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Padre Bahjat sul presunto uso di armi chimiche in Siria: è una menzogna

Mentre "gli alleati" intervengono contro "il mostro" Assad, la loro determinazione lascia insinuare il dubbio. Qual è la verità?

C.Alessandro MauceribyC.Alessandro Mauceri
Padre Bahjat sul presunto uso di armi chimiche in Siria: è una menzogna
Time: 4 mins read

Alzi la mano chi almeno per una volta non ha dubitato che tutto quello che veniva detto sui media (e non solo) corrispondeva a verità.

Nei giorni scorsi tutti i giornali, le radio e le televisioni sono state riempite di notizie sul presunto attacco con armi chimiche da parte del governo siriano. Immagini strazianti, video in cui persone donne e bambini cercano di ridurre gli effetti di queste armi. Una situazione che ha spinto tre Paesi occidentali, Stati Uniti d’America, Francia e Regno Unito, ad agire senza aspettare il consenso delle Nazioni Unite né la visita degli ispettori.

Senza alcuna dichiarazione ufficiale (i protocolli internazionali – sottoscritti da tutti e tre questi Paesi – prevedono una procedura abbastanza rigida e non un messaggio inviato a un altro paese via Twitter), sono stati lanciati oltre cento missili su obiettivi controllati dal governo siriano responsabile secondo Trump, Macron e la Prima Ministra inglese May dell’uso di queste armi (peraltro facendo una figuraccia dato che oltre settanta di questi missili sono stati intercettati dalla vecchia e ormai obsoleta contraerea siriana).

Quasi a giustificare l’azione unilaterale, in seduta plenaria del Parlamento Europeo, Macron ha parlato di “azione dimostrativa” e di iniziative “legittime” contro Assad per proteggere il popolo siriano. Ha anche parlato di prove certe della responsabilità del governo (torna in mente Colin Powell che sventolava le fiale con i gas nervini trovate a Saddam Hussein alla Commissione di Sicurezza delle NU nel 2003 – salvo poi essere costretto ad ammettere, l’anno dopo, che le notizie diffuse erano false).

In realtà Macron non è mai stato in Siria. E neanche la May. Né tanto meno Trump. E nessuno di loro pur avendo dichiarato di avere “prove certe” (tanto che hanno reso “inutile” aspettare la delibera della Commissione delle Nazioni Unite o la visita degli ispettori inviati dall’ONU), le ha mai prodotte realmente.

Chi invece in Siria vive da tantissimi anni è Padre Bahjat Elia Karakach, prete francescano della Custodia di Terra Santa e parroco a Damasco, presso il convento dedicato alla conversione di San Paolo. Lui la guerra in Siria la conosce bene. La vive tutti i giorni. È stato lui a sentire il bisogno di gridare a tutto il mondo che tutto quello che stavano dicendo i media erano falsità: secondo Padre Bahjat quella delle armi chimiche è una menzogna.

“Ogni volta che l’esercito governativo regolare riesce a riconquistare un’area che era stata presa dai ribelli terroristi, c’è questa messa in scena per convincere l’opinione mondiale che si sta combattendo un regime sanguinario”, dice Padre Bahjat.

Parole durissime, pronunciate senza esitazione, in un italiano quasi perfetto da chi vive proprio nei luoghi dove, secondo Trump, la Prima Ministra inglese e il nuovo paladino di Francia, Macron, il governo siriano avrebbe fatto uso di armi chimiche. “Il nostro governo non è stupido da fare una cosa che diventerebbe una pretesa per un attacco occidentale. L’esercito non ha bisogno di usare le armi chimiche perché le ha già smantellate sotto il controllo dei russi, qualche anno fa, e oggi sta avanzando senza l’uso di questi metodi, vincendo la guerra al terrorismo”, ha ribadito Padre Bahjat.

Padre Bahjat Elia Karakach, dalla Siria.

Tanto più che, come ha sottolineato Padre Bahjat, non avrebbe alcun senso, per il governo siriano che sta spingendo indietro i ribelli, fornire ai Paesi “alleati” un pretesto per intervenire.

A confermare la tesi di Padre Bahjat e smentire quanto hanno detto i tre leader occidentali (e tutti i media che hanno dato per oro colato le loro parole) anche il vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria, monsignor Antoine Audo. Anche lui vive in Siria, dove sono in atto gli scontri, e anche lui, in un’intervista rilasciata all’agenzia DIRE qualche mese fa (in occasione di un altro presunto attacco con armi chimiche da parte del governo siriano), aveva puntato il dito senza mezzi termini verso Donald Trump (e i suoi alleati): “L’argomento degli attacchi chimici solo per continuare la guerra, alimentare il commercio di armi e compiacere l’Arabia Saudita”. “Questo è solo un argomento per alimentare la guerra in Siria e il commercio delle armi, sfruttando la lotta tra sunniti e sciiti e compiacendo l’Arabia Saudita e le altre potenze del Golfo”.

A ribadire che si tratta solo di una falsa notizia anche il Vicario apostolico di Aleppo dei Latini, monsignor Georges Abou Khazen, in una intervista al SIR (il Servizio di Informazione Religiosa), ha parlato dei raid di USA, Gran Bretagna e Francia: “Con questi missili hanno gettato la maschera. Prima era una guerra per procura. Ora a combattere sono gli attori principali”. “Ogni appello alla pace cade nel vuoto, solo papa Francesco continua a sperare nella pace e noi con lui. Intanto cresce la sofferenza della popolazione che chiede pace e in cambio ottiene bombe e missili. Qui la gente si aspettava qualcosa di simile e purtroppo è avvenuto”.

La verità è che la guerra che si sta combattendo in Siria (come del resto la maggior parte delle guerre in corso su tutto il pianeta) non nasce per motivi ideologici o sociali o umanitari, ma solo per ragioni prettamente economiche e di controllo territoriale. E il fatto che il governo siriano stia vincendo sui ribelli “non piace a chi finanzia questi terroristi e lo diciamo senza peli sulla lingua”, ha detto Padre Bhjat che ha lanciato un accorato appello a diffondere la verità:  “ditelo, raccontatela questa grande menzogna, diciamo la verità!”.

La verità è che la verità su certe guerre (o “missioni di pace”) la si conosce da tempo. Ma molti continuano a far finta di non vederla.

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C.Alessandro Mauceri

C.Alessandro Mauceri

Sono nato a Palermo, città al centro del Mediterraneo, e la cultura mediterranea è da sempre parte di me. Amo viaggiare, esplorare la natura e capire il punto di vista della gente e il loro modus vivendi (anche quando è diverso dal mio). Quello che vedo, mi piace raccontarlo con la macchina fotografica o con la penna. Per questo scrivo, da sempre: lo facevo da ragazzino (i miei primi “articoli” risalgono a quando ero ancora scolaro e dei giornalisti de L’Ora mi chiesero di raccontare qualcosa). Che si tratti di un libro, uno studio di settore o un articolo, raramente mi limito a riportare una notizia: preferisco scavare a fondo e cercare, supportato da numeri e fatti, quello che c’è dietro. Poi, raccontarlo.

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