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Commissione 6 gennaio, voto all’unanimità: Trump deve essere incriminato

Le conclusioni dell'inchiesta verranno pubblicate mercoledì

Massimo JausbyMassimo Jaus
Commissione 6 gennaio, voto all’unanimità: Trump deve essere incriminato

Donald Trump - ANSA/AP Photo/Patrick Semansky

Time: 4 mins read

Per la prima volta nella storia americana un presidente è stato deferito da una commissione d’Inchiesta della Camera al Dipartimento della Giustizia per formalizzare i risultati delle indagini svolte con la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex presidente. La decisione non ha valore legale, ma è la prima volta che il Congresso ha fatto un simile richiesta al Dipartimento della Giustizia per un ex presidente. E’ comunque una fortissima accusa politica sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio che inevitabilmente comprometterà la candidatura di Trump per le presidenziali del 2024.

La Commissione d’Inchiesta che indaga sull’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 ha votato questa mattina all’unanimità la decisione di inviare ai pubblici ministeri del Dipartimento di Giustizia una raccomandazione affinché l’ex presidente sia accusato di quattro azioni criminali: incitamento o assistenza a un’insurrezione, ostruzione di un procedimento ufficiale del Congresso, cospirazione per frodare gli Stati Uniti e cospirazione per rendere false dichiarazioni.

Insieme a Trump sono stati deferiti il suo ex avvocato John Eastman, uno degli architetti del tentativo di ribaltare il voto, ed altri stretti alleati dell’ex presidente. Quattro parlamentari repubblicani (Kevin McCarthy, speaker in pectore della Camera, Jim Jordan, Scott Perry e Andy Biggs) saranno inoltre deferiti alla commissione etica della Camera per non aver ottemperato alle citazioni per testimoniare davanti alla Commissione.

“Donald Trump ha violato la fiducia nel sistema elettorale su cui sono fondati gli Stati Uniti – ha detto il congressman Bennie Thomas, presidente della Commissione, aprendo i lavori dell’ultima sessione  – aveva perso le elezioni del 2020, lo sapeva, ma ha cercato di rimanere al potere attraverso un complotto teso a rovesciare i risultati e bloccare il trasferimento dei poteri”.

In un momento di fondamentale importanza durante l’udienza finale della Commissione d’Inchiesta la deputata Zoe Lofgren ha affermato che le false affermazioni di Donald Trump di aver vinto le elezioni erano parte di un piano premeditato per rimanere in carica. “Anche prima delle elezioni, e continuando fino al 6 gennaio e successivamente, Donald Trump ha intenzionalmente diffuso false accuse di frode nel tentativo di dare vigore ai suoi sforzi per cercare ribaltare le elezioni del 2020”, ha detto la congresswoman. “La decisione dell’ex presidente Trump di dichiarare falsamente la vittoria la notte delle elezioni non è stata una decisione spontanea”.

“Il comitato ha le prove che l’ex presidente Trump ha pianificato di dichiarare la vittoria e di chiedere illegalmente l’interruzione del conteggio dei voti e che ha parlato a numerosi alleati delle sue intenzioni nelle settimane prima delle elezioni. La Commissione ha scoperto che Trump ha raccolto centinaia di milioni di dollari con le false dichiarazioni fatte ai suoi donatori online, i cui proventi sono stati utilizzati in modi che riteniamo preoccupanti.

“Tutti i presidenti della nostra storia hanno accettato la pacifica transizione dei poteri, tranne uno”. E’ il duro atto di accusa pronunciato dalla vice presidente della Commissione, la repubblicana Liz Cheney. “Nessuno” che si sia macchiato di tale comportamento, ha detto Cheney in riferimento all’ex presidente Donald Trump, può ricoprire la carica di presidente degli Stati Uniti. Quest’uomo, ha aggiunto, è “inadatto a qualsiasi carica pubblica”.

I deferimenti al dipartimento di Giustizia sono stati illustrati dal democratico Jamie Raskin.

“In particolare La Commisssione ha appreso che alcuni di quei fondi sono stati utilizzati per assumere avvocati che hanno cercato di offrire lavoro ai testimoni. Ad esempio, un avvocato ha detto ad un testimone di  dire al comitato che non ricordava i fatti. Quell’avvocato inoltre non ha rivelato al testimone chi stesse pagando la sua parcella nonostante le domande del testimone che chiedeva tali informazioni.

“Sulla base di queste prove raccolte, la Commissione d’Inchiesta ha raggiunto una serie di risultati specifici, e molti di questi risultati riguardano quella che è stata chiamata ‘The Big Lie’, l’enorme sforzo condotto dall’ex presidente Trump per diffondere accuse infondate e disinformazione nel tentativo di convincere falsamente decine di milioni di americani che le elezioni gli erano state rubate”, ha concluso la deputata Lofgren.

Ora tutto il risultato delle indagini con le testimonianze, oltre mille, e le registrazioni degli interrogatori dei testimoni, quasi un milione di pagine, verranno inviate al Dipartimento della Giustizia che le passerà allo Special Counsel Jack Smith che le esaminerà. Nei diciotto mesi in cui la commissione ha affrontato il caso, il presidente Joe Biden si è tenuto sempre lontano, evitando qualsiasi commento.

In una nota si legge che gli agenti del Campidoglio “hanno sequestrato armi improprie ai 28.000 spettatori che sono passati attraverso i magnetometri: 242 bombolette di spray al peperoncino, 269 coltelli o lame, 18 tirapugni , 18 taser, 6 giubbotti antiproiettile, 3 maschere antigas, 30 manganelli o strumenti contundenti e 17 oggetti vari come forbici, punteruoli, spiedi o cacciaviti.

I Repubblicani hanno già annunciato che a gennaio, quando si riunirà la nuova Camera in cui avranno la maggioranza verrà avviata un’indagine per “screditare” i parlamentari della commissione d’inchiesta.

I messaggi di testo consegnati al comitato del 6 gennaio forniscono ampie prove per raccomandare accuse penali contro Mark Meadows, alcuni congressmen repubblicani e altri alleati di Donald Trump. Migliaia di messaggi scambiati con l’ex capo dello staff della Casa Bianca mostrano come il complotto sia stato organizzato per ribaltare la sconfitta elettorale di Trump.

Il democratico Adam Schiff ritiene che le conclusioni dei lavori anche se non hanno valore vincolante spera che il Dipartimento della Giustizia “le prenda sul serio”. “Penso – ha spiegato – che il giorno in cui cominceremo ad accettare comportamenti illegali di presidenti o ex presidenti o persone di potere quello sarà l’inizio della fine della nostra democrazia”.

Quattro dei parlamentari della Commissione d’Inchiesta non saranno aal Congresso nella prossima legislatura. La rappresentante repubblicana Liz Cheney del Wyoming e la rappresentante democratica Elaine Luria della Virginia hanno entrambe perso le elezioni il mese scorso. Cheney è stata una delle principali voci repubblicane contro l’ex presidente Donald Trump.

“Credo che Donald Trump continui a rappresentare una minaccia e un rischio molto gravi per la nostra repubblica. E penso che sconfiggerlo richiederà un fronte ampio e unito di repubblicani, democratici e indipendenti, ed è di questo che mi occuperò prossimamente” ha detto Cheney.

Luria è stata eletta per la prima volta al Congresso nel 2018, ma ha perso alle elezioni di Midterm battuta dalla repubblicana Jen Kiggans. Come membro del Comitato, ha reso l’inchiesta sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio una parte fondamentale della sua rielezione.

Il congressman repubblicano Adam Kinzinger dell’Illinois ha annunciato il suo ritiro poiché il suo distretto è stato ridisegnato dagli alleati di Trump rendendo impossibile la sua vittoria. Kinzinger è un ex militare veterano della guerra in Iraq e in Afghanistan che era stato eletto per la prima volta nel 2011. È stato uno dei 10 repubblicani della Camera a votare per mettere sotto accusa Donald Trump dopo il tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021.

Anche la rappresentante democratica Stephanie Murphy della Florida ha deciso di non candidarsi per la rielezione a metà mandato del 2022. Murphy, la prima donna vietnamita-americana eletta al Congresso, ha ricoperto il suo seggio dal 2016.

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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