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January 28, 2014
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Lavoro nero a New York? La vedo nera

Beatrice BondibyBeatrice Bondi
Time: 3 mins read

Tra i tanti miti che ruotano attorno a New York, uno dei più pericolosi in assoluto è forse quello del “quanto è facile lavorare a nero”.

Argomento molto spinoso, ma oggi più che mai attualissimo, perché con la crisi da carestia in cui sta affogando l’Italia, ma anche l’Europa, sempre più persone cercano di emigrare ove ci sono maggiori possibilità di costruirsi un futuro decente. In questa fuga di massa, New York e gli Stati Uniti in genere, sono una tra le mete più ambite, ma anche estremamente difficili. Qui un’economia, per quanto imperfetta, ce l’hanno. La meritocrazia esiste, ed è indubbio che ci sono infinite maggiori possibilità rispetto alla nostra logorata patria.

Detto questo, se non si ha già un lavoro, o se non si hanno in mano documenti che ti consentono di essere liberamente assunto da aziende americane, incassare i soldi necessari a sopravvivere può essere estremamente complicato.

Ricordatevi che qui gli immigrati siamo noi, e non credete a chi vi dice: “Basta andare a fare il cameriere e ti prendi 200 dollari in nero a sera”. Chi vi ha detto questo, anche se magari in assoluta buona fede, ha una visione a dir poco anacronistica della situazione nella City, o magari si è scordato di raccontarvi anche un altro paio di cosette.

Innanzitutto, se non avete il permesso per lavorare, negli States è estremamente difficile anche farsi assumere nei ristoranti a fare lo sguattero, figurati il cameriere. Esistono posti che prendono gente in nero? Certo. Esistono persone che fanno su bei soldi pur vivendo in America come fantasmi clandestini o con altri tipi di visto? Assolutamente sì. Ma non è per niente facile, e tantomeno immediato, trovare questi lavori, che sono presi d’assalto sia da tutti coloro che non hanno particolari qualifiche, sia da tutti quelli che hanno situazioni per così dire irregolari.

Ne consegue che la competizione è altissima anche per fare quei lavori che richiedono generalmente meno qualifiche, che sia il cameriere o il barista o la hostess o lo sguattero, senza considerare che ci si trova a competere anche con messicani clandestini disposti a lavorare per molto meno di quello che di solito pretendono gli italiani.

Essendo questa la situazione, in molti si fanno i documenti falsi. Spesso sono gli stessi ristoratori a suggerirti, neanche troppo velatamente, l’opzione. Ora, se uno è un clandestino senza nulla da perdere, poco cambia. Ma se avete un visto che vi consente di stare negli Stati Uniti regolarmente, sappiate che rischiate grosso. Senza contare che non è semplice neanche trovare il modo di incassare assegni, perchè se vi recate in una banca, non è insolito che vi prendano addirittura le impronte digitali se non avete un conto corrente. È vero, i controlli non sono immediati, ma se vi beccano, tanti auguri.

Se poi pensate che sia più semplice trovare lavoro come dog sitter, baby sitter, eccetera, sappiate che senza conoscervi e senza referenze, vi chiedono il master anche in “raccolta delle feci canine”, o in “sopportazione degli isterismi di infanti viziati”, per non parlare poi della competizione ai coltelli con tate e donne delle pulizie, alle quali spesso è richiesto di accudire bambini e casa con una disponibilità di 24 ore su 24.

Insomma, mi dicono che anni fa la situazione era ben diversa, c’erano meno controlli e tutto filava liscio sull’onda del cash o quasi. Oggi non è più così. L’immigrazione è sempre più restrittiva e i controlli sempre più severi, specie per quanto riguarda il lavoro.

Non sto dicendo che certe situazioni siano sparite, ma non è immediato aggiudicarsele. Detto questo, tutto dipende dalle opportunità che ognuno riesce a trovare, e da quello che si è disposti a sopportare e a rischiare.

 

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Beatrice Bondi

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