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November 30, 2013
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“I panni sporchi della Sinistra – I segreti di Napolitano e gli affari del PD”

Simona ZecchibySimona Zecchi
L'allora premier Silvio Berlusconi con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

L'allora premier Silvio Berlusconi con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Time: 16 mins read

(English translation below)

"Lo ammetto potevamo, dovevamo fare di più e meglio. Abbiamo sottovalutato la vischiosità di un certo costume collusivo, dominante nel nostro paese, anche nell’ambiente intellettuale. Il fatto è che una cultura civile, etica e politica non si improvvisa a colpi di articoli, di seminari e di libri raffinati. Deve essere una motivazione diffusa, un valore condiviso". copertina

La spiegazione di Salvatore Veca, si ritrova nel libro I panni sporchi della Sinistra – I segreti di Napolitano e gli affari sporchi del PD di Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara  (Chiarelettere, 2013 pp 382) ed è forse la sintesi più alta per meglio definire il fenomeno di una trasformazione.  Poi, leggendo, si scende più in “basso” per una lettura che aiuta soprattutto gli elettori di questo partito, i quali ad ogni sconfitta o azione incomprensibile si domandano: perché? 

 

Intanto Silvio Berlusconi, la sera del 27 novembre scorso, per contrappasso della legge Severino,  sebbene con grande lenta agonia, è stato espulso dal Parlamento. “Ousted” –  “Voted out” –  “Expelled” i giornali esteri di matrice anglosassone   hanno declinato, nei vari sinonimi di cui è piena la lingua, la decisione del parlamento italiano. Lo spartiacque quindi non fu il 2011 quando si insediarono i “tecnici”, ma il 27 novembre 2013.  

Leggere I panni sporchi della Sinistra – I segreti di Napolitano e gli affari del PD di Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara è come alzare il velo semioscuro che copre tuttora quella parte di schema che non si è mai del tutto riusciti a svelare. L’intervista con uno degli autori, Stefano Santachiara, giornalista d’inchiesta e collaboratore de “Il Fatto Quotidiano”,  vuole chiarire lo scopo del libro e soprattutto apre squarci su una storia che tanto nota non è: le inchieste di cui si parla poco e male, le collusioni e il peccato endemico che ha portato alla trasformazione antropologica di un partito che doveva essere altro. 

Nel libro “I Panni sporchi..” vi è una disamina  completa  di tante vicende che riguardano l’attuale PD, sin da quando lo si riconosceva simbolicamente in Berlinguer, attraverso le vite e le imprese di alcuni personaggi chiave del partito.  Qual è stata la necessità di fondo, urgente, per ricostruire il quadro del centro sinistra? Si è sentita l’effettiva mancanza da parte della stampa di quella parte del  racconto sul centro-sinistra anche nelle varie vicende ambigue e di corruzione in cui è coinvolto?  

Ritengo vi fosse la necessità di comporre un quadro organico, utile a comprendere le ragioni dell'involuzione progettuale e culturale della sinistra italiana. La pubblicistica, nonostante le costanti polemiche dentro e fuori dal Pd inducano il lettore a credere il contrario, ha trattato in modo superficiale e talvolta omissivo le vicende che incidono nei centri nevralgici del Sistema. Non già il caso celebre di turno, ma quella serie d’inchieste giudiziarie e giornalistiche che riguardano le relazioni opache, i conflitti d'interesse, gli strumenti sofisticati che anche i democratici utilizzano per concludere affari e accrescere potere.

Alla luce della nuova maggioranza di governo dopo lo scollamento di Forza Italia e la recentissima decadenza dal parlamento di Silvio Berlusconi, la figura di Giorgio Napolitano da voi descritta nelle sue varie sfaccettature (da migliorista ad atlantista fino alle sue evidenti sintonie con l’ex onorevole Berlusconi) può essere rivista in un altro modo?

Il rapporto tra Napolitano e Berlusconi ha visto alternarsi fasi di esplicita sintonia e di allontanamento tattico. Teniamo conto che il leader della rediviva Forza Italia non è finito: da un lato una legge (la ex Cirielli, ndr) lo mette al riparo da eventuali rischi di detenzione carceraria, dall'altro cercherà di tornare premier senza passare dalle elezioni che condurrà in chiave ancor più vittimistica. Inoltre, l'ipotesi di un atto di clemenza da parte del capo dello Stato, ammesso che non vi siano le condizioni di concedere la grazia come egli ha dichiarato, non è da escludere. In ogni caso, quando la situazione evolverà in senso negativo per Berlusconi, che come ogni fenomeno umano è destinato a esaurirsi, Napolitano sarà il barometro. “Re Giorgio” è garante supremo del potere atlantico, benvoluto dal Vaticano e legato a doppio filo alla sinistra della Seconda Repubblica. Non va, infatti, dimenticato che il berlusconismo, la gestione padronale e dozzinale delle istituzioni entrata nelle viscere del Paese con le sue macerie morali, ha implementato un sistema ben più ampio. Per restare solo al tema giustizia, nei 7 anni di governo, la sinistra come abbiamo analizzato nel libro, non ha cestinato alcuna “legge vergogna” ma ha finito per aggiungerne di proprie. I governi “tecnici” si sono intestati gli interventi di macelleria sociale, dettando i tempi della dottrina dell'austerity e delle privatizzazioni dei settori strategici dello Stato. La sinistra moderna ha cercato di accomodarsi nel salotto buono e allacciato rapporti con spregiudicati finanzieri. Napolitano ha osservato queste stagioni con il dovuto distacco, ma ha sempre giocato e continuerà a giocare un ruolo di primo piano nella sfera geopolitica.

Nella precisa e direi nuova biografia del Presidente della Repubblica sono riportati alcuni fatti che ai più sono sfuggiti nel corso della storia e degli eventi, come quello sulla fuga dell’ex venerabile P2 Licio Gelli, proprio quando Napolitano nel ’98 fu nominato Ministro dell’Interno. Altro fatto risalente a quegli anni, poi, è proprio l’audizione del collaboratore di giustizia  Carmine Schiavone presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti (1997), resa nota dopo la rimozione del Segreto di Stato. Per quasi 20 anni quelle informazioni fondamentali sono rimaste chiuse in un cassetto. Sempre tutto all’insegna dell’equilibrio?

E' l'emblema di un Paese che si accontenta di pezzi di verità, spesso verità di comodo. S’insabbia a più livelli perché evidentemente il coacervo di poteri che regge i destini del Paese, non permette che si creino le condizioni per far luce sulle stagioni oscure: a partire da quella strategia della tensione descritta mirabilmente da Pier Paolo Pasolini. Inoltre i media italiani, guidati da editori impuri con interessi diversi ma collegati fra loro, hanno ridotto ai minimi termini il giornalismo d'inchiesta. Per rendere l'idea dell'attuale strategia della “dispersione” e della “rimozione”, basti pensare che si venerano i Kennedy mentre sulla figura del “nostro Jfk”, Aldo Moro, è calato da tempo l'oblio.

Tu paragoni Aldo Moro a JFK in termini di potenzialità di cambiamento, che il primo, attraverso la strategia dell'attenzione culminata poi con il compromesso storico, avrebbe tentato di applicare. Tuttavia Moro quella "strategia" la mise in piedi solo perché da stratega politico qual era si rese conto che non era più possibile lasciare fuori un partito che nel Paese stava contando sempre di più. La strategia in realtà era volta solo a una normalizzazione, un contenimento che il PCI ha accettato in gran parte, e con le dovute iniziali differenze,  per stare nelle stanze del potere. A mio parere Moro anche qui in Italia non viene visto sotto una luce obiettiva. Cosa ne pensi?

Condivido questa chiave di lettura su Moro, considerando il ruolo di baluardo che assunse la Dc nello scacchiere internazionale e la connaturata propensione alla politica dei due forni. Credo che la figura di Moro sia stata elevata a icona, ma appunto rimossa in molti aspetti cruciali.

Un’altra figura chiave della fusione "a freddo", per citare Achille Occhetto da voi intervistato nel libro, fra sinistra ed ex democristiani è Luciano Violante, che attraversa la vita politica, dopo una mirabile carriera da magistrato, anche lui in un perfetto equilibrio. Il culmine di quest’equilibrio sembra essere proprio la vicenda sulla trattativa Stato-mafia (che vede coinvolto in termini di testimone anche Napolitano) che lo vede protagonista con tardive deposizioni sul suo ruolo negli anni in questione (92-93). Violante, come raccontate, si era precedentemente speso sempre con molto equilibrio e cautela sull’eventuale possibilità di non opportunità della decadenza di Berlusconi. Questa volta cosa è successo? Quale nuovo equilibrio secondo te si sta formando se si sta formando?

Credo siano tutti ancora in attesa. I movimenti di Violante tuttavia sono da osservare con particolare attenzione perché parliamo di un protagonista camaleontico delle fasi più delicate della storia italiana contemporanea. Dopo aver indagato sul golpe militare di Edgardo Sogno, Violante ebbe come primo incarico quello di consulente del Ministero della Giustizia del governo Andreotti di solidarietà nazionale. Da presidente della Commissione parlamentare antimafia è stato dipinto come il principale accusatore del “Divo Giulio” in convergenza parallela con l'inchiesta dell’allora procuratore di Palermo Giancarlo Caselli. In quella fase, come hai ricordato, Violante ha tenuto un atteggiamento ambiguo per la mancata audizione di Vito Ciancimino in Commissione e le conversazioni col generale Mario Mori, riferite solo 16 anni dopo. Sono convinto che la confessione del 2002 di un accordo sottobanco con Berlusconi, per l’intangibilità delle tv Mediaset, possa rappresentare una sorta di sdoganamento del consociativismo, un messaggio da decodificare, tipico di gruppi politici che condividono segreti.

Nel capitolo “Mafia nella roccaforte rossa” sul caso Serramazzoni (Comune emiliano coinvolto in un’inchiesta giudiziaria apertasi nel 2011 che vede mafia e politica a braccetto), si afferma che è stato il “primo” caso accertato fra mafia e politica, nella fattispecie PD: cosa s’intende per primo caso accertato?

Per la precisione si tratta del primo caso al Nord che riguardi il Pd di governo. A prescindere da come si concluderà il processo per corruzione e turbativa d'asta, in relazione ad alcuni lavori affidati in project financing sul dorsale appenninico, sono già provati (e ammessi) i legami fra il sindaco democratico di Serramazzoni Luigi Ralenti e l'ex soggiornante obbligato Rocco Baglio, di Gioia Tauro. Secondo l'accusa il boss con una mano otteneva gli appalti e con l'altra commetteva incendi dolosi inviando a un costruttore una testa di animale mozzata, metodo inequivocabile che ritroviamo nella simbologia mafiosa. Anche se i fenomeni di collusione restano maggioritari nel centrodestra, a partire dal fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, la florida impresa internazionale delle “Mafie spa” pervade anche la sinistra, e non più soltanto al sud.

Interessante è il quadro sulle donne del PD che nonostante proclami  e poche nomine recenti  un po’ rappresentative (e ovviamente  a parte le grandi figure del passato come Nilde Iotti e Tina Anselmi) non sembrano trovare posto rilevante e di potere. Perché secondo te questo? A parte il resoconto da voi fatto nel capitolo relativo: “Le donne del PD”?   

Le ragioni sono legate all'arretratezza culturale della società patriarcale, influenzata dal Vaticano. La sinistra, sia pure con i suoi dogmi maschilisti non scritti, aveva permesso alle donne di conquistare ruoli e diritti fondamentali nei grandi fermenti del Novecento. Il fatto che la spinta propulsiva si sia arenata, ed oggi il Pd si comporti analogamente agli altri partiti italiani, potrebbe essere legato all'entrata nella stanza dei bottoni e alla concezione del potere che procede per cooptazione, secondo criteri non meritocratici. Eppure esistono esempi di donne che eccellono per rigore e coraggio nell'analisi e nelle proposte, ottime amministratrici che sfidano le mafie come raccontiamo anche nel libro. 

Stefano Santachiara giornalista d’inchiesta, dal 2009 collabora con Il Fatto Quotidiano; Ferruccio Pinotti lavora al Corriere della Sera ed è autore di numerose inchieste sui poteri forti

 

 

English version by Marina Melchionda (translation collaborator: Giacomo Bracci, a scholar economist)

An interview with Stefano Santachiara, co-author with Ferruccio Pinotti, of the journalistic inquiry book on the transformation of the major Italian political party.

“I admit it: we could and should have done more and better. We underestimated the

viscosity of the collusive customs that are dominant in our country, even in the

intellectual environment. The point is that a civil, ethical and political culture can’t be

established with articles, seminars and refined books. It must come from a common reason, a shared value”. 

Salvatore Veca’s explanations can be found in the book “I panni sporchi della Sinistra – I segreti di Napolitano e gli affari sporchi del PD” (in English: “The dirty clothes of the left wing party – Napolitano’s secrets and the dirty affairs of the Democratic Party”) by Ferruccio Pinotti and Stefano Santachiara  (Chiarelettere, 2013 pp 382), a book that maybe encompasses the most valuable synthesis of this transformation phenomenon. As the book goes on, it offers a low-key interpretation of the situation, especially targeting the electors of this political party whom, at every defeat or after every incomprehensible action, ask themselves: why? 

Meanwhile Silvio Berlusconi, in the evening of November 27, was expelled from the Parliament after a long, lengthy agony, as a result of the application of the Severino law. 

“Ousted” – “Voted out” – “Expelled”: International newspapers, especially the anglosaxon ones have reported the decision taken by the Italian Parliament using the most variegated terminology. The rupture, then, was not year 2011, when the “technicians” took office, but November 27, 2013. 

Reading “I panni sporchi della Sinistra – I segreti di Napolitano e gli affari sporchi del PD” by Ferruccio Pinotti and Stefano Santachiara is like raising the semi-dark veil which still today covers those schemes and games that we never managed to unveil. The interview with one of the authors, Stefano Santachiara, an inquiry journalist and collaborator for the newspaper “Il Fatto Quotidiano”, aims at clarifying the scope of the book and most of all sheds a light on a story that is still mostly unknown: the inquiries of which very little is said, the collusions, and the endemic sin that brought to the anthropological transformation of a party that was founded to be something different.  

In your book there is a full analysis of several happenings that concern the  Democratic Party, starting from the time when it was symbolically represented by Berlinguer’s person, and then going through the lives and deeds of some of the key exponents. Why did you feel the necessity, the urgency, to reconstruct the framework of the center-left wing? Did you feel that the press was lacking in reporting the ambiguous, corruption affairs in which the party is involved? 

I believe there was the necessity to reconstruct an organic picture of the party,  that would be useful to understand the reasons of the involution of the Italian left wing, both in terms of political program and culture. The publishing industry, despite the frequent polemics inside and outside the PD, induces the reader in believing the contrary, and has treated in a superficial and sometimes neglectful way the various events that affect the nerve centers of the System. I am not just talking about the well-known cases, but also about the several judiciary and journalistic inquiries on opaque relationships, conflicts of interests, and the sophisticated means that also the democrats use to finalize businesses and grow their power. 

In light of the new government majority, after the desertion of Forza Italia and the very recent expulsion of Silvio Berlusconi from the Parliament, can the figure of Giorgio Napolitano be interpreted differently from the way you described it in its various aspects (from “migliorista” [ belonging to a reformist subgroup of the former Communist Party] to “atlantista” [tied to Atlantic powers], and finally evidently in sync with Silvio Berlusconi)?

The relationship between Napolitano and Berlusconi has seen phases of explicit syntony alternated with tactic estrangements. We must take into account that the leader of the re-estabilished Forza Italia is not defeated: on one side a law (the former Cirielli law) protects him from all risks of being imprisoned; on the other side he will try to become Prime Minister again without going through the elections, which he will carry on anyway in an even more self-pitying fashion. Also, the hypothesis of an act of grace from the President of the Republic cannot be excluded, unless there really aren’t the prerequisites to grant grace, as the latter has stated. In every case, when the situation will evolve in a negative way for Berlusconi who, as every human phenomenon is destined to disappear, Napolitano will act as a barometer. “King George” is the supreme warrantor of the Atlantic power; he is well-liked by the Vatican and is double-linked to the Italian left wing of the Second Republic. Indeed, it must not be forgotten that the “Berlusconism”, the proprietorial and shoddy management of the institutions that has penetrated the country with its moral ruins, has created a far larger system. Just to stay on the topic of justice, in its 7 years of government, the left wing – as we have explained in our book – has not trashed any of the “laws of shame” but has ended up creating their owns. The governments of the “technicians” have put in place measures of “social butchery” by applying the austerity doctrine and by privatizing strategic sectors of the State. The modern left wing has tried to enter the parlor and has developed relationships with unscrupulous financial experts. Napolitano has observed these phases on a due distance, but has always played and will continue playing a primary role in the geopolitical arena. 

In the detailed and would say new biography of the President of the Republic there are several historic happenings that have been eluded by the most, such as the one of the escape of the former representative of the P2 Licio Gelli, just when Napolitano Minister of Internal Affairs in 1998. Another event of those years (1997) is the audition of the justice collaborator Carmine Schiavone before the Parliament Commission of Inquiry on waste recycling, an inquiry that was advertised only after the removal of the State Secret. These essential information have been kept secret for almost 20 years. Is this still due to the need to guarantee an equilibrium in the country?   

This is the emblem of a country that is content with pieces of truth, often convenient truth. It is evident that truth is hidden at many levels because the mass of powers that manage the destines of this country does not allow that the conditions to bring light to these obscure seasons are created, by applying also the strategy of tension commendably described by Pier Paolo Pasolini. Furthermore Italian media, addressed by impure publishers with different interests but connected to each other, have reduced inquiry journalism to the bones. Just to give an idea of the current “dispersion” and “repression” strategy, it is enough to notice that while the Kennedy family is still venerated, our own  “JFK”,  Aldo Moro, has been forgotten already from a long time.  

You compare Aldo Moro to JFK in terms of changing potentiality, for the major change that the first tried to apply with the attention strategy that then culminated in the historical compromise. However, Moro put together that “strategy” just because – being him a great political strategist – he understood that it was not possible anymore to isolate a party that was gaining ever more popularity in the country. In reality, the strategy only aimed at a  normalization, a control that the Italian Communist Party (PCI), after the initial due caution, accepted with significant consensus just to stay in the parlor of power. In my opinion, even here in Italy, Moro is not looked at under an objective light. What do you think about it? 

I share your interpretation, also considering the role of bastion that the DC (Democrazia Cristiana –  in English, Christian Democracy, Moro’s party) undertook in the International scenario and the natural pretension towards the Cold War politics. I believe that the person of Moro has become an icon, which has been however removed in many crucial aspects. 

Another key figure of the “cold fusion” between left wing and former DC representatives, to quote Achille Occhetto whom you interviewed in your book, is Luciano Violante who has lived his political life after an admirable career as a magistrate with perfect balance. The apex of this balance seems to be the so called “negotiation” between State and Mafia (for which  Napolitano was asked to give his testimony  as a witness along the trial hearings), that sees him as a protagonist with late depositions on his role in those years (92-93). Violante, as you report in the book, had adopted a very cautious position on Berlusconi’s decadence from Parliament. What happened this time? Is this new balance being formed and how?

I believe that everybody is still waiting. Violante’s movements must be observed with great attention because we are talking of a chameleonic person that has lived the most delicate phases of the Italian contemporary history. After having investigated on the military coup by Edoardo Sogno, Violante was entitled as consultant of the Ministry of Justice in the Andreotti government of national solidarity. In the role of President of the Anti-Mafia Parliament Commission he has been depicted as the fist accuser of the “Divo Giulio” (Divine Giulio) at the time of the inquiry carried out by the Prosecutor of Palermo Giancarlo Caselli. In that phase, as you reminded me, Violante had a very ambiguous behavior when the audition of Vito Ciancimino before the Commission did not take place, and was also ambiguous about the conversations with the general officer Mario Mori, that Violante made public 16 years later only. I am pretty sure that the 2002 confession about an under-the-table agreement with Berlusconi for the intangibility of Mediaset can represent some sort of message to decode, typical of political groups who share secrets.

In the chapter Mafia nella roccaforte rossa [“Mafia in the red headquarters” in English] on the Serramazzoni case ( a town in Emilia Romagna involved in the judiciary inquiry opened in 2011 on a possible collusion between Mafia and politics), you state that this is the “first” verified case about relationships between Mafia and politics in which the PD is formally involved: what do you mean by first verified case?

Actually it’s the first case in Northern Italy about an administration led by the PD. Regardless of the outcome of the trial (the charges are: corruption and collusive tendering of some works in the Apennine region), the relationships between the PD major of Serramazzoni Luigi Ralenti and the former detainee Rocco Baglio from Gioia Tauro have already been verified. According to the prosecution, the Mafia boss won the contracts with one hand and with the other set arsons, and sent to other contractors animal heads, an unmistakable Mafia symbol. Even if collusion events are more numerous in the centre-right wing – starting from the founder of Forza Italia Marcello dell’Utri who was convicted for involvement in criminal association, the growing international enterprise of the “Mafia Ltd.” involves the left wing as well, and not only in the South.

Your description of the role of the PD women is particularly interesting and shows that despite various claims and a few recent representative designations (and of course apart from some great women of the past like Nilde Iotti and Tina Anselmi) they don’t seem to find a relevant role and power in the party. Left aside what you report in the book chapter “Women in PD”, can you explain us why this is so?

The reasons must be found in the cultural retardation of the patriarchal society influenced by the Vatican. The left wing, even if with its chauvinist unwritten dogma, has allowed women to conquer fundamental roles and rights throughout the ‘900. The fact that the driving force is now aground, and today the PD acts just as the other Italian political parties, could be connected to the entrance in the rooms of power and the conception of power which implies co-optation, in alignment with criteria which are not meritocratic.

Nevertheless, there are examples of women who stand out for the courage and rigor they apply in their analysis and proposals; great administrators who challenge the Mafia, as we tell in our book.

 

Stefano Santachiara, investigative journalist, is a collaborator of “Il Fatto Quotidiano” since 2009.

Ferruccio Pinotti writes for “Corriere della Sera” and has authored many inquiry books on strong powers.

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Simona Zecchi

Simona Zecchi

Simona Zecchi giornalista d'inchiesta e autrice per Ponte alle Grazie e La nave di Teseo. Scrive su Il Fatto Quotidiano e ha collaborato con la emittente televisiva europea Euronews. Ha pubblicato i libri inchiesta Pasolini, Massacro di un poeta (2015-2018) e la Criminalità servente nel Caso Moro (2018). Recente il suo saggio uscito per Marsilio sul Pasolini giornalista (2020). E' in uscita il suo terzo libro per Ponte alle Grazie.

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