“I live in a small town in Alaska. When it comes to languages, only Spanish is offered, and I have always wanted to learn Italian!" [Laura]
“I would like to be able, eventually, to read Italian poetry–Montale, Pascoli and Pavese, among others.” [Julie]
“I know a group of very attractive Italian boys who I would like to impress! I usually set one goal each summer, so this summer's goal is to learn Italian!” [Emily]
Il mese di maggio segna la fine dell’anno accademico a Wellesley College, ma quest’anno per noi del Dipartimento di Italianistica è l’inizio di una nuova avventura: stiamo per lanciare Beginning Italian Language and Culture, il primo corso di lingua e cultura italiana interamente online.
Sto leggendo le centinaia di domande di partecipazione al corso che abbiamo già ricevuto entro poche ore dall’invio della e-mail di invito. Le interessate, tutte donne perchè Wellesley è un collegio femminile, dovevano spiegare in un paragrafo le loro motivazioni a seguire il corso online. Mi aspettavo di leggere per lo più risposte trite e prevedibili, sulla bellezza della lingua e del paese, sul “dolce far niente,” pizza e mandolino. Pensavo di essere io a portare queste studentesse in un lungo viaggio di apprendimento, invece sono loro a condurmi. Continuo a leggere … Dopo Laura, Julie e Emily, prendono vita le brevi storie di altre candidate:
“I'm looking into joining the military after college and I was hoping that learning Italian would help me in this goal.”
“My whole office was laid off. Learning Italian would be the silver lining to losing my job.”
“My mother was born in Gorizia, but left Italy in 1947 to marry my father, an American soldier. When my mother died, she left a trove of family letters that I have always wanted to translate.”
“Last summer I spent my time reading up on Italian design through books on the kitchen utensil company Alessi and the fashion brand Missoni.”
“I love opera and I am dependent on translations since I do not speak any Italian. I have discovered that the libretto translations are not especially accurate.”
“My daughter is struggling with Chinese and it would be nice to show her that her old mom can sit herself down and learn something new, like Italian. If I can do this, I don't want to hear any complaining from her corner!”
Le storie continuano, varie e inaspettate, come i luoghi di provenienza di chi le scrive: leggo oltre 600 motivazioni a studiare l’italiano da persone di tutte le età, che ci scrivono, non solo dagli Stati Uniti ma anche dall’Europa e dalla Cina.
Le studentesse che abbiamo invitato a partecipare appartengono a tre gruppi: alumnae, matricole in arrivo a settembre, e liceali che hanno espresso un interesse per Wellesley College. Il College non ha aperto il corso a tutti, come avviene nei MOOCs (Massive Online Open Courses), perché il progetto è ancora sperimentale e vogliamo tastare il terreno. Il corso quindi sarà offerto sulla piattaforma edX come SPOC (Small Private Online Course), almeno inizialmente: insegnare una lingua online sembra quasi un ossimoro, e la possibilità che risulti in un vero e proprio flop è reale.
Intanto ammettiamo al corso tutte le 600 + candidate, e diamo inizio a questa esperienza di insegnamento tutta particolare: gli studenti non saranno in un’aula ma nelle loro case o nei loro luoghi di lavoro, o forse in un caffè o su una spiaggia, basta che abbiano un computer ed un collegamento internet. Il luogo e l’orario non importano perché il corso è interamente online e la voce dell’insegnante può spiegare una volta o mille, a seconda del bisogno o della voglia dello studente.
Che percorso abbiamo seguito? In concreto, che cosa hanno visto, sentito, fatto per sei settimane le studentesse quando si sono collegate al corso di italiano online? La piattaforma edX, su cui il corso era presentato, conteneva il risultato dei dodici mesi precedenti di incessante lavoro sul campus:
– 40 video originali girati sul campus ed interpretati da studentesse italiane di Wellesley College impegnate nelle loro attività giornaliere e nel loro incontro con la cultura americana;
– 15 interviste con esperti italiani che parlano di vari aspetti della nostra cultura: Emanuele Capuano presenta la Commedia dell’Arte, Sergio Parussa la poesia di Pascoli, Eugenia Paulicelli il “made in Italy” e l’idea di “sprezzatura”, Isabella Perricone il Cinema italiano, Lucia Toppino la città di Alba e la produzione della Nutella, David Ward la storia della Costituzione Italiana, solo per citarne alcuni.
– centinaia di mini lezioni video (ognuno della durata di 3/4 minuti) realizzate con l’uso di PowerPoints in “screen capture”;
– spiegazioni grammaticali in documenti pdf scaricabili;
– centinaia di attività ed esercizi online che offrono un immediato feedback, fra cui la possibilità di registrare la propria voce e confrontarla con l’originale in madrelingua.
In altre parole, lo stesso contenuto grammaticale e culturale presentato in una varietà di maniere (scenetta-video, lezione-video, presentazione PowerPoint, spiegazione grammaticale, ecc.) al fine di soddisfare vari e spesso contrastanti stili di apprendimento.
Per 65 studentesse (purtroppo non per tutte perché era materialmente impossibile) abbiamo anche organizzato incontri settimanali via Skype: di fronte allo schermo abbiamo potuto finalmente vedere i visi e sentire le voci delle tante che ci avevano scritto o con le quali avevamo scambiato idee nel discussion board. Abbiamo anche potuto verificare che … sì! parlavano italiano, un italiano rudimentale, certo, ma non ci saremmo aspettati di più in nessun corso tradizionale, dopo solo sei settimane di lezione.
Per strada molte si sono perse, come succede in tutti i corsi online: e poi era l’estate ed era logico che molte abbandonassero i seri propositi iniziali in favore di attività più vacanziere. Dopotutto il corso, interamente gratuito, non dava crediti, quindi non si poteva “essere bocciati”.
Molte però ci hanno seguito fino in fondo: queste formano un gruppo di circa 250 studentesse che hanno continuato a studiare giornalmente, o quasi, nelle sei settimane di durata del corso, attraverso un percorso anche difficile che partiva dal presente indicativo, passava per il passato remoto e approdava al congiuntivo e alle frasi ipotetiche, facendo molte fermate per esplorare vari aspetti della cultura italiana. Quanti anni accademici sarebbero necessari per insegnare a 250 studenti nella tradizionale aula universitaria? Fatti quattro conti, direi più di quattro, se consideriamo che qualsiasi docente si ritiene fortunato se raggiunge 60 iscritti nei corsi che generalmente insegna in un anno accademico.
È possibile imparare una lingua frequentando un corso online? Noi del Dipartimento di Italianistica a Wellesley College abbiamo fatto questa scommessa e credo che l’abbiamo vinta. Certo non è l’ideale, bisogna ammetterlo. Sarebbe meglio frequentare un corso regolare e avere un professore in carne ed ossa con cui conversare e a cui fare domande, dalla cui viva voce sentire l’inflessione naturale della lingua. Ancora meglio: perché non andare a vivere in Italia per lungo periodo, frequentare l’università italiana, trovare un lavoro …
Ma ciò è possibile solo per pochi, pochissimi. Certo non lo è per Laura, la studentessa liceale che vive in un paesino dell’Alaska, o per Julie, la professionista che lavora in uno studio di avvocati dodici ore al giorno, così come non lo è per centinaia di altri, la cui motivazione ad imparare è soffocata dalle più comuni circostanze di vita, familiari o di lavoro. Un corso di italiano online allora riempie un vuoto molto grande e diventa per molti il primo passo verso la realizzazione di un progetto: parlare con un lontano parente, leggere delle lettere scritte dalla nonna immigrata dall’Italia, capire Tosca di Puccini in originale.
Daniela Bartalesi-Graf è lettrice di italiano presso il Dipartimento di Italianistica di Wellesley College, Massachusetts. Si occupa di pedagogia dell’insegnamento dell’italiano come L2, e di storia culturale italiana del XX secolo. È autrice di tre libri di testo, due a livello intermedio e uno a livello avanzato.
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