Un sabato pomeriggio, verso la metà degli anni Settanta, un mio amico mi telefona a casa.
“Ti passo a prendere tra mezz’ora. Andiamo a giocare a calcetto a casa di uno”.
“E chi è questo tipo che ha il campo da calcio in casa?”, domando io.
“Non lo so. Mi hanno chiamato e mi hanno detto di portare un amico. Vieni?”, risponde lui.
È così che, dopo un lungo tragitto, arriviamo un po’ fuori città, in via valle dei Corsi, località Tor Lupara. Una targa segnala che la villa si chiama Casal Sereno. Suoniamo al citofono e subito il cancello si spalanca, mostrando il grande parco che circonda l’edificio. Su un lato c’è uno splendido campo da calcetto in erba, con tanto di tribunetta laterale. E chi l’ha mai visto prima un campo in erba? Noi che siamo abituati da sempre a giocare su campi di dura pozzolana che, quando piove, diventa tutto fango e pozzanghere…
Il ragazzo che ci viene incontro da lontano con andatura dinoccolata è piccoletto di statura, ma ha due mani gigantesche e un sorriso a trentadue denti. Indossa già una maglietta da calcio azzurra che gli sta piuttosto larga, magro com’è.
“Ce l’avete fatta ad arrivare ! Venite che vi mostro gli spogliatoi”, ci dice.
Io e il mio amico ci guardiamo a bocca aperta, increduli. “Ma quello, non è mica…?” E invece sì, è proprio lui: Gianni Morandi.
Sono anni in cui il Gianni nazionale non vive un grande momento, in realtà. Dopo l’abbuffata di successo del decennio precedente, i pirotecnici anni Settanta della musica rock hanno adesso un po’ messo nel dimenticatoio i nostri cantanti melodici di musica leggera, come lui. Morandi, tra l’altro, si è appena separato dalla moglie Laura Efrikian, con la quale ha avuto due figli. In quel periodo della nostra partita a Tor Lupara ha addirittura abbandonato la canzone e si è messo a fare un po’ di teatro, recitando nella commedia Jacopone da Todiin compagnia di Paola Pitagora. Qualche tempo dopo incide un nuovo disco, Il mondo di frutta candida, che vende praticamente zero copie, prima di iscriversi, come una persona qualunque, al corso di contrabbasso del Conservatorio di Santa Cecilia.
Eppure le cose prima erano andate meglio, molto ma molto meglio. Nato a Monghidoro, un paesino dell’Appennino tosco-emiliano, si è dapprima esibito nelle feste di paese e ai vari festival dell’Unità della zona, prima di debuttare nel mondo discografico a soli diciotto anni, nel 1962, con il 45 giri Andavo a cento all’ora. il successo vero arriva l’anno seguente con Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte. quel periodo partecipa a moltissime trasmissioni televisive come Alta Pressione, Studio Uno e Il signore di mezza età. “64 vince l’edizione del Cantagiro con In ginocchio da teche vende più di un milione di copie. Stesso successo per altre canzoni successive come Non son degno di te, Se non avessi più te. Si fa sera, La fisarmonica, Notte di ferragosto.
Nel ’67 decide di incidere C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, un pezzo scritto dal giovane cantautore Mauro Lusini, contro la guerra del Vietnam. Nonostante il disco non venga mai trasmesso alla radio, perché la censura vieta accenni negativi alla politica di uno stato amico come gli Stati Uniti, diventa invece uno dei cavalli di battaglia di Morandi. Alla fine del 1967 il Giannino di Monghidoro totalizza la vendita complessiva di ben sette milioni di dischi, una cifra davvero incredibile che lo invoglia a fondare, insieme al paroliere Migliacci, una sua personale casa discografica, la MiMo, con sigla presa in prestito dall’inizio dei loro due cognomi.
Dopo il pauroso e, in fondo, inaspettato declino degli anni Settanta di cui s’è già detto, il successo riappare di nuovo con Canzoni Stonate, un pezzo scritto da Mogol e Donati. Ritorna a fare tournée in tutto il mondo e nuove trasmissioni televisive e, nel 1987, vince il Festival di Sanremo con Si può dare di più, insieme ad Umberto Tozzi e Enrico Ruggeri. Da allora non si ferma praticamente più. Nell’88, insieme all’amico bolognese Lucio Dalla, incide il doppio Dalla/Morandi, destinato a diventare un cult della nostra musica. All’inizio degli anni novanta eccolo quindi ai suoi concerti Morandi Morandi, conosciuti anche come i concerti dell’autobus perché, sul palcoscenico, troneggia appunto un gigantesco autobus a grandezza naturale. In tutto sono più di 270 nei teatri italiani e tappe anche negli Stati Uniti e in Canada.
E poi ancora? Nuove esibizioni al Festival di Sanremo, nuove trasmissioni televisive come C’era un ragazzo,Non facciamoci prendere dal panico, Stasera Gianni Morandi anche un altro figlio avuto dalla nuova moglie Anna, sposata a Monghidoro nel 2004. Nel 2006 pubblica il suo libro Diario di un ragazzo italiano. 2011 e nel 2012 conduce il Festival di Sanremo, nel 2013 fa il suo Live all’Arena di Verona in due puntate trasmesse da Canale 5 con una media di 6 milioni di spettatori e nel 2015 ecco infine la serie dei concerti Capitani Coraggiosi,in coppia con l’amico Claudio Baglioni.
Si fermerà? Io non credo. Così come non si ferma sul campo da calcetto di casa sua. Corre come un pazzo e nessuno dei nostri difensori riesce mai a prenderlo. Non so quanti goal ci segna ma mi ricordo che, alla fine del primo tempo, siamo già sotto per sette a zero. Io sono davvero arrabbiatissimo per la figuraccia rimediata, non parlo più con nessuno. Durante la pausa vado a fare pipì negli spogliatoi e lì incontro il padrone di casa, venuto a portare bibite per gli ospiti. Lui è sempre molto gentile e cortese.
“Ma noi non ci conosciamo già?”, mi domanda.
“Io a te non ti ho mai visto in vita mia”, rispondo in modo assai scortese e me ne pento subito, visto che a casa ho già decine dei suoi dischi.