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August 24, 2015
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August 24, 2015
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Il governo Renzi punta a ‘rapinare’ alla Sicilia 2 miliardi di euro di fondi europei

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 7 mins read

Mentre la Sicilia scopre che oltre 50 mila lavoratori sono rimasti senza retribuzione a causa del default non dichiarato della Regione siciliana provocato, in buona parte, dagli scippi finanziari operati dal governo Renzi (questa settimana sono attese manifestazioni di piazza da parte dei 24 mila operai circa della Forestale, degli oltre 20 mila precari degli enti locali e dei dipendenti della Formazione professionale ai quali, tra qualche settimana, potrebbero aggiungersi i circa 13 mila addetti delle società che operano nel settore della raccolta dei rifiuti), prende forma un trucco con il quale il solito governo nazionale punta a strappare al Sud una cospicua parte dei fondi europei. Obiettivo: finanziare, a spese del Mezzogiorno, gli sgravi fiscali alle imprese del Centro Nord Italia. Proviamo a svelare il ‘trucco’.

Come tutti i giornali hanno scritto nei giorni scorsi, gli uffici dell’Unione Europea hanno definito i ‘numeri’ della nuova Programmazione dei fondi strutturali 2014-2020. Sono gli interventi in favore delle Regioni ad Obiettivo convergenza, ovvero le aree dell’Unione a reddito pro capite più basso rispetto alla media europea. In Italia parliamo di alcune Regioni del Sud. La Sicilia è tra queste. Per la nostra Isola lo stanziamento dei fondi europei per il settennio 2014-2020 ammonta a circa 4 miliardi e 700 milioni di euro. Con un cofinanziamento, da parte dell’Italia, di 2 miliardi di Euro circa. Ciò significa che su 4,7 miliardi di euro, 2 miliardi di Euro dovranno essere approntati dallo Stato italiano.

L’imbroglio ai danni del Sud si nasconde tra le pieghe del cofinanziamento. Lo scippo, in questo caso, non fondi europeiè palese com’è stato denunciato a proposito dei mancati investimenti infrastrutturali nel Sud (come potete leggere qui), ma impostato in modo furbesco. Insomma, lo ‘stile’ che il governo nazionale sta utilizzando per raggirare il Meridione nella gestione dei fondi europei è quello tipico dei malviventi (sulla falsariga dei protagonisti del funerale romano della discordia, se è vero che i mafiosi della Capitale sono stati immortalati in alcune foto seduti a tavola con esponenti del governo…). Illustriamo, per grandi linee, il raggiro che si sta profilando ai danni del Sud.

Il governo Renzi ha deciso che il cofinanziamento per i fondi europei verrà dirottato tra i fondi Pac, sigla che sta per Piano di azione e coesione. Sulla carta si tratta di risorse finanziarie destinate al Sud. Ma solo sulla carta. Ricordiamo che, quest’anno, circa 12 miliardi di Euro di fondi Pac, sulla carta, per l’appunto, destinati al Sud, sono stati dirottati alle imprese del Centro Nord Italia sotto forma di sgravi fiscali. Insomma, con i soldi del Mezzogiorno il governo Renzi ha finanziato gli sgravi fiscali nel Settentrione d’Italia. Non a caso i titolari di queste imprese, in queste ore, hanno acquistato ‘paginate’ di giornali per sostenere le “riforme” del governo Renzi. E hanno pure ragione: un governo che toglie soldi al Sud per darli a loro è anche meglio della Lega di Salvini!

Il ‘sostegno’ di questi imprenditori del Centro Nord Italia alle “riforme” del governo Renzi non è disinteressato. I soldi scippati dai fondi Pac al Sud stanno finendo. E bisogna pensare al prossimo anno. Come? Sempre con i fondi Pac. E proprio sui Pac, come già ricordato, il governo Renzi ha dirottato i fondi nazionali per il cofinanziamento della programmazione comunitaria 2014-2020. Sulla carta queste risorse finanziarie dovrebbero andare al Sud. Ma già a partire dal prossimo anno un settimo di queste somme potrà andare a finanziare gli sgravi fiscali delle imprese del Centro Nord Italia. Vediamo il perché.

pacPrendiamo come esempio paradigmatico la Regione siciliana. Sui giornali, nei giorni scorsi, i cittadini del Sud Italia hanno letto che sono pronti i fondi dell’Unione Europea per i prossimi anni. Per la Sicilia, come già ricordato, sono disponibili 4,7 miliardi. In realtà, le cose non stanno così. Abbiamo già detto che 2 miliardi di Euro dovranno essere approntati dallo Stato con il cofinanziamento. Ma il punto non è solo questo. Il meccanismo dei fondi europei non è assimilabile al classico “tieni i soldi e spendili”. L’utilizzazione dei fondi europei va a rimborso. La Regione del Sud Italia ad Obiettivo convergenza anticipa la spesa, soprattutto per la realizzazione di infrastrutture, la rendiconta a Bruxelles e poi l’Unione Europea restituisce ad ogni Regione i fondi spesi.

Il problema è che il prossimo anno la Regione siciliana (e il discorso potrebbe riguardare anche altre Regioni del Sud Italia) non avrà i soldi per anticipare la spesa di centinaia di milioni in opere infrastrutturali. La Regione siciliana parte con un indebitamento finanziario di circa 8 miliardi di Euro (e questo potrebbe non essere un problema) e con un ‘buco’ sui conti del 2016 che oscilla tra i 2 e i 3 miliardi di Euro (e questo, invece, è un problema). Il ‘buco’ sul Bilancio 2016 non è stato provocato, come scrivono certi grandi giornali nazionali, da una Regione spendacciona, ma da un governo nazionale che, per fronteggiare i costi della partecipazione dell’Italia all’Unione Europea (a cominciare dal pagamento degli interessi sul debito pubblico che cresce di anno in anno nonostante i sacrifici imposti agl’italiani), taglieggia Regioni e Comuni (le Province sono già stata abolite grazie alle politiche di rigore imposte dall’Europa).

Già per i prossimi quattro mesi la Regione siciliana rischia di non avere la liquidità – come sottolineato all’inizio di questo articolo – per pagare oltre 50 mila persone. Qualche mese fa il governo Renzi e il sottosegretario Faraone hanno annunciato, bontà loro, l’erogazione, alla Regione siciliana, di 500 milioni di euro. Di fatto, la restituzione di meno di un ventesimo dei fondi che lo stesso governo Renzi ha strappato alla Sicilia nell’ultimo anno e mezzo. Questi fondi – che non sono ancora stati erogati – sono diventati 300 milioni. E nelle prossime settimane diventeranno 200 milioni, perché altri 100 milioni di Euro fanno parte di un conteggio truffaldino.

Insomma: come potrà una Regione che non ha i soldi per fronteggiare i pagamenti nei prossimi quattro mesi e che parte con un ‘buco’ che ‘viaggia’ tra i 2 e i 3 miliardi di Euro nel Bilancio 2016 anticipare i soldi – parliamo di centinaia di milioni di Euro – per realizzare infrastrutture? E infatti non li anticiperà. Ricordiamo ai nostri lettori che la Programmazione dei fondi strutturali europei è iniziata quest’anno e non è stato speso un solo Euro. Anche nel 2015 la Regione siciliana non spenderà un solo Euro dei 4,7 miliardi di Euro di fondi europei ‘strillati’ nei giorni scorsi. Anzi, la situazione finanziaria della Regione siciliana è destinata ad aggravarsi alla luce della sentenza n. 181 di quest’anno della Corte Costituzionale (che potete leggere qui). La Consulta – con un pronunciamento che riguarda la Regione Piemonte, ma che si estende a tutte le Regioni del nostro Paese – ha stabilito (in realtà l’ha ribadito in modo stringente, perché era già così) che le Regioni non potranno contrarre mutui per pagare la spesa corrente. Cosa che invece la Regione siciliana ha fatto negli ultimi due anni con due mutui da un miliardo di Euro cadauno per pagare spesa corrente.   

In questo scenario – con la Regione siciliana che il prossimo anno non avrà i soldi per finanziare l’avvio della spesa dei fondi europei – il governo Renzi avrà buon gioco a dirottare una quota parte dei 2 miliardi di Euro di cofinanziamento destinati alla Sicilia alle imprese del Centro Nord Italia. Questi fondi sono stati piazzati tra i fondi Pac proprio per essere pronti all’uso. La scusa sarà quella che, nel 2016, la Regione siciliana, “come al solito”, non avrà nemmeno iniziato a spendere i fondi della Programmazione 2014-2020…

Come i lettori possono notare, siamo alla presa per i fondelli. Nelle scorse settimane, quando la SVIMEZ ha pubblicato il rapporto annuale sul Sud, denunciando l’abbandono di una parte del Paese, si sono levate le voci di protesta di scrittori e intellettuali. Il governo Renzi ha annunciato un piano da 80 miliardi di Euro per il Sud. Alle parole, però, stanno seguendo fatti molto diversi: con lo stesso governo Renzi che si prepara a utilizzare i fondi per il cofinanziamento della Programmazione comunitaria 2014-2020 per finanziare gli sgravi fiscali per le imprese del Centro Nord Italia.  

Il discorso, come già accennato. non riguarderà solo la Sicilia. Nelle stesse condizioni – almeno per ciò che riguarda i ritardi nella spesa dei fondi europei – potrebbero trovarsi altre Regioni del Sud. Bisognerà vedere, adesso, come reagirano, ad esempio, lo scrittore Roberto Saviano, meridionale, molto critico con il governo Renzi rispetto ai temi del Sud. Per non parlare del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, altro politico che non le manda a dire.  

E non è finita qui. Sui giornali di questi giorni abbiamo letto che il governo Renzi si è accorto, ‘improvvisamente’, che all’appello mancano circa 10 miliardi di Euro sui conti dell’Italia del 2016. E che a causa di ciò l’IVA potrebbe schizzare al 25 per cento circa. In realtà, mancano 20 miliardi di Euro (al netto degli aiuti alla solita banca…). Già senza aver messo mano alla manovra 2016, il governo Renzi si accinge a scippare al Sud le risorse del cofinanziamento sui fondi europei. Figuriamoci cosa succederà tra settembre e dicembre, quando Renzi e il Ministro dell’Economia, Padoan, dovranno reperire 20 miliardi di Euro. Altro che piano straordinario da 80 miliardi per il Sud…

Di più: sempre in queste ore gli uffici della Regione siciliana stanno completando la rendicontazione dei fondi europei della vecchia Programmazione 2007-2014. E lì sta andando in scena un altro imbroglio. Con Regione e Unione Europea che prendono in giro se stesse gabbando 5 milioni di siciliani. Ma di questo ennesimo raggiro parleremo domani.

Truffe & raggiri europei/ Fine prima puntata-continua

     

  

 

  

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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