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October 28, 2015
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Sicilia: Renzi pensa di licenziare 24 mila forestali, ma si rischia una rivolta sociale

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 6 mins read

Nella Sicilia che affonda si cominciano  già a contare i ‘morti & feriti’. C’è stato il primo ‘assaggio’ dei 24 mila operai della Forestale, che ieri a Palermo, Catania e a Enna (come vi abbiamo raccontato qui)  hanno lasciato capire cosa sono pronti a fare per non farsi licenziare. La politica siciliana ha risposto annunciando di aver trovato 11 milioni di Euro (ma dove? erano nascosti in un cassetto?). Risposta debole, perché ammesso che questi soldi si rendano disponibili, servirebbero per pagare una decina di giorni di lavoro arretrati. Per completare i pagamenti dovrebbero arrivare i circa 90 milioni di Euro dal CIPE. Ma l’incognita è proprio questa. Vediamo il perché.

Di fatto, questi 90 milioni di Euro, o giù di lì, sono bloccati dal governo nazionale di Matteo Renzi. Perché? Su questo punto le scuole di pensiero si dividono. C’è chi sostiene che il capo del governo del nostro Paese ha sguinzagliato i suoi vice per rassicurare il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, dicendogli che l’esecutivo nazionale vuole che la legislatura, in Sicilia, vada avanti fino alla scadenza naturale, prevista per il 2018. Ma Renzi, si sa, è inaffidabile e bugiardo: al suo predecessore a Palazzo Chigi, Enrico Letta, diceva di stare sereno e poi l’ha sostituito. Diceva che mai e poi mai sarebbe andato al governo senza il voto degli italiani e presiede un governo legittimato da un Parlamento delegittimato dalla Corte Costituzionale che ha definito la legge elettorale Porcellum incostituzionale. Fregandosene del giudizio della Consulta, Renzi ha imposto una nuova legge elettorale – l’Italicum – che ricalca il Porcelum, addirittura peggiorandolo. Ignorando il fatto che l’attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella, faceva parte della Corte Costituzionale quando quest’ultima, come già ricordato, ha ‘cassato’ il Porcellum, mettendolo in grande difficoltà.

Insomma, da un personaggio spregiudicato come Renzi c’è da aspettarsi di tutto. Non è da escludere, insomma, che capo del governo italiano, per sbarazzarsi di Crocetta, gli stia creando problemi con i forestali. Come già detto, gli 11 milioni di Euro basteranno per pagare appena 10 giornate lavorative. Bloccando al CIPE i circa 90 milioni di Euro, Renzi metterebbe nei ‘casini’ Crocetta che, nel giro di una settimana, verrebbe travolto dalla rivolta sociale, se è vero che i forestali hanno annunciato il blocco di tutte le vie di comunicazione della Sicilia. Tra l’altro, Renzi, licenziando i circa 24 mila forestali della Sicilia, non si tiene solo i soldi che ha rubato alla Regione siciliana, ma risparmia anche con l’INPS. Va ricordato, infatti, che la Regione paga solo le giornate lavorative dei 24 mila operai della Forestale. Nei mesi in cui non lavorano è proprio l’INPS a erogare un’indennità agli operai forestali.

C’è, poi, un’altra interpretazione. Renzi non avrebbe intenzione di mandare a casa il governo Crocetta. Per un motivo semplice: perché sa che, in Sicilia, in caso di elezioni anticipate il centrosinistra sarebbe perdente. Basta ‘respirare’ gli umori della rete per accorgersi che il PD siciliano, nell’immaginario di tantissimi abitanti dell’Isola, passa ormai per il partito che protegge Crocetta (un governatore che la stragrande maggioranza dei siciliani detesta). E, soprattutto, per un partito di ‘ascari’, ovvero una formazione politica che, invece di fare gli interessi dei siciliani, fa gli interessi del governo Renzi.

Dunque il capo del governo italiano non avrebbe alcuna intenzione di sciogliere in anticipo il Parlamento siciliano. In queste ore starebbe soltanto provando a licenziare i 24 mila forestali della Sicilia. Per non restituire i soldi che ha rubato dal Bilancio della Regione siciliana (con la connivenza di Crocetta, del PD e degli altri partiti ‘ascari’ del centrosinistra siciliano): soldi  che, per l’appunto, dovrebbero servire per finire di pagare le giornate lavorative di quest’anno agli operai della Forestale. E, soprattutto, per non pagarli a partire dal prossimo anno, con un doppio risparmio: soldi rubati al Bilancio della Regione e soldi risparmiati dall’INPS.

La partita non è facile. Non è detto, infatti, che i 24 mila operai della Forestale siciliana si facciano ‘ammazzare’ da Renzi. E più probabile che questi ultimi mettano a soqquadro la Sicilia, anche perché non sono tipi che si fanno impressionare da un eventuale intervento dei Prefetti siciliani al comando del Ministro degli Interni, Angelino Alfano. Insomma, gli operai della Forestale sono abituati a lottare, non sono come i simpatici ‘cacasotto’ dei Forconi che, appena avvistavano un Prefetto a 50 chilometri di distanza, se la davano a gambe…

Ribadiamo: la partita non è facile. Però se Renzi dovesse vincerla, licenziando i 24 mila forestali della Sicilia, poi avrebbe campo libero per licenziare gli altri 80 mila lavoratori più o meno precari sparsi tra Regione, Province e Comuni (questi ultimi sono circa 24 mila). Se Renzi dovesse vincere su tutta la linea, buttando in mezzo alla strada oltre 100 mila famiglie (in fondo è quello che chiede l’Unione Europea dell’Euro, delle banche e della finanza mafiosa), potrebbe procedere anche alla riduzione del numero dei Comuni siciliani, portandoli da oltre 390 a una cinquantina (non a caso lo stesso governo Renzi ha tagliato un sacco di risorse finanziarie ai Comuni: operazione che ha condotto con il governo Crocetta, che non ha erogato ancora un solo Euro dei 500 milioni di Euro del Fondo per le Autonomie locali 2015).

La sensazione netta, precisa è che, in queste ore, sia in corso un gioco della parti tra il governo Renzi, il governo Crocetta, i sindacati (Cgil, Cisl e Uil siciliane) il PD e il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Quest’ultimo, in quanto Ministro degli Interni, dovrebbe intervenire nel caso in cui i 24 mila operai della Forestale della Sicilia non si dovessero rassegnare al licenziamento.

Perché pensiamo questo? Perché in queste ore è in corso una manovra da parte della politica per confondere le carte, facendo passare i 24 mila operai della Forestale della Sicilia degli scansafatiche pagati da Roma. Tesi falsa, perché gli operai della Forestale siciliana li paga la Regione con i propri soldi: soldi che il governo Renzi, come già sottolineato, ha derubato alla stessa Regione siciliana.

In questi casi la disinformazione è importante. Ma è altrettanto importante la memoria storica. Chi scrive, quando il fenomeno dei forestali siciliani prendeva forma con numeri importanti, iniziava la propria attività di giornalista. Un anno centrale è stato il 1980, quando lo Stato italiano ha speso una barca di soldi per la ristrutturazione industriale della Fiat. I politici meridionali dell’epoca – e i sindacati, con in testa la Cgil – hanno chiesto e ottenuto una contropartita per il Sud. Una di queste contropartite (oltre ai fallimentari stabilimenti della Fiat nel Sud, dalla Campania alla Sicilia, costosi e inutili: tant’è vero che hanno chiuso i battenti dopo aver sprecato ‘vagonate’ di soldi, sempre nel nome della Fiat) sono stati i forestali. Che non erano altro che i braccianti agricoli, che nel Sud, in proporzione, erano molti di più che nel Centro Nord Italia. Questi braccianti agricoli sarebbero stati pagati per occuparsi dei boschi del Sud Italia, in collaborazione del Corpo Forestale, allora dello Stato.  

La Sicilia è stata in parte penalizzata dall’accordo sui forestali. Perché una quota del lavoro di questi braccianti agricoli (le giornate lavorative) è stata posta a carico del Bilancio regionale. Lo Stato avrebbe pagato le giornate non lavorative attraverso l’INPS. Quando viene siglato questo accordo erano – e scusate il gioco di parole – tutti d’accordo: Dc, Pci, Psi, Psdi, Cgil, Cisl e Uil. In disaccordo erano i repubblicani e i liberali che, insieme, in quegli anni, non arrivavano al 6 per cento dei voti. Tutti sapevano che si trattava non di lavoro produttivo, ma di Stato sociale: per la precisione, l’equivalente della Cassa integrazione del Centro Nord Italia.

Chi oggi contesta i forestali del Sud Italia dovrebbe, con coerenza, contestare anche la Cassa integrazione nel Centro Nord Italia. Invece Renzi e il PD – che sono profondamente antimeridionali (non dobbiamo dimenticare che il governo Renzi, con la manovra economica e finanziaria 2015, ha rubato al Sud 12 miliardi di Euro di fondi PAC con i quali ha finanziato il Jobs Act nel Centro Nord Italia: questi sono fatti!) – contestano solo i forestali del Sud e, segnatamente, quelli della Sicilia, da tre anni oggetto di denigrazione da parte di certe trasmissioni televisive costruite ad arte per disinformare, raccontando solo le ‘verità’ di convenienza.

Come finirà? Chi scrive si augura che i forestali siciliani facciano ingoiare il ‘rospo’ all’arroganza personificata chiamata Matteo Renzi e a qual partito di ascari chiamato PD siciliano.

 

p.s.

Ci stavamo dimenticando i sindacati: Cgil, Cisl e Uil. Possiamo dare un consiglio ai 24 mila operai della Forestale? Strappate le tessere di queste tre organizzazioni sindacali. Sono stati proprio i dirigenti di queste tre sigle sindacali che vi hanno portato allo sbaraglio. Ma di questo ci occuperemo un’altra volta. 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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