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February 16, 2014
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Gioie e dolori del dialetto

Filomena Fuduli SorrentinobyFilomena Fuduli Sorrentino
Time: 5 mins read

In Italia abbiamo moltissimi dialetti, e ognuno di questi si differisce molto sia dall’accento che dalla semantica. Questi dialetti sono un patrimonio culturale plasmato nei secoli da tutti i popoli della penisola e come tale va conservato e tutelato.La definizione di dialetto si basa su un concetto puramente sociale, sociolinguistico, che parte dalla buona conoscenza del dialetto regionale ed arriva alla lingua locale che include tradizioni storici e culturali. Poiché in un dialetto c’è un lungo e complesso percorso che rappresenta sia la lingua regionale o provinciale che l’identità locale, la comprensione dei dialetti può essere una sfida per molti, anche se i dialetti sono una viva e spontanea espressione linguistica socio-culturale dei parlanti. Ma la spontaneità del linguaggio è difficile da ottenere se non la si acquisisce vivendo sul luogo. 

I dialetti fanno parte della nostra cultura e sono delle lingue diverse con una semantica diversa dall’italiano che si studia e si apprende a scuola.

Negli anni '60 e '70 in quasi tutte le scuole italiane gli alunni entravano a scuola sapendo parlare solo il dialetto e ne uscivano parlando sia il dialetto che l’italiano. I maestri parlavano il dialetto tra di loro e con i genitori, i quali parlavano poco l’italiano. Anche se  il dialetto a scuola non era sempre tollerato veniva sfruttato col fine di aiutare gli studenti ad imparare meglio l’italiano. 

Sono cresciuta in Calabria dove ho frequentato le scuole dall’elementari al Magistrale e personalmente ricordo contadini campagnoli che avevano una competenza ed espressività del dialetto calabrese fenomenale, questo perché il loro linguaggio era legato ad una tradizione fatta di proverbi e storie che rappresentavano la loro cultura la quale includeva una ampia tradizione locale. Se il dialetto è parlato in famiglia e lo si impara da piccoli lo si può considerare madrelingua mentre l'italiano era la lingua che si imparava a scuola dalla maestra, e così queste diventano due  lingue diverse e distinte.

Oggi si parla molto dei dialetti e del modo corretto di parlare e scrivere in italiano. Trovo giusto che a scuola si debbano insegnare le regole corrette della lingua italiana, ma trovo anche giusto che non bisogna trascurare l’importanza dei dialetti perché sono lingue parlate e scritte. 

Il problema degli studenti che parlano il dialetto a casa e frequentano le scuole italiane in Italia non è poi così grave o un vero ostacolo per imparare l’italiano corretto come lo è invece un ostacolo per gli studenti che frequentano le scuole fuori dall’Italia, cioè per gli studenti figli di emigrati italiani che vivono all’estero.                                   

Infatti, negli USA troppi figli di italiani emigrati da tanti anni parlano solo in dialetto a casa con i loro figli i quali diventati grandi non sanno parlare l'italiano. Questa generazione non guarda la RAI o ascolta canzoni italiane perché è completamente integrata nella cultura americana.  A complicare la situazione  in classe è sentire  parlare questi studenti in un dialetto con un accento americano e notare il loro uso di parole combinate tra vocaboli dialettali e parole americane. Ascoltare questi studenti è come ascoltare  una lingua completamente diversa dal dialetto che i loro nonni parlavano in Italia, anche se questi studenti, tutti contenti e orgogliosi, dicono di saper parlare un po' l’italiano e di avere origini italiane, anzi dicono “sono italiano/italiana”. In più non hanno nessuna conoscenza geografica dell’Italia e quando un insegnante chiede a questi studenti in quale regione vivevano i loro nonni loro non sanno dire né la regione e né il nome del paese o della provincia.

Qual è il problema? Semplice, questi sono studenti cresciuti in una cultura diversa dove i loro nonni e i loro genitori impegnati a lavorare e ad integrarsi nella nuova cultura hanno trascurato di informare i loro figli sulle loro origini e così con il passare degli anni questi ragazzi hanno acquisito parole del dialetto parlato a casa ma hanno anche inventato o creato vocaboli nuovi misti tra il dialetto e l’inglese, parole diverse e con una diversa pronuncia del dialetto originale. Inoltre è anche possibile che da bambini abbiano ricevuto insufficienti stimoli per parlare un italiano corretto o anche un dialetto corretto, e  per un bambino che a casa sente parlare solo il dialetto e l’inglese fuori casa le normali ore di lezione a scuola non possono essere sufficienti per l’apprendimento di un italiano corretto. Anche perché i genitori abituati a parlare in dialetto e tentano anche di parlare italiano con i loro figli commettono spesso una serie di errori spacciando per italiano ciò che non lo è e questi errori grammaticali sono difficili poi da sradicare in classe.  

Quindi, i genitori che parlano il dialetto negli USA tendono  a generare confusione nella mente dei loro ragazzi, che non distinguono più le strutture dialettali da quelle italiane in classe. Alcuni di questi studenti (io parlo di nipoti di italiani emigrati negli USA molti anni fa, prima e dopo la seconda guerra mondiale)  nelle classi d’italiano non imparano bene la lingua italiana perché entrano in classe convinti che sanno parlare un po' l’italiano ma quando incominciano ad ascoltare l’insegnante e a leggere la lingua italiana si bloccano mentalmente perché per loro l’italiano in classe è una lingua con vocaboli e con la pronuncia completamente diversa da quella che si aspettavano d’imparare.

Dobbiamo essere fieri dei nostri dialetti italiani che arricchiscono la nostra lingua italiana, ma in una società dove si cambia per integrarsi in una nuova cultura locale e si aggiungono altri nuovi valori sociali si impone anche una nuova identità imparando una nuova lingua. Nel caso di migrazione, i migranti adottano la lingua locale inventando nuove parole nate dall'adattamento e apportandovi cambiamenti graduali  e questo è uno dei principali motivi di variazione nelle lingue, il cambiamento linguistico o mutamento linguistico. Essere connessi ai dialetti e alle tradizioni regionali ci aiuta a renderci conto che il dialetto in sé non è ne un fastidioso ricordo di quando si era poveri o di quando l’Italiano era la lingua delle persone istruite e quindi non deve essere visto come un ostacolo per imparare l'italiano ma che è un patrimonio tramandato di notevole ricchezza linguistica da non disprezzare.

Insegnare ai propri figli qualche parola in dialetto va benissimo ed è anche importante per conservare sia la lingua che la cultura italiana con le origini della famiglia. Molte parole di vari dialetti italiani si stanno già perdendo ed è un peccato, ma senza farne un dibattito o una crociata contro il dialetto devo affermare che è anche importante spiegare ai figli la differenza che c'è tra l'italiano e il dialetto ricordando loro che il dialetto va preservato perché  è un patrimonio culturale da difendere, ma nelle classi d’italiano L2 si insegna e si impara l’ italiano che conduce gli studenti all'uso corretto della lingua.

FilomenaFilomena Fuduli Sorrentino, insegna alla South Middle School, ECSD, Newburgh, NY.  Nata e cresciuta in Italia, calabrese, vive  a New York dal 1983. Diplomata alla scuola Magistrale in Italia, dopo aver studiato alla SUNY, si è laureata alla NYU- Steinhardt School of Culture, Education, and Human Development, con un BS e MA in Teaching Foreign Languages & Cultures.  Dal 2003 insegna lingua e cultura italiana nelle scuole pubbliche a tempo pieno e nelle università come Adjunct Professor. È abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento nelle scuole pubbliche delle lingue italiana 1-6 & 7-12, ESL K-12 e spagnola 1-6 & 7-12.

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Filomena Fuduli Sorrentino

Filomena Fuduli Sorrentino

Calabrese e appassionata per l’insegnamento delle lingue, dal 1983 vivo nel Long Island, NY. Laureata alla SUNY con un AAS e in lingue alla NYU con un BS e un MA, sono abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento K-12 in italiano, ESL e spagnolo. Insegno dal 2003 lingua e cultura italiane nelle università come adjunct professor e come docente di ruolo in una scuola media del Newburgh ECSD. Nel mio tempo libero amo scrivere, leggere, cucinare, ascoltare musica, viaggiare, visitare i centri storici (soprattuto italiani) e creare cose nuove. Tra le mie passioni ci sono la moda, il mare e la natura.

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