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June 23, 2015
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Quando l’immigrazione sale sul ring: alla Gleason’s Gym la prima edizione dell’Italian American Boxing Awards

Beatrice BondibyBeatrice Bondi
Floriano Pagliara e Francesco Tamburiello sono saliti sul ring della Gealson's Gym domenica 21 giugno

Floriano Pagliara e Francesco Tamburiello sono saliti sul ring della Gealson's Gym domenica 21 giugno

Time: 5 mins read

L’Italian American Boxing Awards, evento che rappresenta il perfetto mix tra sport e cultura ideato e organizzato da New York Italians, ANPS USA e Fordham University, domenica sera ha visto la sua prima edizione nella storica palestra di New York Gleason’s Gym.

Nel 1937 l’italiano Peter Robert Gagliardi inglesizzò il suo nome in Bobby Gleason, per evitare discriminazioni e avere un appeal maggiore per la comunità irlandese allora predominante a New York, ed aprì quella che sarebbe diventata la più famosa palestra di boxe del mondo. 

Erano gli anni in cui New York lottava per sopravvivere alla grande depressione, e nello stesso tempo accoglieva milioni d’immigrati che da ogni dove sbarcavano a Ellis Island in cerca di un futuro migliore. Inutile dire che a bussare alle porte di New York per inseguire il sogno americano c’erano tantissimi italiani.

palestra

Roca

Hector Roca a bordo ring durante l’incontro per celebrare l’Italian American Boxing Awards

“L’Italian American Boxing Awards vuole ricordare la forte relazione sociale e culturale tra la box, gli italiani e gli italo-americani, e l’influenza che questo sport ha avuto e continua ad avere nel corso degli anni” dice Joseph Perricone docente della Fordham University, che spiega come i pugili di successo siano diventati motivo di orgoglio e modello d’ispirazione per tantissimi immigrati.

Originariamente aperta nel Bronx e poi trasferita per un breve periodo a Manhattan, la Gleason’s Gym oggi è uno spazio vissuto in un palazzo di Dumbo, a Brooklyn. Nulla a che vedere con le super patinate enormi e moderne palestre newyorchesi dove ci si sente quasi intimiditi a entrare e l’aria gelida ti ghiaccia il sudore in fronte mentre corri sul tapis roulant. L’ambiente alla Gleason’s è accogliente e la confidenza immediata. Si respira competenza e duro lavoro, niente fronzoli fasulli.

Con i suoi 134 campioni mondiali e dopo aver preparato attori per 26 film, tra cui Toro Scatenato e Million Dollar Baby, la Gleason’s Gym non ha bisogno di troppe presentazioni.

Tra i presenti, a parlare di emigrazione, cultura, speranza e boxe, c’erano i  grandi insider Bruce Silverglade, Hector Roca, Tommy Gallagher, i campioni del passato Vito Antuonfermo, Vinny Maddalone, Vincenzo Imparato, e i campioni di oggi Floriano Pagliara e Francesco Tamburiello, che per l’occasione sono saliti sul ring per esibirsi in un incontro.

“La box è 50 per cento testa, 40 per cento fisico e 10 per cento abilità. Essere capaci di concentrarsi aiuta in tutti gli ambiti della vita, come la preparazione fisica aiuta a stare bene e vivere meglio a La VOCE – spiega Bruce Silverglade, proprietario della Gleason’s Gym – Nel corso degli anni è aumentata la popolarità della boxe: una volta era uno sport solo per uomini, ora abbiamo molte donne e bambini”. 

E tra i tanti film per i quali gli attori si sono preparati nella sua palestra, ci dice che il suo preferito è Toro Scatenato, il film di Martin Scorsese ispirato alla storia del pugile Jake LaMotta con protagonista Robert De Niro, che per nove mesi fu allenato dal trainer Bob Jackson, ottenendo risultati tali da voler diventare professionista. 

Il trainer di fama mondiale Hector Roca, ha invece allenato Hilary Swank per Million Dollar Baby e ci racconta: “È stato semplice lavorare con Hilary, è molto atletica e lavora duro. L’ho allenata per tre mesi quattro ore al giorno, ed era una vera combattente”.

Presente anche Tommy Gallagher, storico trainer, manager e rivale di Bruce Silverglade, che insieme a Sylvester Stallone e Sugar Ray Leonard conduce il reality show sulla boxe The Contender.  “Tra gli anni Quaranta e i Settanta non c’è un boxer che non abbia allenato. Tra questi anche tanti forti italo-americani” racconta Gallagher.

Vito Antuonfermo alla Gleason's Gym

Vito Antuonfermo alla Gleason’s Gym

ringTra i campioni presenti, chi meglio incarna il mito è il due volte campione del mondo Vito Antuonfermo, italiano immigrato a New York sedicenne nel 1968, e passato dai combattimenti in strada alla carriera di pugile.  “Sono arrivato a New York dalla Puglia quando avevo sedici anni e passavo il tempo a combattere per strada – racconta il campione a La VOCE – Un giorno mentre facevamo a botte, arrivò la polizia e ci arrestò. Invece di portarci in galera, ci portarono davanti a un ring, dove si allenavano i poliziotti e dissero a quello che doveva essere l’allenatore: questi ragazzi passano il tempo a combattere in strada, perché non ne fai dei pugili? Al che questo ci guarda e ci chiede se siamo dei combattenti, ed io rispondo di sì, nonostante la paura.”

Quel giorno il giovane Vito si ritrovò a combattere con un pugile per la prima volta e prese un sacco di botte. Ma invece di sparire, il giorno dopo tornò su quel piccolo ring e poi tornò ancora e ancora, finché non cominciò ad essere bravo e rispettato per la sua determinazione. Nel 1970 vinse i Golden Gloves, l’anno dopo diventò professionista e continuò a vincere, fino ad aggiudicarsi per due volte il titolo di campione del mondo nel 1979 e nel 1980. 

“Ricordo ancora il mio incontro al Madison Square Garden – racconta l’ex pugile – Prima di iniziare era tutto buio ed ero terrorizzato, poi la folla ha iniziato a urlare il mio nome e quello è stato il momento più bello della mia vita”. Dopo il pugilato Vito ha recitato in alcuni film, tra cui Il Padrino Parte III di Francis Ford Coppola.

Vincenzo Imparato e Hector Roca

Vincenzo Imparato e Hector Roca

Alla serata alla  Gleason’s Gym c'era anche l’ex campione italiano Vincenzo Imparato, protagonista negli anni Novanta di un fatidico incontro in cui perse la vita il suo avversario e amico Fabrizio De Chiara. Imparato si allenava con Hector Roca quando si trovava negli Stati Uniti, ed ora, appesi i guantoni, a New York si è trasferito.

Ma non solo italiani hanno sudato e combattuto in questa palestra: anche il campione bielorusso Yuri Foreman, emigrato prima in Israele e poi negli Stati Uniti, si è allenato per quindici anni alla Gleason’s. New York è fatta di immigrati, sogni e sudore, sarà per questo che va a braccetto col pugilato…

La serata, con la media partnership de La VOCE di New York, è stata resa possibile grazie agli sponsor Crave it, Fabbri Photography, Sottocasa Pizzeria, Womanly Collections Accessories, De Martini Cioccolato, Epos International Books, Oggi 66, Cantine Passatempo, Antica Gelateria Gentile. La prima edizione dell’Italian American Boxing Awards è stato un successo anche per New York Italians, l’organizzazione no-profit fondata da Pasquale Maio per promuovere il patrimonio culturale italiano e le relazioni tra Italia e Stati Uniti, che, con questo evento, si conferma uno dei gruppi più vivaci nel ricco panorama delle associazioni italiane oltreoceano. 

 

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Beatrice Bondi

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