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October 7, 2016
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Questo è un uomo: De Mistura, l’ultima speranza per Aleppo

L'inviato speciale dell'ONU per la Siria si offre come scudo umano per salvare 275 mila civili intrappolati nella città

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Staffan De Mistura Aleppo

Staffan de Mistura, United Nations Special Envoy for Syria, durante una conferenza stampa a Ginevra (Foto ONU / Jean-Marc Ferré)

Time: 5 mins read

C’è ancora un uomo che nel fare il suo lavoro per le Nazioni Unite, dopo aver provato la vergogna, dopo essersi indignato, finalmente reagisce. Da uomo.

Staffan De Mistura lavora in diplomazia, ma al contrario di altri ominicchi e quaquaraquà, non pensa più che lasciar prevalere i sentimenti sulle “istruzioni” sia controproducente alla “mission”. Invece arriva quel momento che l’indignarsi, mostrare dolore per le sofferenze altrui, e mettere in gioco persino la propria vita, diventa l’ultima alternativa che resta ad un uomo che cerca veramente la pace.

Staffan, mezzo svedese e mezzo italiano, ha il titolo di inviato speciale del segretario generale dell’ONU per la Siria. Poteri zero, ma da due anni cerca di risolvere quella che in questo giornale abbiamo subito chiamato “Mission Impossible”. Già trovare la via della pace nel conflitto in Siria, la missione che altri prima di lui, personaggi dalle carriere più altisonanti e quindi troppo timorosi della brutta figura dell’insuccesso, hanno abbandonato.

Staffan invece fino a pochi giorni fa lo ha ripetuto anche difronte al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: “I don’t quit”, perché dimettersi sarebbe un terribile segnale di resa verso quei civili siriani che soffrono, come ammettere che le Nazioni Unite li hanno abbandonati. Invece no, De Mistura ha detto che l’ONU non abbandonerà i siriani e soprattutto la popolazione stremata di Aleppo, la città più grande della Siria che subisce da settimane bombardamenti indiscriminati da parte dell’esercito del regime di Assad col supporto dell’armata russa inviata da Putin.

Ora però lo Special Envoy ha forse intuito che quel “non mi dimetto”, invece che un segnale di speranza, stava diventando controproducente. Visto che ormai gli americani e i russi hanno rallentato la ricerca di una soluzione di compromesso per salvare oltre duecentomila civili, compresi migliaia di bambini, intrappolati ad Aleppo sotto le bombe, continuando invece a creare schermaglie da crisi d’astinenza da guerra fredda, Staffan ha capito che dopo tanta, troppa diplomazia era arrivato il tempo dell’ uomo che si rivolge ad altri uomini guardandoli negli occhi.

Forse non è un caso che la scorsa settimana Staffan De Mistura si trovasse in Vaticano a colloquio da Papa Francesco per la situazione ad Aleppo. Forse Francesco, che anche due giorni fa ha incontrato il capo di Staffan, il prudentissimo (e ormai a fine mandato) Segretario Generale Ban Ki-moon, ha aiutato nello scuotere qualcosa.

Sta di fatto che lo Staffan De Mistura ascoltato durante l’ultima sua conferenza stampa a Ginevra, era uno Special Envoy senza più nulla da perdere se non, appunto, la dignità dell’uomo che insiste per voler salvare delle vite in pericolo. Non è un concetto astratto, qui stiamo parlando di lotta contro il tempo per la salvezza di oltre 270 mila civili (di cui 100 mila bambini!) che rischiano invece una morte sicura. Come ha ricordato De Mistura, secondo alcuni calcoli di questi giorni, entro dicembre, “quando ci accingiamo per festeggiare le feste di Natale”, la zona est di Aleppo sarebbe completamene distrutta con tutti i suoi abitanti massacrati.

Ieri a Ginevra De Mistura ha rivelato alcune cifre. Ha detto che il numero di combattenti di al-Nsura (una fazione islamista anti Assad, chiamata la Al-Qaeda siriana) che resta ancora nella Aleppo assediata sarebbe ridotta a 900 individui. “Quindi stiamo parlando di 900 persone che praticamente diventerebbero la ragione principale per attaccare 275 mila civili? Diventa questo l’alibi per distruggere la città?”

Aleppo
Bambini ad Aleppo davanti le loro case distrutte (Foto UNICEF/Khalil Alshawi)

De Mistura ha ricordato che dal 23 settembre, nella zona Est di Aleppo 376 persone sono state uccise, di cui un terzo erano bambini. “Non erano tutti terroristi, ma bambini. E 1266 i feriti”.   De Mistura quindi si è rivolto prima ai ribelli-islamisti di al-Nusra: “A questo punto ho delle domande da fare pubblicamente. Inizio con al-Nusra. Noi non ci parliamo, lo sappiamo entrambi. Ma per favore guardatemi ora negli occhi, e guardate anche in quelli degli abitanti di Aleppo, dei 275 mila civili che sono dove voi siete, e dite loro che voi resterete li tenendoli tutti ostaggi del vostro rifiuto di lasciare la città perché mille di voi stanno decidendo del destino di 275 mila. Vorrei che rispondeste a questa domanda non a me ma ai 275 mila abitanti”. A questo punto leggete bene cosa dice loro De Mistura: “Se voi invece decideste di lasciare la città, con dignità, e con le vostre armi, andando a Idlib o ovunque voi vogliate andare, io sono personalmente, io sono pronto fisicamente ad accompagnarvi”.

Poi De Mistura chiede alle autorità della Russia e del governo siriano di guardarlo negli occhi: “Guardatemi anche voi negli occhi, e negli occhi del mondo e della pubblica opinione. Siete veramente pronti a continuare questo livello di combattimento usando questo tipo di armi e distruggere de facto l’intera Aleppo est, l’antica città di Aleppo, con tutti i suoi 275 mila abitanti, per voler eliminare mille combattenti di al-Nusra? O sareste invece pronti ad annunciare un immediato e totale alt ai bombardamenti aerei se al-Nusra abbandonasse la città, e assicurasse che l’amministrazione locale, di Aleppo est, rimanesse funzionante, senza essere una capitolazione, con anche una presenza internazionale dell’ONU e la possibilità per le Nazioni Unite di raggiungere la popolazione con aiuti umanitari e medici?”

“Queste mie domande non possono essere ignorate” ha continuato De Mistura, “abbiamo un dovere morale per tutti coloro che sono scioccati, depressi e frustrati per quello che stanno vedendo. Ovviamente dobbiamo consultarci su queste e altre idee, ma queste due domande hanno bisogno di una risposta. C’è una cosa che non siamo pronti a fare, rimanere passivi, rassegnarci ad un altra Srebrenica, ad un altro Rwanda, che sappiamo oggi riconoscere, scritto nei muri difronte a noi, a meno che qualcosa accada”.

Quando poi a De Mistura è arrivata puntuale la domanda su cosa farebbe se alle sue domande non arrivasse una risposta, ecco la sua replica: “Se non accettano io non ho più un incentivo personale (a continuare), penso che a questo punto sarà la storia a giudicare questo momento unico in cui tutti ricorderemo che c’era un possibilità, un’ opzione per evitare di distruggere una città per puntare a 1000 individui che sono considerati  terroristi e usarli come alibi per distruggere una intera città, e quindi la storia giudicherà questo, e non sarò certamente io ad essere sotto giudizio. Per quanto riguarda al-Nusra nella decisione di lasciare e andare a Idlib per cercare una possibilità nella cessazione delle ostilità, capisco  e sono d’ accordo che avrebbero bisogno di alcune garanzie ufficiali. Io, francamente, non posso che dare di più, come garanzia, che la mia persona, il mio corpo”.

Staffan De Mistura, un uomo che sta cercando di salvare 275 mila persone, di cui 100 mila bambini, prima che muoiano tutti. Grazie a quest’uomo, all’appuntamento con la storia le  Nazioni Unite questa volta ci sono arrivate, come invece non accadde per la Bosnia o Rwanda. Già, la storia sarà pronta a giudicare chi non arriverà in tempo.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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