A Sergio Staino il Premio di Giornalismo alla Carriera, assegnato qualche giorno fa a Monteverde, tra i Borghi più belli d’Italia. Sergio Staino, un pezzo di storia del giornalismo italiano, è indubbiamente un grande “vecchio” della sinistra, con la capacità autocritica di dire “ho sbagliato, abbiamo sbagliato come sinistra”, rispetto al Partito Democratico che l’autocritica sembra averla completamente perduta. Staino, disegnatore, scrittore, regista e operatore culturale, vignettista “storico” de l’Unità, di cui è stato direttore, ha ricevuto il Premio a Monteverde alla carriera per il suo lavoro di 50 anni nel mondo della satira. Un mondo che ha attraversato dall’Unità all’Avvenire, con le sue vignette, riuscendo sempre a mettere in dialogo la sinistra, la sinistra cattolica, il mondo cattolico con un’angolazione che stimolasse il confronto, la discussione e mai la polemica sterile.
Nella stessa serata è stato premiato anche Flavio Pagano, intervistatore “improvvisato”, scrittore ed editorialista del Corriere del Mezzogiorno e di Donna Moderna per il suo impegno pluriennale sul fronte delle disabilità come l’Alzheimer, dell’accoglienza, dell’uguaglianza, del malato come persona, e per il suo impegno difensore della cultura del Sud.

Nella cornice spettacolare del castello normanno, Staino ha raccontato episodi esilaranti, con la sua abilità di mettere in luce le contraddizioni dei personaggi politici. Come quando Matteo Renzi, ad esempio, che gli telefona arrabbiato per un aggettivo che il fumettista aveva usato nei suoi confronti: “Renzi mi telefonò infuriato, perché l’avevo chiamato cafone. Apriti cielo! ‘Te mi puoi dire qualunque cosa, che io sono stato un fesso, un cretino, tutto quello che vuoi ma non mi puoi chiamare cafone! Perché così mi insulti mia madre’! Pochi giorni dopo incontro Tiziano, il padre di Matteo, il quale mi dice ‘Io ti voglio bene, Staino’. Gli fo: ‘mah, sei l’unico Renzi che mi vuole bene…, perché tuo figlio mi ha trattato malissimo…!’ E lui risponde: ‘Hai ragione, è un cafone, gli hai detto la cosa giusta: è un cafone come… sua madre!’.”
Indimenticabile il suo celeberrimo Bobo, un successo internazionale, che debutta nel 1979 e per tanti un personaggio così somigliante a Umberto Eco, nato con Linus, la storica rivista italiana dedicata ai fumetti. Il noto vignettista è stato uno dei massimi simboli di un’era di transizione, passando da un tempo in cui la sinistra italiana era sinistra per arrivare alle macerie di quel mondo e di un nuovo che assomiglia più che altro a un’azienda che un Partito.
Nel corso della serata, Staino ha raccontato di un notissimo uomo politico che, confidandosi con lui, gli disse che nella sua città natale tutti si aspettavano sempre che facesse un comizio. Naturalmente descriveva quei comizi come “gremiti e frequentati da personaggi della parte avversa, che rosicavano per il successo di quei bagni di folla”, ma poi, trovandosi casualmente in quella città, quando Staino ebbe modo di parlare con il locale segretario della forza politica alla quale quell’importante leader apparteneva, ne ricevette una versione completamente diversa: “Abbiamo il problema”, disse il segretario, “che lui vuol sempre fare i comizi. Solo che non vuol venire mai nessuno, e allora finisce che ci vengono solo i nostri avversari per godersi lo spettacolo dei suoi fiaschi! “
Il Premio, ideato dal Sindaco di Monteverde, Francesco Ricciardi, dal vice sindaco Tonino Vella e dal professor Gerardo Vespucci, alla sua prima edizione, vedrà i vincitori diventare parte della giuria per il prossimo anno. Monteverde, comune dell’Alta Irpinia, membro dell’associazione “I borghi più belli d’Italia”, è il primo comune italiano a dotarsi di un progetto barriere architettoniche zero, a cui si aggiungono i percorsi naturalistici per non vedenti, ospitando il primo campo scout non vedenti d’Europa.