
Parliamo di te del tuo arrivo negli Usa a 25 anni e la formazione artistica all’Accademia di Arte di Philadelphia?
“Sono nata a Roma ed ho sempre disegnato e dipinto poi intorno ai 25 anni ho deciso di andare negli Stati Uniti per conoscere me stessa. Ho vissuto in diverse città della costa orientale ed occidentale, e mi sono trasferita a Philadelphia dove risiedo e dove ho frequentato l’Accademia d’Arte di Pennsylvania. Questa prestigiosa scuola e museo è stata fondata nel 1805 dal pittore e scienziato Charles William Peale, dallo scultore William Rush e da altri artisti per promuovere l’arte negli Stati Uniti. Mi sono diplomata come pittrice, ho studiato sono stata formata ed accolta: oggi posso così esprimere la mia creatività da due culture e punti di vista differenti essendo europea e naturalizzata americana”.
Origini sicule e romane nel tuo albero genealogico.
“Mio padre mi raccontava che era romano da sette generazioni. Suo padre era stato bersagliere e suonava la tromba, lo soprannominavano il “moro di San Lorenzo” perché era scuro di carnagione. Da parte di mia madre mia nonna era romana, ed il nonno siciliano di Lentini, Siracusa, e di nome Filadelfio. Perchè il Regno delle due Sicilie apparteneva ai Borboni che erano di origine spagnola, ho inoltre scoperto attraverso l’esame del DNA che ho degli antenati Baschi”.
La tua città Roma e la tua città di adozione Philadelphia: due città del cuore a confronto…
“Roma è e sarà sempre la mia città preferita. Dall’arte che si respira dovunque, la sua storia, dal buon cibo, ai costumi, tradizioni, ai cittadini romani con i loro inconfondibili modi di essere. Provenendo da una grande città io amo le metropoli, la gente. Ogni vita è una storia ed in una città come Philadelphia molte vite molte storie. Philadelphia e’ mia città di adozione. Una città’ storica, con degli ottimi musei e scuole. Ci si vive bene ed ha l’enorme vantaggio di essere molto vicina a città come New York e Washington DC”.
E poi per lunghi periodi ti trasferisci in Islanda ed in Catalogna nelle residenze per artisti?
“Dal 2013 ho iniziato ad andare in Islanda nelle residenze per artisti. Volevo essere a contatto con la natura e quest’isola così’ remota e misteriosa mi aveva affascinato da tempo. La prima residenza e’ stata nel sud ovest che ho avuto modo di esplorare con il sud est e dove ho dipinto acquerelli e pitture ad olio. Da allora, ogni anno sono ritornata in Islanda per periodi più’ lunghi ed in altre residenze in zone diverse. E’ un modo di viaggiare e di conoscere artisti interessanti che provengono da altri paesi, e di immergersi nel proprio lavoro. Sono anche un membro del consiglio di amministrazione di Listhus Artspace, una residenza in Islanda dal 2016”.
Ti ispiri spesso al ciclo naturalista dei laghi, cielo, montagne, ghiacciai in cui invece tendi a comprimere l’uso del colore usando solo grigi/blu/bianchi/neri?
“Non posso collocarmi in uno stile unico. Esprimermi attraverso i miei lavori e’ una necessita’ nella mia vita che e’ influenzata da come e dove mi trovo sia psicologicamente che fisicamente cerco di connettermi con la mia identità’ di emigrante e con il mio io più’ profondo. Questi disegni eseguiti con solo due matite sono inclusi in un tondo per dare l’impressione di guardare attraverso un oblò, come uno spettatore e come un emigrato all’arrivo di un nuovo paese. Se mi trovo nella natura come in Irlanda, cerco di riproporre quello che vedo semplificando o esagerando certi elementi usando linee o colori. In quei dipinti ad olio che rappresentano i riflessi nei laghi e che sembrano xilografie ho usato solo il nero, il bianco ed un blu che ho mischiato io, perché in quel periodo mia sorella era malata terminale. Forse per questo non riuscivo a vedere altri colori nella mia vita. Ero come compressa bloccata. E la ragione per cui li ho dipinti in modo così preciso e usando scarsa gamma di colore era probabilmente per aver controllo su ciò che non si poteva avere. Non si può’ non essere influenzati da ciò che si vive se si vuole essere veri e sinceri”.

In talune opere di questo periodo catalano sembri quasi metafisica sospesa tra le costruzioni di Gaudi e quelle hopperiane. È così?
“Lo scorso marzo nella mia residenza di Barcellona – in quello che tu definisci periodo metafisico – mi sono ispirata ai riflessi delle finestre del mio quartiere ed ho usato colori acrilici. Uno stile completamente diverso, molto colorato e certamente condizionato da Gaudi”.
Catturi il colore e lo porti su tela con oli su carta trattata a tecnica mista. Si parte da una idea da un disegno a matita un bozzetto o vai su tela subito? Oltre a Gaudi i tuoi modelli o i tuoi miti quali sono?
“Quando vado nelle residenze uso principalmente carta trattata per utilizzare olio. Per partire disegno bozzetti o acquerelli, faccio fotografie. In seguito posso utilizzare queste idee iniziali in altro modo. Al mio ritorno o incollo con prodotti specifici questi dipinti su pannelli di legno, o li riproduco in dimensioni più’ grandi su tela o altri supporti. A volte uso pennelli, a volte spatola, o entrambi”.
In quali città e luoghi hai esposto e di quali conservi un aneddoto curioso?
“È stata singolare ed avvolgente la sensazione quando ho esibito in scuole di tango ballare con i miei quadri tutti intorno che mi guardavano. Una altra bella esperienza indimenticabile è stata collaborare con una compagnia di danza moderna di Honk Kong che ha usato dei miei quadri come sfondo nel museo d’arte di Akureyri”.
Il tango. Una tua passione che ti fa correre nei weekend da Philly a NY per andare nelle milonghe newyorchesi a ballare il tango. Preferisci i ballerini della East Coast o quelli della West Coast ? Tua indole è più seguidora o piuttosto ami condurre?
“Il tango è un’altra mia passione è una conversazione intima tra la coppia, c’e’ chi parla e chi risponde seguendo la musica. Per me essere un follower significa essere una partecipante attiva che ascolta il partner attentamente e risponde anche in modo personale senza interrompere questo discorso a due. Precedentemente ballavo lo swing, ma avevo già’ amici tangheri. Un pomeriggio sono andata ad una lezione e da allora, era il 2004, non ho più’ smesso. A Philadelphia c’e’ una comunità’ cosmopolita molto friendly, ma vado spesso a New York nel weekend dove ci sono molti più’ ballerini e più’ competizione, vado anche ai festivals in altre zone o all’estero. Preferisco i Latini! I ballerini catalani e italiani: a Roma ad a Barcellona si balla molto bene!”.
Passioni. Oltre ad amare il tango, musica, cucinare? Ti manca la cucina italiana? Per sentirti veramente a casa quale piatto ti fa sentire il sapore di casa?
“Vado spesso a vedere spettacoli di danza contemporanea, Alvin Ailey e’la mia compagnia favorita con Dance Theatre of Harlem, e Ballet X e Philadanco di Philadelphia. Altre passioni ed interessi sono la musica, dalla classica, a quella tradizionale, al blues, rock, jazz. Amo molto anche quella islandese che mi riporta nella “mia” isola con questi suoni eterei, magici, nostalgici. Amo camminare immersa nella natura e sorprendermi dall’immensità del nostro pianeta che mi riconduce ad una mia connessione primitiva con la terra, lei ed io respirando insieme. Ma mi trovo anche spesso con i miei amici a fare delle belle pastasciutte casalinghe, in cui mi piace riproporre la pasta alla Norma di mio nonno o anche una bella carbonara per sentirmi a casa!”.
Casa, casa, dolce casa. Pochi giorni al Thanksgiving. Lo festeggi? C’è qualcuno cui vorresti dire un grazie che non hai ancora detto?
“Lo celebro anch’io con la mia famiglia: mio figlio, il mio ex marito, il mio amico d’infanzia che anche lui vive a Philadelphia e con altri amici. A volte siamo più’ numerosi, altre volte è un pranzo più intimo. Ringrazio tutti coloro che mi sono vicini, anche se non fisicamente. Ringrazio di cuore gli Stati Uniti che mi hanno dato la possibilità di raggiungere il mio sogno come artista e l’indipendenza”.