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April 20, 2015
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Paolo Amenta, Anci Sicilia: “I 700 morti sono un dramma, ma non possiamo continuare ad accogliere tutti”

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 8 mins read

Colline che franano sulle autostrade, bonifiche industriali bloccate, depuratori in tilt. E, ancora, Comuni che non pagano da quasi un anno i lavoratori precari, Province regionali allo sbando, dipendenti pubblici in rivolta. E, soprattutto, gli sbarchi ormai fuori controllo dei migranti. E altri 700 morti nel Mediterraneo. C’è di tutto e di più nel dibattito della Sicilia di questi giorni. Una Regione a Statuto autonomo – lo ricordiamo spesso, soprattutto a beneficio dei lettori americani – che sta entrando nella terza decade di aprile con il proprio Parlamento che non ha ancora approvato il Bilancio 2015.

La politica siciliana tradizionale è in affanno. I partiti politici sono molto preoccupati non tanto e non soltanto perché l’Isola sprofonda in una crisi economica e finanziaria spaventosa, ma perché domani, a Caltanissetta, presso il Teatro ‘Regina Margherita, prende il via una manifestazione che rischia di spiazzare la stessa vecchia politica. L’iniziativa è partita dall’Anci Sicilia, l’Associazione nazionale dei comuni italiani. Domani vedrà la luce una nuova proposta politica d’ispirazione civica, legata ai territori e aperta a tutti i movimenti che operano in difesa della Sicilia.

Paolo Amenta 2“La nostra proposta politica – spiega Paolo Amenta (nella foto sinistra), vice presidente dell’Anci Sicilia con delega per le questioni finanziarie – è aperta a tutti. Ai protagonisti che si battono contro l’installazione del Muos di Niscemi. Ai movimenti civici che, da anni, lottano per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. A chi, in materia di gestione dei rifiuti, non si è arreso ai ‘Signori delle discariche’ e lotta per introdurre in Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti. Ai tanti precari dei Comuni, ai precari delle amministrazioni provinciali e ai precari della stessa Regione che la politica nazionale e regionale stanno abbandonando. E, ancora, a chi come noi sindaci si batte contro le trivelle che, nel nome della ricerca di petrolio e gas, rischiano di compromettere il futuro del Mediterraneo. Ci rivolgiamo ai pescatori, agli agricoltori, agli artigiani. Noi non vogliamo dare vita solo a un nuovo soggetto sociale e politico: noi vogliamo rifondare le regole della politica a partire dai territori. Perché è ai sindaci e, in generale, agli amministratori comunali che i cittadini si rivolgono quando sono in difficoltà. Penso alla questione degli sbarchi, che ormai sta diventando drammatica. E i 700 migranti morti nelle ultime ore, inghiottiti dal mare, sono lì a dimostrarlo”.

La Voce di New York ha intervistato Amenta circa un mese fa. Dando notizia della manifestazione programmata per domani, 21 aprile, a Caltanissetta. Oggi torniamo a parlare con Amenta. Anche perché, rispetto a un mese fa sembra che molte cose siano cambiate.

In queste ore tutti gli occhi del mondo sono puntati sulla nuova tragedia avvenuta nel Mediterraneo: altri 700 migranti inghiottiti dal mare.

“E’ una tragedia immane. Ma bisogna essere lucidi. E’ inutile polemizzare con un’Unione europea che continua a manifestare insensibilità. Lo facciamo da anni, ma non è cambiato nulla. Per carità: grande solidarietà per i migranti. Ma, detto questo, non è pensabile che l’Italia continui ad accogliere tutti. Ci dicono che, da qui all’estate che sta per arrivare, gli sbarchi si moltiplicheranno. Già siamo in difficoltà e non siamo nelle condizioni di affrontare, da soli, una questione che è di politica internazionale. Figuriamoci che cosa succederà se, come si dice, gli sbarchi si moltiplicheranno”.

A suo avviso perché l’Unione europea fa così poco?

“In parte c’è una certa insensibilità. In parte pensano che dietro questa storia ci sia, in Italia, una grande speculazione. In effetti, se guardiamo ai centri di accoglienza e alle cooperative che operano in questo settore non possiamo non notare cose strane. Del resto, anche le inchieste della magistratura, da Roma al Cara di Mineo, hanno messo in luce uno scenario inquietante”.

Qual è la situazione in Sicilia?

“I Comuni siciliani coinvolti dagli sbarchi sono allo stremo. Perché, alla fine, sono i Comuni che debbono reggere l’onda d’urto di questi migranti. Su tale argomento si legge di tutto. Il politologo Luttwak (nella foto a destra) parla addirittura di bombardare in Libia Luttwakle imbarcazioni che vengono utilizzate per il trasporto. In pratica, una guerra”.

E lei da vice presidente dell’Anci Sicilia che pensa?

“La guerra mi sembra una follia. Credo che in questa storia dei migranti a mancare sia la politica. In Europa e in Italia”.

E la Sicilia?

“La Sicilia è allo stremo. Già la situazione economica e sociale dell’Isola è critica. Non c’è ancora il bilancio regionale. Mentre Roma continua a penalizzarci. Si parla di retribuzioni a rischio per oltre 50 mila persone. Uno scenario da guerra civile. In più la bomba dei migranti diretti verso il nostro Paese – e in particolare verso le coste siciliane – che nessuno riesce a fermare. Io temo, per i prossimi mesi, problemi seri di ordine pubblico”.

A proposito di migranti, è stata risolta la questione del pagamento dei centri di accoglienza per i minori non accompagnati arrivati con i barconi?

“Per quest’anno è stata risolta: pagherà lo Stato. Per il 2014 la situazione resta ambigua”.

Ovvero?

“Insomma, se proprio la debbo dire tutta, in Europa, quando pensano che in Italia sia in corso una speculazione sui migranti – e magari sui minori non accompagnati – forse non hanno tutti i torti”.

In che senso?

“Nel senso che ci sono cose che non vanno proprio. Prendiamo come esempio il 2014. Il governo nazionale ha stabilito che pagherà una retta giornaliera di 45 euro per ogni minore presente nei centri di accoglienza. Ebbene, chi gestisce questi centri in Sicilia – dove di centri che accolgono questi minori se ne contano oltre 350, con una media di 12-13 minori per ogni centro di accoglienza – chiede un pagamento pari a 74 euro al giorno. Ebbene, si sono già rivolti alle autorità”.

E che vogliono?

“Vogliono che la differenza tra 74 e 45 euro venga loro pagata dalla Regione o dai Comuni. Insomma, siamo alla speculazione. Questi signori, ben sapendo che Regione siciliana e i Comuni dell’Isola attraversano una crisi finanziaria drammatica, battono cassa. Attenzione: non si tratta di cifre ininfluenti. Il costo per i ricoveri dei minori, calcolato a 74 euro al giorno, ammonta a oltre 80 milioni di euro all’anno. Questi signori vorrebbero dalla Regione e dai Comuni da 30 a 35 milioni di euro solo per il 2014. Soldi che dovrebbero essere pagati dagli ignari cittadini siciliani con un ulteriore aumento delle tasse. Se questa non è una speculazione cos’è?”.

Se non ricordiamo male c’è anche il 2013.

“Infatti ricordate bene. Sul 2013 lo Stato non ne vuole sapere di pagare”.

Perché?

“La domanda dovrebbe ‘girarla’ al Ministro degli Interni, Alfano”.

E chi dovrebbe pagare?

“Roma dice che il costo dei minori non accompagnati del 2013 lo debbono pagare per intero la Regione siciliana e i Comuni dell’Isola. Cioè sempre gli già stremati contribuenti siciliani”.

Scusi, il problema è europeo e devono pagare i siciliani?

“Così vanno le cose in Italia. Ed è per questo che noi, in Sicilia, stiamo pensando a una nuova proposta politica a partire dai territori. La politica tradizionale non è più in grado difendere gli interessi della nostra Isola. Da una parte c’è il governo Renzi che ignora i problemi del Sud in generale e quelli della Sicilia in particolare. Dall’altra parte c’è l’incapacità della stessa politica di affrontare tutte le questioni oggi sul tappeto in Sicilia. Domani, a Caltanissetta, discuteremo di questo. Dobbiamo fare qualcosa per frenare una deriva che rischia di fare sprofondare la Sicilia nel baratro. In tutto questo c’è anche la Lega di Salvini rischia di fare il pieno di voti in Sicilia”.

Le teme il boom elettorale della Lega in Sicilia?

Matteo Salvini 2“Faccio il sindaco. Ascolto gli umori della gente. Tantissime persone in Sicilia pensano di rivolgersi alla Lega. Non sono affascinati da Salvini (nella foto a sinistra). Sono convinti che è comunque un’alternativa. Ma noi l’alternativa a una politica fallimentare la vogliamo creare in Sicilia”.

E’ vero che il governo nazionale restituirà alla Sicilia una minima parte dei fondi Pac 2014?

“Sì, una parte dei fondi Pac (Piano di azione e coesione) che il governo Renzi ha strappato al Sud Italia dovrebbe essere in minima parte restituita”.

Parla dei circa 5 miliardi di euro destinati a quattro Regioni del Sud che il governo e il Parlamento nazionale hanno tolto al Mezzogiorno per pagare gli sgravi fiscali alle imprese, per lo più del Centro Nord Italia?

“Esattamente. Nei giorni scorsi abbiamo incontrato i ministri Alfano, Delrio e Lorenzin. Gli abbiamo spiegato quello che ho detto in più occasioni anche al vostro giornale: e cioè che con il taglio di questi fondi Roma stava penalizzando anche gli anziani, i minori a rischio e l’infanzia”.

E’ siete riusciti a convincerli?

“Sa, davanti ai numeri c’è poco da fare”.

Quanto dovrebbe restituire il governo nazionale al Sud?

“Circa 400 milioni di euro per le quattro Regioni ad Obiettivo Convergenza del nostro Paese: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Di questi 400 milioni di euro, circa 140 milioni di euro andranno alla nostra Isola”.

Beh, un recupero di 400 milioni di euro su 5 miliardi di euro strappati alle Regioni del Sud non è tanto…

“Sono d’accordo con voi. Ma ormai è noto che quando i governi romani hanno bisogno di soldi per far quadrare i conti, beh, li prendono dai fondi del Mezzogiorno. La Svimez da anni parla di Mezzogiorno penalizzato dallo Stato centrale. Averli convinti a farci restituire 400 milioni di euro è già una vittoria”.

A proposito di fondi, qual è la situazione finanziaria dei Comuni siciliani?

“In molti casi rimane drammatica. Ai pesanti tagli dei trasferimenti operati dallo Stato si sommano i ritardi della Regione siciliana. Siamo quasi a fine aprile e ancora la Regione deve erogare circa 250 milioni di euro a valere sul 2014. Ci dicono che verranno confermati i trasferimenti dello scorso anno. Ma noi, lo ribadisco, aspettiamo ancora buona parte dei trasferimenti del 2014”.

Ma è vero che molti Comuni non pagano i lavoratori precari da quasi un anno?

“Purtroppo in alcuni casi è così. Lo scorso anno tanti Comuni hanno pagato i precari – e in certi casi anche i dipendenti – con onerose scoperture di tesoreria. Da quest’anno le banche hanno chiuso i rubinetti. Da qui l’impossibilità di pagare i precari. E lo scenario si aggrava di giorno in giorno”.

A che punto sono le bonifiche industriali dell'Isola?

"Ci sono i fondi Pac. Ma da quello che leggo c'è il rischio, molto concreto, che queste risorse vengano utilizzate per la spesa corrente della Regione. Così, addio alle bonifiche industriali del Siracusano, di Gela e di Milazzo. E addio ai depuratori delle acque. Per non parlare dei fondi per il rilancio dell'area industriale di Termini Imerese".

Lei ha più volte posto l'accento sull'abbandono delle Province regionali della Sicilia. Ha quasi anticipato la 'bocciatura' della legge di riforma delle stesse Province da parte del Parlamento siciliano.

"Non era difficile ipotizzare come sarebbe finita. Ma il vero dramma delle Province è che si spendono ogni anno un sacco di soldi per mantenere in piedi amministrazioni pubbliche che non sono messe nelle condizioni di lavorare. Solo per gli stipendi dei dipendenti delle Province siciliane volano via, ogni anno, circa 200 milioni di euro. Spendiamo soldi, ma le strade provinciali sono abbandonate, perché le Province non vengono messe nelle condizioni di occuparsene. Quello che sta succedendo è incredibile. Abbiamo centinaia di strade provinciali abbandonate che cadono a pezzi. Le frane e gli smottamenti, ormai, non si contano più". 

E sull'Imu agricola come finirà?

"Quella sull'Imu agricola è l'ultima follia del governo Renzi. Un nuovo balzello che rischia di mettere in ginocchio, forse definitivamente, l'agricoltura siciliana. L'ho detto e lo ribadisco ancora una volta: l'Imu agricola è una follia che va sbaraccata. Subito". 

Foto tratta da giornimoderni.donnamoderna.com

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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