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July 8, 2012
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Lavoro, diritto umano

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

E ora che avremmo scoperto la “particella di Dio” che spiega l’inizio di tutto? Che ce ne facciamo?  Peter Higgs, lo scienziato scozzese che lo aveva previsto e gli altriscienziati di Ginevra che hanno confermato che aveva ragione, possono forse con la scoperta “dell’inizio del mondo” scongiurare “la fine di questo mondo”?

Non vogliamo disturbare i salti di gioia dei bravi scopritori del bosone di Higgs, ma bisogna abituarsi all’idea che il mondo sta finendo. Calma, non dico che finisca tutto, ma quel mondo che abbiamo conosciuto finora e in cui ci siamo cosí tanto abituati a vivere, sta sparendo.
Sará la fine della nostra vita cosí come ci siamo abituati a viverla. Si sta esaurendo quel mondo in cui un americano,  un italiano, un europeo, un giapponese, un coreano, un australiano, ha vissuto dopo il 1945. Quel mondo nato dopo la Seconda Guerra Mondiale e rafforzato dopo la Guerra Fredda. Sta sparendo quel sistema di ordine delle faccende umane che, come scrisse provocando il politologo americano Francis Fukujama, vincendo aveva fatto finire pure la storia.
La sveglia sembrava avercela data l’11 settembre del 2001 ma, nella sua immane tragedia, quell’attacco ha forse “ritardato” la nostra presa di coscienza che quel nostro mondo che avrebbe dovuto far finire la storia, stesse a sua volta per terminare. La vera sveglia suona nel 2008, quando ci siamo resi conto che il sistema economico che organizzava la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre vacanze, le nostre cure, si era inceppato. Giá, quella economia non funzionava piú perché il suo vero motore, il credito, era stato fatto fondere da banchieri sempre piú fuori le regole.
Il sintomo principale che il nostro mondo sta morendo? Il lavoro sparito, quello soprattutto per i giovani, non si trova piú. E  per coloro cosí fortunati che un lavoro lo hanno ancora, non basta piú per campare.
Gli 80 mila “new jobs” che a giugno quel motore ormai fuso é riuscito ad aggiungere negli Stati Uniti,  sarebbero troppo pochi e per  Barack Obama si mette male, ora rischia il suo “job”. Ma come? Il presidente che ti entra alla Casa Bianca quando l’America perdeva centinaia di migliaia di posti di lavoro, dovrebbe sloggiare perché 80 mila posti in piú sono troppo pochi? Per votare chi, Mitt “terminator” Romney che per rendere le aziende piú profit eliminava posti di lavoro o li trasferiva all’estero? E’ come se ad un carrozzone sostituissimo il cavallo un po’ lento con uno sí veloce, ma che si ostina a correre nel senso contrario alla nostra destinazione…
Alle Nazioni Unite, questa settimana sono stati distribuiti dei dati che confermano quanto i giovani nel mondo non trovino piú lavoro. Non lo trovano coloro che hanno studiato grazie ai sacrifici delle loro famiglie, cosí come quelli che ne cercano uno qualunque per far sopravvivere i loro cari. Per l’Onu ci sono 75 milioni di giovani che cercano lavoro invano, e piú di 200 milioni di giovani che hanno un lavoro ma guadagnano meno di 2 dollari al giorno!
Intanto in Italia uscivano le cifre sulla disoccupazione giovanile con percentuali mai viste prima: 36,2%. Per caritá, anche gli italiani erano un po’ abituati male, con quel “posto” dove uno si ferma e si “sistema” per sempre. Se potessi avere “mille lire al mese” cantavano i nostri nonni. Ma se mantenere un posto per tutta la vita é sognare un mondo che non c’é piú, un lavoro dignitoso che ci consenta di vivere e che possa essere sostituito quando si dovesse perdere, dovrebbe essere ancora un diritto.
Per la Costituzione italiana la nostra Repubblica é fondata sul lavoro. Stravaganze di legislatori? La nostra Costituzione é del ’48, che guarda caso é una data che coincide con la Dichiarazione universale dei diritti umani, quella sottoscritta alla fondazione dell’ONU che all’articolo 23, recita:
 
Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
      Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
      Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
      Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
 
Ma si puó continuare ad enunciare un diritto in una Costituzione per poi costantemente negarlo?
Il mondo che conosciamo finito in mano ai “banksters”, cosí chiamati non dall’agenzia di stampa cubana ma dall’Economist di Londra, non riesce piú a creare jobs e infatti sta scomparendo.
Chi non lavora, non fa l’amore cantava Celentano. Cioé non c’é piú un futuro per questo mondo. Ma lavorare non puó tornare ad essere una condanna inflitta da Dio, dopo la cacciata dai giardini dell’Eden.
Bravissimi gli scienziati che hanno scoperto la “particella” dell’inizio del nostro cammino fin qui, ma ora c’é bisogno di altrettanto capaci scienziati della politica per ricreare un mondo dove il lavoro non sia un castigo ma un diritto da salvaguardare.
 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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