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November 15, 2021
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L’arresto di Steve Bannon porta più tensioni al già traballante Joe Biden

L'ex braccio destro di Trump si consegna all'FBI inviando messaggi minacciosi cercando di trasformare i suoi guai con la Giustizia in persecuzione politica

Massimo JausbyMassimo Jaus
L’arresto di Steve Bannon porta più tensioni al già traballante Joe Biden

L'arresto di Steve Bannon (YouTube)

Time: 5 mins read

Si riaprono le porte del carcere per Steve Bannon nel giorno in cui il presidente Joe Biden firma lo storico decreto-legge per il rammodernamento delle infrastrutture.

L’ex guru politico di Donald Trump questa mattina si è costituito negli Uffici dell’Fbi a Washington dopo essere stato incriminato per oltraggio al Congresso per aver negato la sua collaborazione alla commissione della Camera che sta indagando sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. Nel rifiutarsi di testimoniare, Bannon – che il giorno precedente all’assalto al Congresso che nel suo podcast per il programma programma “War Room” aveva detto “Domani scoppierà un inferno” – si era appellato al privilegio esecutivo invocato da Trump in qualità di ex presidente per rifiutarsi di consegnare alla commissione i documenti della sua amministrazione, anche se Trump non era più presidente e Bannon, quando è avvenuto il tentativo insurrezionale, non era più parte dell’Amministrazione.

Architetto della vittoria elettorale del 2016, soprattutto grazie all’attivismo del sito di estrema destra Breibart che dirigeva, Bannon è stato lo stratega elettorale di Trump e poi il suo più stretto collaboratore alla Casa Bianca, da dove è stato licenziato nell’agosto del 2017 per i suoi screzi con la figlia e il genero dell’allora presidente.

Lo scorso anno è stato arrestato ed incriminato per aver truffato i sostenitori di una campagna per raccogliere fondi privati per la costruzione del Muro sul confine con il Messico. Gli agenti dell’Fbi lo raggiunsero a bordo del mega yacht dell’imprenditore cinese latitante Guo Wengui ormeggiato a Bridgeport in Connecticut. Graziato da Donald Trump che prima di lasciare la Casa Bianca gli ha dato il perdono presidenziale, ha formato con Guo Wengui la GTV Media Group, multata dalla SEC, insieme a due altre società dell’imprenditore cinese, la  Saraca Media Group e la Voice of Guo Media per 539 milioni di dollari.

Former White House strategist Steve Bannon – EPA/SHAWN THEW

Bannon è un volpone della politica che sta cercando di trasformare le sue disavventure con la giustizia in una persecuzione politica nei suoi confronti ed è peraltro molto abile nel recitare il ruolo del martire non perdendo occasione per i sui colpi di teatralità mediatica. Oggi, mentre entrava negli uffici dell’Fbi accompagnato dal suo avvocato, David Schoen, uno dei legali che era stato membro del team di avvocati di Trump nel suo processo per impeachment all’inizio di quest’anno, ha lanciato un messaggio per i suoi seguaci: “Stiamo abbattendo il regime di Biden, voglio che rimaniate concentrati. Combattete sempre Biden”. Ovviamente tra le telecamere che lo riprendevano anche quelle legate alla destra conservatrice e al mondo dei social, dove il suo messaggio è stato immediatamente e ampiamente diffuso tra i fan dell’ex presidente. Dopo che gli sono state prese le impronte digitali e scattate le foto per il riconoscimento, c’è stata una breve udienza nel corso della quale il magistrato ha imposto solo misure restrittive per Bannon mentre l’udienza per la notifica dei reati di cui è incriminato sarà tenuta nei prossimi giorni. “Passiamo all’offensiva” ha detto Bannon minacciosamente lasciando il tribunale con accanto David Schoen, “Faremo passare le pene dell’inferno a Biden, Pelosi e Garland”.

Bannon surrenders after indictment on Friday pic.twitter.com/2w5dBMUY8A

— Manu Raju (@mkraju) November 15, 2021

Ieri, sapendo che oggi si sarebbe costituito, ha incontrato il gruppo Church Militant, al Baltimore Waterfront Marriott, l’hotel che ospita la Conferenza episcopale americana (che deve decidere sulla comunione al Presidente Biden) e dove i vescovi si riuniranno da oggi fino a giovedì. In questa sede ci sarà il voto per decidere se i politici cattolici americani, i quali pur se personalmente sono contrari sostengono il diritto legale all’aborto possono ricevere l’Eucarestia, a partire dal Presidente Joe Biden e dalla Speaker della Camera Nancy Pelosi. Church Militant è una controversa organizzazione mediatica cattolico conservatrice, razzista e omofoba, che ovviamente si oppone.

L’evento secondo gli organizzatori è progettato per condannare l’insufficiente risposta alla piaga della pedofilia, ma il vero obbiettivo è quello di sostenere i vescovi che condanneranno la Comunione a Biden. Anche se il leader del movimento per privare della comunione il presidente è il cardinale Raymond Burke, ex alleato di Bannon dal quale da tempo ha preso, o ha fatto finta di prendere, le distanze. E Burke è uno dei cardinali americani che maggiormente contesta la leadership di Papa Francesco.  Ed ecco che come spesso succede la battaglia tra la Commissione d’inchiesta del Congresso e Trump per il tentativo di insurrezione dopo la sconfitta elettorale assume altre sfumature, tocca altri argomenti, ma soprattutto allarga il fronte dei risentimenti. Con la pandemia che ancora tiene il paese in ansia, con l’economia che a causa delle difficoltà della distribuzione delle merci stenta a riprendersi, con i prezzi che quotidianamente aumentano e l’inflazione corrode i risparmi degli americani la popolarità del presidente è sempre più in difficoltà.

Secondo il sondaggio del Washington Post -Abc News il 53% degli americani non approva il suo operato, mentre solo un 41% lo promuove. Nel sondaggio si rileva inoltre che se le elezioni di Mid Term si tenessero ora il 51% degli elettori registrati sceglierebbe un repubblicano e solo il 41% un democratico. La metà degli americani ritiene Biden responsabile per la volata dell’inflazione e 6 su 10 ritengono che il presidente non abbia fatto molto nei suoi primi 10 mesi in carica. Il sondaggio arriva alla vigilia della firma da parte del presidente del piano per le infrastrutture, che la Casa Bianca sta cercando di dipingere come l’antidoto per ridurre l’inflazione. E oggi pomeriggio il presidente ha finalmente firmato il decreto-legge da mille e 200 miliardi per migliorare la rete delle infrastrutture.  In serata poi, alle 7:45 in punto, c’è stato il faccia a faccia virtuale tra il presidente Biden e il leader cinese Xi Jinping. Un tentativo di ripresa del dialogo tra i due Paesi per cercare riallacciare le relazioni gravemente danneggiate dai quattro anni di presidenza di Trump.

L’allora vicepresidente Biden brinda in onore del presidente cinese Xi durante un pranzo di stato presso il Dipartimento di Stato. Washington, DC, il 25 settembre 2015 – Dipartimento di Stato USA

Anche se le aspettative, a detta di molti analisti, non sono altissime. Secondo quanto afferma il ben informato Politico.com la conversazione è stata “candida e diretta”; si è parlato di Taiwan, del Covid 19, dei diritti umani e della volontà di entrambi i Paesi di evitare conflitti. Biden avrebbe suggerito di creare una serie di parametri per prevenire eventuali conflittualità. Secondo quanto scrive il Washington Post Xi Jinping inviterà Joe Biden personalmente ai Giochi Olimpici invernali in Cina che si terranno a febbraio. Una mossa che costringerebbe il capo della Casa Bianca a declinare l’invito, raffreddando ulteriormente i rapporti, o ad accettarlo mettendo però in discussione il suo messaggio sulla democrazia e i diritti umani, mentre il G7 sta proprio discutendo il possibile boicottaggio diplomatico dei Giochi. Insomma di questi tempi tutte le strade sono in salita per Joe Biden. Ma se il presidente non passa un momento facile per la sua presidenza, il suo predecessore e antagonista non sta meglio.  La compagnia alberghiera di famiglia di Donald Trump ha raggiunto un accordo per vendere a CGI Merchant Group il suo hotel di Washington per $ 375 milioni. CGI Merchant Group, società di investimento con sede a Miami, acquisirà il contratto di locazione dell’hotel, che si trova a pochi passi dalla Casa Bianca. Nell’ultimo anno l’hotel ha avuto perdite per oltre 70 milioni di dollari mentre una Commissione della Camera sta indagando sui potenziali conflitti di interesse, emolumenti e consulenze pagate riguardanti persone dell’entorage dell’ex presidente Trump.

 

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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