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October 5, 2017
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Mercurio, la sostanza nociva che ti intossica prima di venire al mondo

Gli effetti nocivi del mercurio su uomo e ambiente sono noti, ma l'elemento neurotossico si trova dappertutto e pochi se ne preoccupano

C.Alessandro MauceribyC.Alessandro Mauceri
Mercurio, la sostanza nociva che ti intossica prima di venire al mondo

La contaminazione di mercurio è ovunque nei sistemi marini e d'acqua dolce in tutto il mondo. Lo confermano gli istituti di ricerca

Time: 5 mins read

Il mercurio è un elemento tossico per l’uomo e dannoso per l’ambiente. Gli effetti nocivi del mercurio sull’ambiente e sulla salute umana sono ben noti. Per questo motivo, nel 2009, l’UNEP (United Nations Environment Programme), su decisione del Consiglio direttivo 25/5, ha riconosciuto la necessità di avviare una negoziazione per definire uno strumento globale giuridicamente vincolante riguardante il mercurio e i suoi composti. Pochi anni dopo, alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (Rio +20), è stato presentato il rapporto “Il futuro che vogliamo”, nel quale si parlava di speranze per una conclusione positiva del Negotiation Mercury Conventions.

Un’immagine del memoriale di Minamata, dove nel 1950 una perdita di mercurio provocò 2.300 vittime riconosciute e 50.000 casi sospetti

Nel 2013, è stata sottoscritta la Convenzione Minamata. Il nome deriva dal sito dove si è verificato il primo grande disastro ambientale legato al mercurio. A Kyushu, nel 1950, si verificò la perdita di mercurio dagli stabilimenti della Chisso Corporation, che causò l’introdursi della sostanza nella catena alimentare attraverso i pesci e provocò circa 2.300 vittime ufficialmente riconosciute e 50.000 casi sospetti. La Convenzione è entrata in vigore tre mesi dopo la ratifica di 50 Paesi. Tuttavia ha iniziato a funzionare davvero solo poche settimane fa, il 16 agosto 2017. Per questo, dal 24 al 29 settembre 2017 a Ginevra, in Svizzera, si è tenuta la prima Conferenza delle Parti. A oggi, solo 83 Paesi hanno firmato la Convenzione (il 25 settembre 2017, i governi dell’Argentina e della Croazia hanno depositato i propri strumenti di ratifica, diventando 82esima e 83esima).

Ma nonostante questi accordi, dalla rivoluzione industriale in poi, il contenuto di mercurio negli strati superficiali dell’oceano si è triplicato. “Ci sono numerose scappatoie nel commercio di mercurio”, ha detto Lee Bell, delll’ Ipen (Rete mondiale delle Nazioni Unite per la salute pubblica e dell’ambiente). La convenzione comprende, infatti, numerose eccezioni. Come l’estrazione del mercurio che dovrà essere bandita solo 15 anni dopo la sua entrata in vigore. Lo stesso per la fabbricazione e il commercio internazionale di prodotti contenenti questa sostanza, compresi alcuni tipi di lampade fluorescenti che saranno vietate ma solo entro il 2020. Scelte discutibili anche per la produzione di energia elettrica mediante combustibili fossili, principalmente a carbone.

Un’immagine del Minamata Memorial che ricorda le vittime che, nel 1950, persero la vita a causa di una fuoriuscita di mercurio

“La contaminazione di mercurio è ovunque nei sistemi marini e d’acqua dolce, in tutto il mondo”, ha dichiarato David Evers, direttore esecutivo presso l’Istituto di ricerca sulla biodiversità (BRI). Gli effetti dell’inquinamento e il non fare nulla per fermarlo hanno fatto sì che la quantità di mercurio in molti dei mari del mondo si triplicasse. Oggi, la “malattia di Minamata” è una realtà. Lo confermano gli studi di Ipen e l’Istituto di ricerca sulla biodiversità (Bri). I livelli eccessivi di metallo tossico si trovano nelle donne di età compresa tra 18 e 44 anni: si tratta delle persone più a rischio, perché lo sviluppo dei feti è particolarmente sensibile al mercurio.

Dall’Alaska al Cile, dall’Indonesia al Kenya. Differenti le cause: esiste una relazione di causa ed effetto tra la presenza di mercurio e la produzione di energia elettrica a carbone, le miniere di minerali d’oro (ASGM) e siti locali inquinati da vari tipi di industrie che versano mercurio nell’acqua, nel suolo e nell’aria. Il numero più elevato di decessi si è verificato in Cina, responsabile del 30% delle emissioni totali di mercurio nell’aria (circa 2.000 tonnellate all’anno). Nelle isole del Pacifico, di nuovo, le donne sono contaminate dal mercurio contenuto nel pesce e dalla combustione del carbone.

“Mercurio, un metallo neurotossico, è stato trovato in molte regioni del mondo in donne fertili”. “Le donne delle isole del Pacifico e le comunità nei pressi dei siti minerari d’oro in Indonesia, Kenya e Myanmar, hanno un livello di mercurio molto più elevato rispetto ai livelli considerati dalla US Environmental Protection Agency”, si legge nello studio. Nelle isole del Pacifico, l’85,7% delle donne ha livelli di mercurio superiori a 1 ppm. E, alcune volte, i livelli di mercurio superano di 2,5 volte il limite consentito dall’EPA (Environmental Protection Agency): “È veramente inquietante sapere di avere alti livelli di mercurio  nel tuo corpo e che, senza immaginarlo, l’hai trasmesso a tua figlia”, ha affermato Imogen Ingram. I danni non sono solo per le giovani donne in gravidanza, ma spesso vengono estese ai loro figli. Lo studio riguarda donne tra i 18 e i 44 anni, più a rischio perché lo sviluppo fetale è sensibile al mercurio. “Il mercurio nel corpo di una madre può muoversi nel suo feto durante la gravidanza, esponendo il feto ad una potente neurotossina durante lo sviluppo”, continua Ingram.

Il disegno mostra come fonti di inquinamento antropico, come la combustione del carbone e l’estrazione del ferro, possono contaminare sorgenti d’acqua con il metilmercurio, che è efficacemente assorbito nel corpo dei pesci.

Si è scoperto che il 36% delle donne valuta i livelli di mercurio superiori a quelli consentiti dall’EPA negli Stati Uniti di 1 ppm, associata all’apparire dei danni neurologici fetali. È per questo che la Food Standards Agency ha suggerito alle donne in gravidanza di non mangiare carne di squalo, pesce spada o marlin, perché questi pesci presentano i più alti livelli di mercurio. La FSA consiglia anche di limitare il consumo di tonno.

In Indonesia, oltre ai pesci, elevati livelli di mercurio sembrano essere dovuti all’uso fragile delle miniere d’oro. Stessa cosa in Kenya, Paraguay e Myanmar. “Milioni di donne e bambini in comunità in cui si usa il mercurio nelle miniere sono condannati a un futuro in cui questa sostanza compromette la salute degli adulti e danneggia il cervello in via di sviluppo della loro progenie”, ha dichiarato Yuyun Ismawati di Ipen, la coalizione delle ONG che ha prodotto la relazione scientifica. “Finché il commercio del mercurio continua, continuerà anche la tragedia”. Nei luoghi dove sono presenti miniere d’oro, più della metà delle donne ha superato il livello di 1 ppm, con risultati fino a nove volte il limite trovato in Indonesia. In alcune aree industriali, il 20% delle donne ha presentato elevati livelli di mercurio. Anche in Alaska, dove le foche sono una fonte di cibo importante per le donne indigene esaminate, un terzo di loro presentava livelli elevati.

Alla fine dell’incontro a Ginevra, giovedì 28 e venerdì 29 settembre, si è svolto un “incontro di alto livello”. A presiedere i lavori è stato Doris Leuthard, Presidente della Confederazione Svizzera e Ministro per l’ambiente, i trasporti, l’energia e la comunicazione, che ha invitato i leader provenienti da decine di Paesi e i rappresentanti di associazioni e organizzazioni a combattere la contaminazione da mercurio a livello mondiale e le sue implicazioni socioeconomiche. Dopo una lussuosa cena di gala (solo per i ministri) presso il Palais des Nations, ospiti del vice ministro per l’ambiente elvetico, Marc Chardonnens, i delegati di alto livello si sono riuniti ancora venerdì, ultimo giorno della Conferenza.

Incontri di alto livello, meeting, cene, foto di gruppo, discussioni sotto il banner “Fare la storia di Mercurio”. E nient’altro.

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C.Alessandro Mauceri

C.Alessandro Mauceri

Sono nato a Palermo, città al centro del Mediterraneo, e la cultura mediterranea è da sempre parte di me. Amo viaggiare, esplorare la natura e capire il punto di vista della gente e il loro modus vivendi (anche quando è diverso dal mio). Quello che vedo, mi piace raccontarlo con la macchina fotografica o con la penna. Per questo scrivo, da sempre: lo facevo da ragazzino (i miei primi “articoli” risalgono a quando ero ancora scolaro e dei giornalisti de L’Ora mi chiesero di raccontare qualcosa). Che si tratti di un libro, uno studio di settore o un articolo, raramente mi limito a riportare una notizia: preferisco scavare a fondo e cercare, supportato da numeri e fatti, quello che c’è dietro. Poi, raccontarlo.

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