Roma lo vide nascere il 6 maggio del 1612, Firenze lo vide morire nel 1672. Ma fu l'America del Nord, con le sue straordinarie foreste e i leggendari laghi, che lo vide vivere i giorni più avventurosi della sua vita. Quelli sui quali relazionò con devozione e puntualità, portando il suo importante contributo alla conoscenza del Nuovo Mondo.
Francesco Giuseppe Bressani è tra coloro che hanno infatti lasciato una traccia importante in quella che all'epoca era la Nuova Francia. Bressani vi arrivò dopo aver studiato diligentemente e aver scelto di consacrare la propria vita a Dio.
Entrato a far parte dell'Ordine dei Gesuiti, il giovane seguì con entusiasmo i corsi di fisica e metafisica per poi passare all'insegnamento della dottrina nei collegi di Sezze e Tivoli.
Ma in lui covava il fuoco dell'evangelizzazione e dopo aver completato altri studi teologici a Roma, Parigi, Avignone e Macerata venne trasferito a Dieppe, nel Nord della Francia. Il 2 aprile del 1642, all'età di 30 anni, ottenne il tanto atteso beneplacito per i suoi desideri di passare in America e dopo la traversata approdò nella rada di Quebec nel mese di luglio.
I seguenti due anni videro il missionario di Sant Ignazio di Loyola predicare tra gli indiani e i francesi residenti nella capitale della Nuova Francia. Acquisita una buona padronanza della lingua algonchina, nel 1644 Bressani si tasferì nella piccola località di Trois Rivieres, sul fiume San Lorenzo.
Nella tappa di avvicinamento, navigando sul grande fiume americano le canoe guidate dagli indiani Huroni si rovesciarono costringendo la piccola spedizione ad un attracco fortunoso e a un incontro ravvicinato con gli indiani Irochesi, nemici storici degli Algonchini. Il missionario romano venne catturato, dopo una breve battaglia e condotto in ceppi da un villaggio all'altro della Nuova Olanda (l'attuale stato di New York). I continui trasferimenti si alternarono alle torture: ad ogni tappa Bressani veniva infatti issato su una specie di palco e lì sottoposto, tra le altre cose, all'amputazione delle dita. La salvezza, arrivò insperata grazie all'intervento degli olandesi, alleati commerciali di questa potente nazione pellerossa: il missionario venne riscattato da quest'ultimi per pochi wampum.
Dopo un calvario di quattro mesi, Bressani inviò un drammatico resoconto della sua esperienza che ancora oggi è possibile leggere negli archivi della Compagnia di Gesù. La sua relazione dalla Nuova Olanda è datata 3 luglio 1644. Tornato in Francia per ristabilirsi dalle numerose ferite, Bressani vi rimase il tempo necessario per la convalescenza. Appena ristabilitosi, riattraversà l'Atlantico per inoltrarsi ancora una volta nella terra degli Huroni trovandoli in uno stato di generale euforia guerriera, fomentata dall’abile strategia delle potenze inglesi e francesi sul suolo americano. Il gesuita, intuito il grave pericolo per i villaggi assegnati alla sua missione, decise di continuare nell'opera evangelizzatrice sfidando la quotidiana drammatica lotta per la sopravvivenza in una terra affascinante ma crudele.
Raggiunta l'Uronia (sulle coste della Georgian Bay), padre Bressani iniziò con rinnovato vigore la sua predicazione e le sue cicatrici lo aiutarono a farsi accettare benevolmente presso i Nativi. Il missionario visse in questo lembo di terra bellissima, coperta da foreste secolari e attraversata da innumerevoli torrenti e fiumi, fino alla primavera del 1648. Superando anche nuovi pericoli mortali. Designato a guidare una delegazione di Huroni fino ai territori coloniali francesi, padre Bressani si ritrovò infatti nuovamente sotto attacco degli irochesi; questa volta però il gruppo, guidato dal coraggio e dalle conoscenze balistiche del missionario, uscì vittorioso dallo scontro e arrivò salvo a destinazione.
Negli anni seguenti il romano fondò numerose nuove missioni cercando in tutti i modi di ottenere gli aiuti da Quebec per i suoi amatissimi Huroni, continuamente attaccati dalle tribù delle nazioni confinanti. Ferito con tre frecce alla testa, sull'isola di St. Joseph, da un ennesimo attacco indiano, il missionario romano abdicò infine alla sua appassionata evangelizzazione.
Il 2 novembre 1650, tornato in Italia, con il cuore gonfio di mestizia, il gesuita pubblicò la sua Breve Relatione nella città di Macerata e iniziò la sua vita di predicatore di successo tra Bologna, Modena e Roma per poi fermarsi per sempre, il 9 settembre 1672, nella città di Firenze. I suoi racconti appassionati sui Nativi della Nuova Francia rimasero il suo testamento: sulla scia del suo fervore missionario altri gesuiti proseguirono l'avventurosa avanzata verso l'interno del continente americano. Nel nome del Signore.