compositrice e presidente della Narnia Arts Academy Cristiana Pegoraro, artista conosciuta in tutto il mondo e direttore artistico del Festival. Le anteprime del “Narnia Festival Opera”, una serie di spettacoli dedicati alla grande opera e all’arte vocale, sono state presentate dal 24 giugno in varie città umbre e a Roma.
Come negli anni precedenti, anche quest’anno il Festival ha ospitato, oltre alla Star internazionale Cristiana Pegoraro, vera protagonista dell’evento, personaggi di fama internazionale. Presenti al Festival più di 200 artisti e ospiti di spicco tra cui Massimo Giletti, Emanuela Aureli, Corrado Augias, Maria Rosaria Omaggio, Tiziana Foschi, Sergio Basile, Stefano Meloccaro, Luca Manfredi, Marco Frittella, Andrea Tofanelli, Giovanni Hoffer e Marco Werba. Oltre 4000 sono stati gli spettatori e più di 300 i partecipanti alle Masterclass del “Campus Internazionale di alto perferzionamento artistico” aperto a giovani talenti provenienti dall’Italia e da paesi di tutto il mondo.
Il Festival, premiato con 7 medaglie del Presidente della Repubblica per meriti artistici, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, da Regione Umbria, Provincia di Terni, Comune di Narni, Comune di Terni, Comune di Amelia, e realizzato con il contributo della Fondazione Cultura e Arte e della Fondazione CARIT, nonostante la pandemia, quest’anno è stato definito “il migliore di sempre”.
A conclusione della decima edizione del Festival abbiamo intervistato la pianista Cristiana Pegoraro, direttore artistico del Festival, che oltre alla sua carriera concertistica nei cinque continenti e alla sua ampia discografia di 28 CD, cinque dei quali con sue composizioni originali, è anche autrice del libro di poesie “Ithaka” e di una collana di favole per bambini tratte dalle opere liriche. Cristiana ha ricevuto oltre 40 riconoscimenti a livello internazionale tra cui: il World Peace Award del Circolo Culturale Italiano delle Nazioni Unite di New York; la Mela d’oro, Premio Bellisario della Fondazione Marisa Bellisario, il Premio Simpatia e il Premio “Fabrizio Frizzi“ dalla Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti Onlus come “Ambasciatrice della Cultura Italiana nel mondo”.
Quando è cominciato il lockdown a causa della pandemia eri in Italia o in America?
“Quando è cominciato il lockdown a febbraio dell’anno scorso ero in Texas per una bellissima tournée con l’orchestra suonando uno dei miei brani preferiti, il primo concerto di Chopin. A metà febbraio sono tornata a New York per poi rientrare in Italia perchè avevo altri concerti, ma già i primi di marzo sarei dovuta rientrare a New York per un importante concerto alla Carnegie Hall. Durante la mia tournée non avevo neanche percepito il problema del Covid. Quando sono arrivata in Italia è scoppiata la pandemia, hanno iniziato a chiudere tutto e non sono riuscita a tornare a New York. È più di un anno e mezzo che sono bloccata qui in Italia”.
Cosa hai provato durante il primo lockdown?
“È stato terribile perchè dalla sera alla mattina la mia vita è cambiata in maniera drastica e non ho avuto più nulla di tutto quello a cui ero abituata, ovvero i concerti, i viaggi, il pubblico. Mi sono ritrovata sola, praticamente senza lavoro, senza nulla. Le prime settimane sono state scioccanti, ho provato un senso di smarrimento totale, poi mi sono organizzata”.
So che tu, dopo i primi mesi hai sempre lavorato in Italia. È stato più difficile lavorare?
“Come ti dicevo prima, chiaramente la mia vita è cambiata anche perchè la situazione generale del mondo è cambiata. Ma io sono una persona che lotta, non si dà mai per vinta. Ho cercato di andare avanti, di farmi venire delle idee alternative, e ho iniziato a lavorare in maniera diversa rispetto a prima. Non si potevano più fare concerti con il pubblico, cosi ho iniziato a registrare dei video musicali e a mandarli per Whatsapp ai miei amici, ho cominciato a raccontare delle storie musicali per bambini, ho esplorato le possibiità di fare concerti in streaming: è iniziato tutto così. Poi la situazione si è evoluta perchè ho iniziato anche a fare molte lezioni e conferenze on line. Ho lavorato tantissimo con l’America, che è stato uno dei primi paesi ad organizzare streaming on line. Ogni settimana mi collegavo con la Scarsdale Adult School, con cui avevo già lavorato negli anni passati, proponendo un concerto diverso e quindi sono riuscita con una certa continuità ad incontrare il mio pubblico attraverso Zoom”.
Com’è nato il Narnia Festival?
“È nato da un sogno. L’idea è nata dieci anni fa, infatti quest’anno abbiamo celebrato la decima edizione. Volevo creare qualcosa a Narni, che è la mia città di adozione, e dove vivono i miei genitori, io sono nata nella vicinissima Terni. Narni è una cittadina molto bella, con uno splendido centro storico medioevale completamente intatto. Volevo realizzare qualcosa che abbracciasse le mie due culture, la cultura italiana d’origine, una cultura medioevale, umbra, ricca di bellezze e di arte, e quella americana, la cultura di adozione. Io sono anche cittadina americana, quindi ho avuto l’idea di fondare un festival nell’accezione americana del termine, un luogo dove si vive insieme, si mangia insieme, si crea arte, si fa musica insieme. Così il bellissimo centro storico medioevale di Narni è diventato il nostro Campus dove tutti gli artisti e gli studenti risiedono, sperimentano cultura e arte, e creano insieme”.
Sappiamo che il Festival ha avuto un grande successo. Quali gli ospiti?
“Sì, il festival anche quest’anno ha avuto un enorme successo. È un festival che è cresciuto tantissimo in questi dieci anni, ne sono molto contenta, anche se mi costa tanto lavoro e dedizione. Ho cercato di creare un Festival che potesse anche rispecchiare la mia personalità poliedrica, infatti gli spettacoli spaziano tra vari generi artistici, musica, danza, teatro, opera. Ogni anno cresce il numero degli spettacoli ed eventi, il livello si alza, e di conseguenza abbiamo un pubblico sempre più numeroso ed attento che ci segue. Pensa che tutti gli spettacoli registrano il sold out molto tempo prima, e questa è per me una grande soddisfazione. Nel corso del tempo abbiamo avuto tantissimi ospiti importanti, tra cui: Katia Ricciarelli, Margherita Buy, Massimo Giletti 3 volte, Massimo Lopez e l’attrice e imitatrice Emanuela Aureli; il famoso giornalista Corrado Augias e l’attrice Maria Rosaria Omaggio, Samanta Togni, Enrico Vanzina, Marisa Laurito, Pippo Franco, Enzo Decaro, Sebastiano Somma, Barbara De Rossi, Mariella Nava…Tantissimi anche del mondo dello sport. Come sai musica e sport condividono gli stessi valori, gli stessi principi e poi il nostro direttore musicale Lorenzo Porzio è un medagliato olimpico di canottaggio, quindi il passo è stato breve. Dal mondo dello sport abbiamo avuto Massimiliano Rosolino, i fratelli Abbagnale e Margherita Granbassi. Alessandra Sensini, Giampiero Galeazzi, Giacomo Crosa, Carlo Mornati e tantissimi altri”.
Molti si sono preoccupati della situazione critica del teatro e dello spettacolo durante la pandemia; tu credi di aver contribuito con il tuo lavoro durante la pandemia a salvare lo spettacolo?
“Mi sento di dire di sì, ci ho provato con tutto il cuore e con tutta la passione, mi ripetevo che non potevamo morire in questa maniera, purtroppo l’arte e la cultura sono state molto penalizzate. Molto penalizzati anche gli artisti; se tu pensi, un artista “vive” nel momento in cui è sul palcoscenico, un artista non puo’ vivere chiuso in casa. Il lockdown ci ha tolto proprio la gioia di vivere, di comunicare emozioni, di interagire dal palco con un pubblico dal vivo. Però mi ripetevo sempre che dovevamo andare avanti, dovevamo essere forti, dovevamo creare delle situazioni alternative. Poi sono convinta che anche una pandemia può insegnarci qualcosa, senza dubbio le esperienze difficili ci fanno imparare, basta rimanere sempre lucidi e cogliere l’occasione. Io spero di aver contribuito, con il mio lavoro in una modalità differente, a tenere compagnia alle persone attraverso la bellezza della musica, condivisa sotto forma di video che mandavo per Whatsapp e per e-mail. Penso di esserci riuscita perchè il riscontro è stato molto positivo. Tutti mi rispondevano, erano felici di poter ascoltare qualcosa se pur con dei mezzi ridotti come un telefonino, un computer. Sì, credo di aver dato tutto quello che potevo, anche durante la pandemia”.
Ti manca New York? Quando pensi di tornarci?
“Accipicchia se mi manca New York! Mi manca come l’aria, è una città che adoro in cui ho passato tanti anni, è una città che mi appartiene e mi manca tantissimo. Conto di tornarci in autunno per poi riprendere a lavorarci a inizio del prossimo anno perchè la programmazione è ancora lenta, la macchina organizzativa ha bisogno di tempo, soprattutto perché in America le stagioni concertistiche si organizzano quasi con un anno di anticipo. Speriamo, Covid permettendo, che le cose possano andar meglio ed io possa tornare presto a lavorare negli Stati Uniti. I primi concerti americani li avrò il prossimo anno”.
Il tuo prossimo concerto a Carnegie Hall? Prima di fine anno?
“Alla Carnegie Hall il prossimo appuntamento è per il 22 marzo 2022, il primo dopo la pandemia. In questo anno e mezzo mi hanno cancellato tre concerti alla Carnegie Hall. Ma, come ti ho detto, in gennaio dovrei ricominciare con concerti in Georgia, Oklahoma, California e pian pianino speriamo di farcela”.