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Il predatore sessuale Harvey Weinstein e quelle “comprensioni” italiane

In America il produttore di Hollywood che abusava delle attrici viene condannato senza se e senza ma, in Italia inizia il tiro contro le vittime

Angela VitalianobyAngela Vitaliano
Il predatore sessuale Harvey Weinstein e quelle “comprensioni” italiane

Tra novembre e dicembre, gli scandali sessuali travolgono gli USA. Grazie alla campagna #MeToo, sono tante le accuse: dal cinema con il caso Weinstein alla politica con il caso Moore

Time: 4 mins read

Sono passati solo pochi giorni dalla pubblicazione sul New York Times, dell’inchiesta di Jody Kantor e Megan Twohey su Harvey Weinstein  e la storia, ripresa e ampliata da Ronan Farrow per The New Yorker  si è inevitabilmente trasformata in una valanga che sta trascinando con sè nomi del mondo dello spettacolo e della politica. Sì perché Weinstein, produttore cinematografico potentissimo, accusato di un numero impressionante di molestie e di tre stupri, è stato anche, per anni, una macchina da soldi per i democratici, inclusi Barack Obama e Hillary Clinton. Non deve, dunque, suonare strano o “esagerato” che entrambi, abbiano rilasciato delle dichiarazioni ufficiali di condanna del comportamento di Weinstein e di sostegno alle donne vittime degli episodi di violenza. Lo stesso hanno fatto i nomi più importanti di Hollywood, molti dei quali devono il lancio della propria carriera proprio a Weinstein: da Clooney (che in un’intervista al Daily Beast cita anche Silvio Berlusconi e il suo famoso letto delle meraviglie ) a Meryl Streep, da Kate Winslet a Leonardo Di Caprio, da Mark Ruffalo a Lena Durham. Insomma, massima solidarietà per le vittime prima di tutto e presa di distanza dal comportamento ignobile di Weinstein. In Italia, la notizia per un paio di giorni è passata nella quasi totale indifferenza, fino a quando si è “scoperto” che fra le vittime intervistate da Ronan Farrow c’era anche l’italianissima Asia Argento. E da quel momento, apriti cielo.

Ora, mi sento di fare alcune precisazioni:

  • Cominciamo con il chiarire un punto – che per me non peggiora o migliora la posizione di Weinstein – le denunce risalgono agli anni novanta e arrivano fino al 2015. Il produttore, negli anni, ha patteggiato per ben otto volte, per mettere a tacere denunce a suo carico. Quindi se vi state chiedendo “perchè oggi?” non lo chiedete ad Asia Argento ma a un giornale – anzi due – il New York Times e il New Yorker che, abituati alle grandi inchieste, sostenute da prove inconfutabili (no non sono “fake news” come ama dire il presidente) – hanno dovuto aspettare fino ad oggi – dopo diversi tentativi – per far uscire la storia.

    Asia Argento
  • Il secondo punto è questo: negli USA Weinstein è stato difeso da Donna Karan (poi pentitasi al primo accenno di crollo delle vendite), Lindsey Lohan  e chiaramente da tutti quelli che hanno votato Trump esaltati dal suo grido “afferra la vagina” . Gli altri – come dicevo – in grande maggioranza e in maniera pubblica, hanno sostenuto le vittime. In Italia, invece, si è scatenato il tiro al bersaglio contro Asia Argento (che, diciamolo, non fa nulla per risultare simpatica e quindi se l’è cercata/meritata) e contro tutte queste femmine in cerca di notorietà che non aspettano altro che andare a raccontare, pubblicamente, di uno che si masturba in un corridoio di un ristorante  guardandole e poi, sentendosi dio, getta il suo seme in una pianta lì vicino, cosi, tanto per onorare la vita. Il punto è che in USA, nonostante tutte le aberrazioni e il degrado culturale che ha portato Trump, il molestatore in chief, alla Casa Bianca, il “consenso” è una cosa seria e va espressa. Come ripete benissimo Joe Biden, uno dei paladini dei diritti delle donne e della lotta agli abusi sessuali, “no significa no” . E il no è no anche se una persona è impossibilitata ad esprimerlo perché ubriaca o perché pietrificata avendo vent’anni e trovandosi di fronte all’uomo che puøo distruggerle o cambiarle la vita. Il consenso va espresso e no significa no. Eppure ieri ho letto, scritto da donne, che uno che ci prova è “normale che ti tocchi una tetta”. Ma normale dove? In quale mondo? E se sei il mio capo e mi dici “come sei bella oggi” io ti posso mandare a quel paese (e denunciare) perché non é un comportamento appropriato. Questo é ciò che si pensa in grande maggioranza qui e in tutti i paesi in cui la misoginia sta perdendo finalmente colpi. Italia, non inclusa. Ahimè.
  • Ultimo punto (ma ne avrei altri): l’affermazione piu frequente che ho letto è stata “io ho sempre rifiutato le avances”. Stabilendo un principio (oltre a mettersi sul piedistallo delle madonnine infilzate): tutto dipende dalla donna, se rifiuta è santa, se accetta è puttana. Ebbene no. Il principio per il quale dovremmo lottare, uniti (uomini e donne) e che le “avances” sono molestie, violenza, stupro e per questo vanno denunciate. Non sono corteggiamento, non sono “cose inevitabili”, non sono prove che dobbiamo superare per andare in paradiso. Le avances, le proposte indecenti, le molestie sono atti illegali e tribali che vanno puniti anche se ricevuti da una donna con una minigonna “a filo di mutanda”. Non siamo noi che dobbiamo comportarci bene, in maniera opportuna, sempre pronte e adeguate. Sono gli uomini (per fortuna non tutti) che devono imparare a tenere gli ormoni a bada e smetterla di vederci come pezzi di carne di cui abusare. E questo sarebbe ora che ce lo mettessimo bene in testa tutti, ma noi donne per prime.
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Angela Vitaliano

Angela Vitaliano

Da ragazzina volevo fare l'attrice e ancora, spesso, penso che forse quella sarebbe stata la mia strada. Ero pero troppo timida cosi le cose, invece di dirle, le scrivevo. Agli amici, ai fidanzatini, ai familiari. Ho collaborato/collaboro con L'Espresso, Gioia, Grazia, Wired, il Mattino, Linkiesta, Lettera 43 e molti altri. Ho fatto la presentatrice in Rai, proprio come quelli bravi. Un giorno ad Arianna Huffington raccontai una storia e mi chiese di scriverla per l'Huffington Post USA. In inglese. Cosi quando non scrivo, studio. Oppure invento coreografie su musiche di Broadway. O cucino. New York mi ha rimesso al mondo e siamo una coppia di fatto: innamorata. Lei è la mia anima. A volte tormentata ma sempre capace di avere sogni a portata di mano.

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