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September 20, 2023
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Meloni e Tajani all’ONU alle prese con la ragione della nazione Italia

La premier e il suo vice pronunciano due discorsi ravvicinati al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale: i migranti africani restano i protagonisti

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

L’Italia ha parlato mercoledì pomeriggio due volte nelle stanze che contano all’ONU, una al Consiglio di Sicurezza e, dopo appena due ore, sul podio dell’Assemblea Generale. Ma a farlo non è stata entrambe le volte la Premier Giorgia Meloni, come era da programma. Per l’intervento al Consiglio di Sicurezza dedicato alla sua riforma, Meloni viene sostituita dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, a causa degli incontri bilaterali che l’hanno tenuta troppo occupata, almeno così dicono i suoi collaboratori. Magari c’entra anche un po’ il forfait del presidente degli USA Biden, che manda il Segretario di Stato Blinken a confrontarsi con il ministro degli Esteri russo Lavrov, che a sua volta riesce a non essere nella stessa stanza quando parla il Presidente ucraino Zelensky.

Così Meloni opta per farsi sostituire dal suo vice premier, forse anche per poter lei concentrarsi meglio su quello che resta il più importante discorso a UNGA78, quando all’Assemblea Generale si deve rivelare la “vision” del proprio paese nei confronti dei problemi del mondo.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul podio dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Foto di Terry W. Sanders)

Tajani, come aveva già fatto lo scorso febbraio al Consiglio di Sicurezza, quando era intervenuto in occasione del primo anniversario della invasione russa dell’ Ucraina, legge il discorso usando più lingue (inglese, spagnolo e francese). Riesce anche un po’, come potrà invece tantissimo la premier due ore dopo, a mettere nel discorso pronunciato davanti ai Quindici una spruzzata di questione migranti dall’Africa, tema che “assilla” l’Italia.

In queste giornate di UNGA78, lo stesso ministro degli Esteri ci ha ripetuto che fermare le ondate migratorie che si abbattono sulle isole e coste italiane per il governo Meloni è rimasto il tema centrale di tutte le conversazioni bilaterali o multilaterali avute al Palazzo di Vetro.

Eppure il “tema” scelto dalla presidenza di turno del Consiglio albanese – a presiedere la mattina c’era il premier dell’Albania Edi Rama-, “Sostenere gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite attraverso un multilateralismo efficace”, metteva l’argomento migranti in ombra. Ma Tajani nel discorso lo tiene “caldo” legandolo alla guerra in Ucraina e al ricatto russo sui cereali dal Mar Nero: “Tutti subiamo le conseguenze di questa guerra che come un domino ha colpito le nostre società: crisi energetica, aumento dei prezzi delle materie prime, inflazione, rifugiati. Una crescente pressione migratoria dall’Africa, in particolare verso l’Italia, aggravata dalla crisi alimentare causata dal blocco dei cereali da parte della Russia”. Quindi “l’Italia condanna fermamente la decisione della Russia di porre fine all’Iniziativa sui cereali del Mar Nero”, una decisione che “mette in pericolo la vita di milioni di persone in Africa” e “costringe centinaia di migliaia di persone a lasciare le proprie terre, cadendo nelle mani dei mercanti di morte”.

Antonio Tajani, Deputy Prime Minister and Minister for Foreign Affairs and International Cooperation of the Republic of Italy, addresses the Security Council meeting on upholding the purposes and principles of the UN Charter through effective multilateralism: maintenance of peace and security of Ukraine. (UN Photo/Manuel Elías)

Tajani resta pienamente sul tema della riunione, quando affronta la riforma del Consiglio di Sicurezza “bloccato da decenni”. La “posizione del governo italiano è molto chiara: abbiamo bisogno di un Consiglio di sicurezza che sia più giusto, rappresentativo e inclusivo. Più rappresentanti – spiega Tajani  – significa per noi avere più possibilità di vedere in Consiglio Africa, Asia, stati insulari e latinoamericani, senza comunque creare nuove gerarchie e privilegi (leggi altri membri permanenti come chiedono Germania, India, Giappone, Brasile…)”.

Tajani assicura che “Volodymyr Zelensky e gli ucraini sanno che l’Italia è con loro e sarà con loro. Per loro e per l’Italia stessa”. “Noi – ha continuato – dobbiamo proteggere due principi essenziali della Carta delle Nazioni Unite: la sovranità e l’integrità territoriale, che è ben espressa anche nella posizione del G7 e nella recente dichiarazione finale dei leader del G20 a New Delhi”.Tajani ha spiegato che L’Italia sostiene “sinceramente la formula di pace in 10 punti del presidente Zelensky. E poi il ministro annuncia che “La ricostruzione dell’Ucraina sarà una delle massime priorità della Presidenza italiana del G7 il prossimo anno”. “L’aggressione russa all’Ucraina – ricorda – ha raggiunto i siti religiosi. Secondo l’Unesco, più di 120 siti religiosi sono stati danneggiati. Dopo il bombardamento della cattedrale di Odessa abbiamo lanciato un progetto italiano per la ricostruzione. Odessa è stata progettata da architetti italiani. L`Italia sarà in prima linea nella ricostruzione. È un progetto di rinascita sociale e spirituale, potete contare sull’Italia”.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul podio dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Foto di Terry W. Sanders)

Circa due ore dopo l’intervento di Tajani, Giorgia Meloni entra all’Assemblea Generale, ma si è fatto tardi e mercoledì sera la sala più grande del Palazzo di Vetro – e di New York! – non è certo piena come martedì mattina. Ma per Meloni, prima presidente del Consiglio donna a parlare per l’Italia all’UNGA, chissà che emozione da quel podio dove dalla fine della Seconda Guerra Mondiale hanno parlato i più importanti leader del mondo.

Nel suo discorso – parla in italiano, e tutti i delegati che ascoltano hanno all’orecchio le traduzioni simultanee nelle 6 lingue ufficiali dell’ONU-  la presidente del Consiglio ha toccato le priorità dell’Italia, che saranno anche quelle della sua presidenza del G7: la grande fuga dall’Africa e come fermarla, la guerra in Ucraina, e infine il “contenimento” dell’intelligenza artificiale prima che sia troppo tardi.

Subito Meloni carica il discorso parlando di due valori irrinunciabili: la nazione (che chiama anche identità) e la ragione.

“Occorre tornare al senso profondo di ciò che ha dato vita a questo luogo, la Comunità delle Nazioni e dei popoli che si riconoscono nella Carta delle Nazioni Unite del 1945, nata per trovare soluzioni condivise che potessero garantire pace e prosperità. Sono in fondo due gli elementi che hanno dato un senso a questo luogo. Da una parte le Nazioni, che esistono perché rispondono al bisogno naturale degli uomini di sentirsi parte di una comunità di destino, di appartenere ad un determinato popolo e di poter condividere con altre persone la stessa memoria storica, le stesse leggi, gli stessi usi e costumi. In una parola, la identità. E dall’altra parte aspirazione di quelle Nazioni, differenti tra loro, di trovare un luogo nel quale risolvere le controversie internazionali con uno strumento più difficile da utilizzare ma decisamente più efficace nei risultati della forza, cioè lo strumento della ragione”.

Un ragionamento che introduce al cuore del suo discorso: “Se questi due elementi, la Nazione e la Ragione, sono ancora il fondamento di ciò che ci muove, allora dobbiamo respingere il racconto utopico e interessato di chi dice che un mondo senza Nazioni, senza confini e senza identità, sarebbe anche un mondo senza conflitti, e con altrettanta determinazione dobbiamo impedire il ritorno della forza come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”.

Secretary-General António Guterres (right) meets Giorgia Meloni, President of the Council of Ministers of the Republic of Italy. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Per Meloni la guerra di invasione russa dell’Ucraina “racconta esattamente questo. Che di fronte a chi vorrebbe riportarci al tempo delle guerre di dominio e di stampo neo-imperialista del quale pensavamo esserci liberati nel secolo scorso la Ragione può ancora avere la meglio, e che l’amore di Patria, il valore della Nazione, più ancora essere difeso oltre l’inimmaginabile”.

Per Meloni, spetta all’ONU “rifiutare ogni ipocrisia” sui migranti e “dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”.  L’Italia “ha scelto chiaramente da che parte stare” consapevole “di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha avuto la meglio chi bombarda le infrastrutture civili” e “ricatta le nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano, la materia prima indispensabile per sfamare milioni di persone”. Le conseguenze del conflitto in Ucraina, ha insistito Meloni, “impattano soprattutto sulle Nazioni del Sud del mondo: è una guerra mossa non solo contro l’Ucraina, ma contro le nazioni più povere”.

La mappa dei flussi migratori verso l’Italia al 18 settembre, 2023 (Fonti: DGIT- Ministero Interno – UNHHCR – Frontex)

Si vuole “creare il caos e diffonderlo” e nel caos “si infiltrano reti criminali che lucrano sulla disperazione per collezionare miliardi facili” incuranti del fatto che i viaggi in mare “troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo”. L’Italia, ha assicurato Meloni, intende “combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa” ma “combattere le organizzazioni criminali dovrebbe essere un obiettivo che ci unisce tutti, e che investe anche le Nazioni Unite”. Così come dovrebbe essere obiettivo di tutti lo sviluppo dell’Africa che “non è un continente povero, ma è stato spesso, ed è, un continente sfruttato”. Con il continente africano “spesso l’approccio è stato predatorio” e allo stesso tempo “paternalistico” ma ora è necessario “invertire la rotta” anche per “offrire un’alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un’alternativa fatta di lavoro, formazione, opportunità nelle nazioni di provenienza, e percorsi di migrazione legale e concordata e dunque anche integrabile”. Quindi l’Italia si prepara a questa sfida con il ‘Piano Mattei’.

Il mio intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite https://t.co/yMx4b0455w

— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) September 21, 2023

Altro tema che del resto preoccupa moltissimo Meloni è quello dell’Intelligenza artificiale, che è “sicuramente una grande opportunità in molti campi” ma che presenta anche “enormi rischi”. Per far sì che l’AI non sia “una ‘zona franca’ senza regole” per Meloni “servono meccanismi di governance globale capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche”.

Infine anche Meloni, come aveva fatto due ore prima Tajani, affronta la riforma del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che deve essere “più rappresentativo, trasparente ed efficace” garantendo “una distribuzione geografica dei seggi più equa e rafforzi anche la rappresentanza regionale” per uscire “dall’assetto cristallizzato all’esito di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa”.

La premier conclude citando papa Giovanni Paolo II, che proprio all’Onu, nel 1979, disse: “l’attività politica, nazionale e internazionale, viene ‘dall’uomo’, si esercita ‘attraverso l’uomo’ ed è ‘per l’uomo’”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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