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March 19, 2012
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March 19, 2012
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POLITICA ESTERA/ ’Disarmati’ in Afghanistan

Francesca TarantinobyFrancesca Tarantino
Time: 4 mins read

Una settimana dopo il massacro di 16 civili a Kandahar in Afghanistan, di cui è accusato per il momento il sergente statunitense Robert Bales, ai soldati dell’esercito USA viene vietato di portare armi al discorso ufficiale del Segretario della difesa Leon Panetta alla base di Helmand in Afghanistan. L’ordine è stato dato in modo più brutale del solito. Le circa 200 truppe presenti al campo di Leatherneck, sarebbero adesso sotto osservazione “qualcosa deve ancora venire alla luce” è stato detto loro mentre gli veniva intimato di deporre le armi. “Qualcuno è infastidito, questo è tutto quello che ho da dire. Qualcuno è infastidito e noi ci adattiamo” ha dichiarato il maggiore Mark Gurganus incaricato di eliminare tutte le armi dalla compagine.

Il maggiore Gurganus ha poi successivamente affermato di aver dato l’ordine perché anche le truppe afghane che hanno preso parte al discorso, erano disarmate e voleva quindi che la regola fosse uguale per tutti. “Avete di fronte una delle persone più importanti del mondo in questa stanza” ha dichiarato al New York Times, ponendo ancora una volta l’accento sul fatto che la decisione non è correlata al massacro di domenica scorsa e che “non costituisce nulla di rilevante” ha poi concluso.

Nel frattempo però, le truppe USA hanno dovuto lasciare le armi per la prima volta in occasione del discorso di Panetta. Era abitudine di tutti soldati statunitensi infatti, rimanere spesso armati anche durante le conferenze e i discorsi ufficiali, ma non in quest’occasione. Che stia cambiando qualcosa allora nelle compagini USA, dopo il massacro?

Il segretario alla difesa Panetta è stato chiaro nel dire che l’uccisione dei civili e la risultante furia dei locali non andrà ad influenzare i piani che gli USA hanno in Afghanistan, almeno fino alla fine del 2014. “Saremo messi alla prova dai nostri nemici, da noi stessi e dall’inferno della guerra” ha affermato Panetta durante il suo discorso alle truppe.

Il sergente Robert Bales intanto, accusato di essere responsabile dell’uccisione delle 16 vittime è adesso in custodia, con l’accusa di aver abbandonato la base di Kandahar e di aver sparato ai civili all’interno delle loro abitazioni. 

Il Presidente Obama intanto, dopo aver portato le sue condoglianze alle famiglie vittime della tragedia, ha dichiarato anche lui che la situazione attuale non cambierà la strategia degli USA nel territorio. “E’ ancora importante assicurare che la nostra transizione dall’Afghanistan non sia troppo frettolosa, altrimenti potrebbe provocare ulteriore disordine e disagi non solo per la popolazione locale ma per l’intera regione, soprattutto per la nostra sicurezza” ha dichiarato Obama in un’intervista alla emittente ABC, aggiungendo anche che è fondamentale che le forze militari Usa lascino il paese solo al momento giusto. “Ho creato un percorso che farà si che la guerra finisca entro il 2014, le nostre truppe si ritireranno ma in modo responsabile” ha dichiarato il presidente.

Le dichiarazioni di Obama sono arrivate subito dopo una delle prime manifestazioni della popolazione afghana, scesa in strada per protestare con rabbia, la morte dei loro connazionali. I circa 400 dimostranti nella città di Jalalabad hanno urlato ’morte all’America’ e ’morte ad Obama’, rivendicando anche il nome soldato considerato responsabile della sparatoria. La popolazione afghana continua dunque ad affliggersi, continuando anche nelle proteste. L’ira e i gli atti dimostrativi sono per lo più dovuti motivati anche dal fatto che il sergente Bales si trova ormai a miglia dall’Afghanistan.

Anche le Nazioni Unite, dopo lo shock dell’uccisione dei civili a Kandhaar hanno ordinato nuove indagini per stabilire l’esatto andamento dei fatti che sarebbero dietro al tragico ’incidente’. “Esprimiamo le nostre più sincere condoglianze alle famiglie di chi ha perso la vita e auguriamo ai feriti una rapida guarigione” l’assistente alla Missione in Afghanistan (UNAMA) ha dichiarato ufficialmente lo scorso martedì. 

UMAMA tra l’altro è proprio l’organizzazione che si sta impegnando per far si che sì che le investigazioni portino subito ad una comprensione dei fatti di quella domenica. Intanto anche in Afghanistan sono partite le indagini ed alcuni membri del parlamento avrebbero dichiarato che sarebbero stati più di venti i soldati USA coinvolti nella sparatoria avvenuta nel Sud del paese. Un esperto legale ha dichiarato però alla Associated Press, la notizia che ci siano più persone che abbiano partecipato al massacro non è ufficiale e che bisogna aspettare la fine delle investigazioni appena iniziate. 

Così mentre si cerca di far luce sui fatti, alcuni gli ufficiali USA affermano che non sussisterebbe alcun caso e che quindi, è tutto falso. Gli abitanti del villaggio dove è avvenuta la sparatoria hanno anche dichiarato che durante il massacro ci sarebbero stati degli stupri ad opera di alcuni militari. Questo andrebbe ovviamente ad aggravare ulteriormente la posizione dei coinvolti.

Intanto per ora l’unico identificato rimane Bales. Il soldato aveva già preso parte a tre missioni in Iraq, e questo in Afghanistan cositituiva il suo primo incarico in quel territorio.

*articolo precedentemente pubblicato su www.lindro.it

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Francesca Tarantino

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