Dal 9 al 20 Giugno al Tribeca Film Center di New York, partirà la nuova edizione del Tribeca Film Festival 2021, all’insegna del cinema d’autore, con tante opere prime e sezioni dedicate a nuovi ed interessanti registi emergenti, senza dimenticare i registi pluripremiati. Fondato da Robert De Niro, Jane Rosenthal e Craig Hatkoff nel 2001, riunisce ogni anno artisti visionari che mettono al centro del loro operato: la narrazione. Si rivolge ad un pubblico diversificato e si può considerare come una piattaforma per il cinema indipendente, nella quale, a fare da padroni, sono l’espressione creativa e un intrattenimento intenso ed accattivante. Si ricercano, inoltre, delle esperienze innovative in campo audiovisivo, introducendo spesso nuove tecnologie, attraverso mostre e spettacoli dal vivo.
Il festival si divide in varie categorie e tra le più importanti: US Narrative Competition, che da voce al cinema indipendente di successo, parte con “Catch the Fair One”, diretto da Josef Kubota Wladyka. In questo avvincente thriller, la vendetta è la tematica principale: una donna, nativa americana ed ex pugile, da il via alla battaglia più importante e pericolosa della sua vita, quando decide di andare alla ricerca della sorella minore, scomparsa. La protagonista scoprirà un’organizzazione che traffica esseri umani, iniziando a ripercorrere i passi della sorella, fino a risalire all’uomo responsabile del rapimento.
A continuazione “God’s waiting room”, regia di Tyler Riggs, che nel caldo arido della Florida Centrale, narra le vicende di Rosie, una musicista appena diplomata, la cui esistenza è caratterizzata dalla noia, ma quando incontra Jules, un delinquente di New York, del quale s’innamora perdutamente, la sua vita viene finalmente scombussolata. Dall’altra parte della città, Brandon, torna a casa dopo dieci anni di prigionia, ma le cicatrici che porta fuori e dentro, l’hanno scalfito a tal punto, da rendere molto difficile il suo reinserimento all’interno della società. Nel periodo estivo, questi tre personaggi si ritroveranno a vivere insieme un lungo percorso, totalmente inaspettato.

La regista Hannah Marks, già attrice di talento, presenta “Mark, Mary & some other people”: Mark e Mary, s’incontrano in una farmacia, mentre la ragazza è intenta a comprare un test di gravidanza. I due scoprono di essersi già conosciuti al college e quando la giovane ha il risultato del test, che è negativo, decide di accettare un appuntamento con Mark. Li ritroviamo un anno dopo, perdutamente innamorati, di un amore così grande che li trascina al matrimonio. Quando, però, Mary propone a Mark di aprire la relazione alla “non monogamia etica”, lui è colto di sorpresa, ma accetta. Ed è qui che inizia davvero questa storia.

Lauren Hadaway, dirige “The Novice”: un’avvincente pellicola che racconta l’ossessione di Alex Dall, nella ricerca della perfezione fisica ed agonistica, nel mondo del canottaggio ai tempi del college. Ben presto, questa spasmodica routine, si trasformerà in un’ossessione, che la porterà ad alienare tutte le persone intorno a lei, spingendosi oltre i propri limiti, nel raggiungimento del successo. È un’opera spietata, ma che allo stesso tempo è pennellata da una regia elegante, che si contrappone alla feroce interpretazione della protagonista Isabelle Fuhrman, il tutto accompagnato da una colonna sonora seducente, che completa l’esperienza visiva ed emotiva, evocando il romanticismo e il pericolo dell’innamoramento, l’attrazione, il dramma e la ricaduta.

Ori Segev e Noah Dixon, debuttano con “Poser“, un intrigante thriller che ha come protagonista Lennon, una ragazza giovane e timida, che vive ai margini della fiorente scena musicale indie, di Colmbus, Ohio, il cui desiderio nascosto è di essere essere guidata ed accettata nel mondo dei concerti e dei backstage esclusivi, della scena artistica d’avanguardia. Incontra durante il suo tentativo di affermarsi, Bobbi Kitten, una talentuosa metà di un popolare duo pop, che prende Lennon sotto la sua ala. Quello che però, la protagonista non sa, è che si sta inconsapevolmente intrappolando in un’ossessione oscura, che sarà difficile da controllare.

A conclusione “Queen of Glory”, diretto, scritto e interpretato da Nana Mensah. La storia s’incentra sulla scienziata Sarah, studentessa alla Columbia University, che sta per seguire il proprio fidanzato, molto sposato, in Ohio, quando la madre muore improvvisamente lasciando a Sarah una piccola, ma amata libreria cristiana nel Bronx. Mentre tenta di organizzare un funerale che sia all’altezza delle aspettative, la protagonista deve destreggiarsi tra le richieste della sua famiglia, amorevole ma altrettanto esigente, la ricomparsa del padre sparito anni prima e capire cosa fare della libreria. Aiutata da dei vicini dell’Europa Orientale, esuberanti zie africane e una collega ex detenuta, Sarah cercherà di affrontare le nuove responsabilità, cercando di rimare fedele a sé stessa.

Per la sezione Midnight, quermesse dedicata al genere horror, fantascientifico e cult, che si dirige ad un pubblico prettamente crepuscolare, tra i film in concorso si ha: “Shapeless”, diretto dalla regista esordiente Samantha Aldana. La pellicola racconta la storia di Ivy, cantante emergente per la quale il mondo è un palcoscenico, nel quale dovrà faticare e lottare per potersi affermare. La sua vita si dipana tra i pub notturni di New Orleans, raccogliendo assegni ed esibendosi di fronte a clienti più attenti a sorseggiarsi un buon Whiskey, che ad ascoltare la sensuale voce della ragazza. Tuttavia, la fatica di quei magri palchi, sarà solo la calma prima della tempesta: la protagonista, tra le fredde mura del suo appartamento, si ritroverà faccia a faccia i propri demoni, che la sopraffaranno, facendola soccombere nel limbo del disturbo alimentare, scavando sempre più a fondo nella sua anima e finendo per farla diventare un “Incubo” di sé stessa, con poche possibilità d’invertire la rotta.

Per la regia di Rob Schroeder, si continua con “Ultrasound”, basato sul romanzo grafico Generous Bosom, scritto dal fumettista Conor Stechschulte. In questa pellicola di fantascienza tre storie, che sembrano scollegate, finiscono per convergere, attraverso un’ironia nera, vibrante e agile: in una fredda notte di tempesta, Glen, si ritrova con la macchina in avaria. Vicino al punto del guasto, s’intravede una casa, per chiedere aiuto bussa alla porta e ad accoglierlo, c’è una famiglia apparentemente molto cordiale, forse troppo, formata da: Arthur, un uomo di mezza età e dalla sua giovane moglie Cyndi. La strana coppia offre vari drinks al protagonista, per poi proporgli un’offerta che non potrà rifiutare. Altrove una giovane donna, Katie, si sente emotivamente appesantita da un segreto accordo romantico, che sembra un caso da manuale di Gaslighting e allo stesso tempo, in un’anonima struttura di ricerca, la dottoressa Shannon, mette in discussione il proprio ruolo, in un bizzarro esperimento, temendo di fare più male che bene.

A seguire “We need to do something”, per la regia di Sean King O’Grady. Il film riprende l’omonima novella dello sceneggiatore Max Booth III, la trama si riversa all’interno di un’unica location, nella quale, per l’adolescente Melissa, la disfunzione familiare è la norma e non l’eccezione. Quando un tornando improvviso, intrappola la ragazza con i genitori e il fratello minore, nel bagno di casa, le problematiche affiorano prepotentemente. Durante il claustrofobico confinamento, la situazione diventa sempre più instabile e non solo: si capisce che c’è qualcosa di malvagio al di là delle mura, che gioca con loro. Sarà dunque la resa dei conti per questa strana famiglia, da parte di un potere soprannaturale, oppure il tutto, sarà stato innescato involontariamente da Melissa e dalla sua ragazza, Amy? Qualunque sia la causa, quel che è certo è che sta per scatenarsi l’inferno.

Per la sezione International Narrative Competition, sezione dedicata al cinema internazionale con uno stile narrativo innovativo e di sostanza ad aprire le danze è: “All my Friends Hate Me”, diretto da Andrew Gaynord che vede come protagonista Pete, un genuino ed insicuro ragazzo che è entusiasta di riunirsi con la sua squadra del college in una magnifica tenuta di campagna. Essendo passato del tempo si prepara ossessivamente per essere accettato nuovamente dal gruppo, con tutte le conseguenze del caso.

A seguire “Brighton 4TH” diretto da Levan Koguashvili, nel quale l’ex campione di wrestling Kakhi, dopo aver preso accordi per coprire i debiti di gioco di suo fratello, lascia la sua umile casa nella Repubblica della Georgia, per fare visita a suo figlio Soso, nella periferia di Brooklyn. Qui scopre che il figlio ha accumulato un debito di 14.000 $ con il boss mafioso locale, che potrebbe diventare un ostacolo per la sua futura carriera, nel campo della medicina.

Shariff Korver, dirige “Do not hesitate”, film che mantiene la tensione in maniera avvincente: da qualche parte, in un deserto del Medio Oriente, un camion che trasportava un convoglio militare olandese, si guasta. Una ridotta squadra di soldati deve rimanere a controllare il carico, aspettando i soccorsi. Improvvisamente scambiano una capra per un nemico e la uccidono. Il proprietario chiederà un adeguato compenso.

“Roaring 20’s”, coreografato creativamente e meticolosamente da Elisabeth Volger, racconta il tour de force che prevedeva la presenza di ventiquattro attori, attraverso solo sedici membri in sei takes. Questo film permette al pubblico dei sperimentare un’esperienza particolare: trovarsi faccia a faccia con degli estranei, come quelli che si incontrano ogni giorno, per strada, al supermercato, ma con i quali non si ha mai alcun tipo di rapporto. Qui invece i protagonisti intratterranno discorsi e scambieranno opinioni, con tutti coloro che incontreranno, senza pregiudizi. L’esperienza di chi deciderà di approcciarsi a quest’opera, sarà davvero ricca di vitalità.

“Souad”, con la regia di Ayten Amin, narra le vicede di Souad, studentessa all’Università di Zagazig, in Egitto, che è combattuta tra le aspettative di una famiglia tradizionale e la sua segreta vita notturna, incentrata sui social network. Di giorno, infatti, aiuta in casa e veste i panni della “brava ragazza”, ma di notte resta incollata al cellulare, inviando messaggi a sfondo sessuale, al suo fidanzato Ahmed, che vive ad Alessandria. E’ un film incentrato sulla dualità, di tutti quei giovani che, intrappolati nella rete di un ambiente familiare soffocante e restrittivo, sfogano su internet e attraverso il sesso online, le proprie frustrazioni.

“Wild Men” è un’esilarante commedia diretta da Thomas Daneskov, che rappresenta un episodio di crisi di mezza età veramente particolare: Martin, decide di vestirsi come un uomo di Neanderthal e di vagare per la foresta norvegese, in un maldestro tentativo di ridare un senso alla propria esistenza, ormai soffocata da una moglie e due bambini insopportabili. Quando incontra uno spacciatore ferito e in fuga, trova un improbabile alleato nella ricerca della sua virilità. Unendo le forze, i due ripercorrono i boschi, scappando da famiglie in preda al panico, criminali assetati di sangue e poliziotti sfortunati, che invano, cercano di rintracciarli.

Per la sezione Viewpoints, che raggruppa i film con i punti di vista più particolari e fuori dagli schemi, tra i film candidati salta all’occhio “Sisters on Track”, di Corinne van der Borch e Tone Grøttjord-Glenne, una storia situata a New York, fatta di speranza, appartenenza e senso di protezione, che si incentra sul rapporto di tre sorelle, tutte atlete: Tai, Rainn a Brooke Sheppard. La pellicola scava nell’animo dello spettatore e sicuramente molti, sia uomini che donne, che hanno fatto parte del mondo dell’agonismo, potranno trovare delle similitudini con la propria esperienza personale.

Interessante anche: “The Legend of the Underground”, diretto da Giselle Bailey e Nneka Onuorah, che esplora la discriminazione ed il razzismo in Nigeria, attraverso le vite di giovani anticonformisti che devono scegliere tra il lottare per la libertà di espressione nel proprio paese, oppure scappare in America, per poter vivere la propria indipendenza.

Infine, Macha Colòn, con “Perfume De Gardenias”, descrive in maniera assolutamente intesa, emozionante ed irriverente, la solitudine di Isabel, un’anziana donna portoricana, appartenente alla classe media, che rimane vedova dopo la morte improvvisa del marito. La protagonista vivrà un momento d’incertezza e di cambio, fino a quando, grazie alla realizzazione di un “bellissimo” funerale per il defunto congiunto, attirerà l’attenzione di Toña, una donna pia ma allo stesso tempo autoritaria, che si coinvolge negli eventi della comunità e si è autoproclamata leader di una cricca di donne anziane e pettegole del quartiere. Quest’ultima decide di arruolare Isabel, per farle mettere a frutto il suo talento nell’organizzare funerali personalizzati e idiosincratici per i suoi vicini malati. Sarà proprio così, che Isabel, ridarà un senso e uno scopo alla propria vita.

Questi sono solo alcuni dei film offerti dal Tribeca Film Festival, che si presenta come un evento al passo con i tempi, pregnante di artisti che apportano contenuti importanti e di talento, attraverso l’arte cinematografica. La narrativa è sicuramente centrale nella selezione delle pellicole e interessante è vedere come si possa passare dal genere horror, al thriller fino ad arrivare al cinema d’autore, senza mai perdere la qualità, nella realizzazione, narrazione e tecnica attoriale. Un evento, dunque, da non perdere, perché innovativo e non politicamente corretto.
Per visionare tutti gli altri film in concorso e le altre categorie, questo è il sito ufficiale: https://tribecafilm.com/festival